Il Papa, la teoria del gender e la scuola pubblica
Genderismo? Nessun "aiutino"(di Stato)
Non sappiamo se la teoria del gender sia “espressione di frustrazione e di
una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”. Però
raccogliamo il consiglio del Papa “a non
disertare il tema”.
Intanto, riportiamo nella sua
completezza il passo che qui ci interessa, tratto dal discorso tenuto ieri durante l’Udienza
generale del mercoledì.
“La cultura moderna e contemporanea ha aperto
nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della
comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto
scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non
sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a
cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Eh,
rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è
il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di relazione,
l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi
di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con
amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile
progettare l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame
matrimoniale e familiare è una cosa seria, elo è
per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali a non
disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a
favore di una società più libera e più giusta”.
La teoria del gender - semplifichiamo - è frutto di un approccio culturalista. Per cui uomini e
donne sono tabula rasa e di conseguenza condizionabili su tutti i fronti (a
partire da quello dell’identità di genere) attraverso i processi di socializzazione e inculturazione
(per dirla in socio-antropologhese). È scontato che una posizione del genere
si scontri con l’approccio opposto della Chiesa Cattolica, che sempre per amor di semplicità (caro vecchio rasoio di Ockham), definiamo metaculturale, per cui uomini e donne
(e anche la coppia stessa) sono fatti a immagine di Dio, quindi nessuna tabula rasa,
ma precise differenze ( a partire dal genere) immodificabili.
Le due posizioni sono
inconciliabili, non c’è ponte. Dal punto di vista politico si tratta allora di garantire che sia i
culturalisti che i meta-culturalisti possano liberamente professare le proprie
idee. Come però? Di sicuro, non imponendo
nessuna delle due “teorie”,
magari attraverso le istituzioni scolastiche. Quindi niente “ora di religione”
genderista, né di religione cattolica, ma neppure corsi di storia degli approcci religiosi o genderisti… Insomma, non è una battuta, niente laicismi
genderisti o religiosi. Mani nette. Le idee, soprattutto se nuove, devono maturare
spontaneamente e accettare la sfida del senso comune, senza “aiutini” istituzionali. E mai
pertanto essere imposte dall’alto. L’idea dello Stato, virtuoso, pedagogista e
confessionale verso qualsiasi religione, laica o meno, oltre che falsa è totalitaria. Quindi la scuola, in particolare quella pubblica, deve
tenersi fuori dalla mischia. E non abusare - principio che deve valere per ogni altra istituzione - della sua posizione, in Italia purtroppo dominante.
Concludendo, se è vero
come sostengono alcuni, che in classe non servono “crocifissi-crocifissi”,
allora è altrettanto vero che non occorrono neppure crocifissi-genderisti.
Carlo Gambescia
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