La strage al tribunale di Milano e i funerali di Stato
I giudici sono più uguali degli altri cittadini
Non
desideriamo affrontare le cause della strage al Tribunale di Milano.
Una strage è una strage, uccidere
persone inermi si tratti di giudici o di barboni, è fatto
di gravità assoluta.
Quel
che però stupisce è l’idea lampo dei funerali di Stato, con addirittura la
presenza di Mattarella. In fondo non si
tratta di vittime del terrorismo, né di
militari caduti in combattimento, né di
altissime personalità pubbliche. Certo, il magistrato ucciso, è indubbiamente "caduto nell'adempimento del dovere". Però, non si tratta di opera della "criminalità organizzata" (*). Scorgiamo, insomma, una forzatura. Si intuisce chiaramente che lo stesso Stato, che non ha saputo difendere i suoi cittadini, chiede scusa, ricorrendo a un gesto riparatore, dall'alto valore simbolico.
Ma
c’è dell’altro. Dicevamo dei barboni.
Ora, alle esequie di coloro che vivono
in mezzo alla strada, spesso trucidati dai teppisti, non abbiamo mai visto una sola autorità
pubblica, figurarsi il Presidente della Repubblica (la "vetrina" mediatica di Lampedusa non conta...). Certo, il barbone non indossa alcuna toga o divisa... Qui
invece c’è di mezzo un giudice. Giusto. Tuttavia, non è un segreto per nessuno, l’assoluta sudditanza della politica verso la
magistratura. Poi si tratta del Tribunale di Milano, la cui
Procura è la punta di lancia del trotskismo giudiziario italiano. Quindi non si sa mai… Ciò
però significa che ci sono cittadini più uguali degli altri. Ne prendiamo atto.
Carlo Gambescia
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