martedì 14 aprile 2015

Il  nuovo film di Moretti, dedicato alla madre
E chi se ne frega


A giorni  uscirà  il nuovo film di  Nanni Moretti.  Non  ce ne può fregare di meno.  Stitiche di azione e sentimenti, le pellicole del regista romano sono il classico prodotto del comunista frustrato uso attaccarsi ai treni che non arrivano in  orario.  Oddio, c’è anche di peggio: Woody Allen si attacca alle minorenni.
Del resto, come sanno i celebranti, l’uomo è avaro.  E forse questo è il trait d’union con il suo grande nemico: Alberto Sordi, che  almeno faceva ridere.  Anche se -  va detto -  Moretti e Sordi  sono italicamente complementari:  da un lato, l’Italia del maestrino dolente, dall’altra, quella dell’ opportunista insolvente (sì, venezianeggiamo, nessuno è perfetto, però senza attico, organico  o meno, a Campo de' Fiori).  
Perciò  non andremo a vedere il  “nuovo capolavoro”:  un film, come si legge,  che va a completare “la morettiana trilogia del lutto” (da pronunciare alla Fantozzi), dopo la “Stanza del figlio” e “Caos calmo”. Insomma,  roba da prendersi a martellate  gli attributi sulla famosa incudine… 
A buttarla sul colto: un cinema spinoziano, arido, senza speranza, con attori manichini, che procede per  assiomi ego-centrati su una mente gnostica.  L'unica cosa  consolante  è che Moretti ne ha girati solo dodici.       
La pellicola,  come  preannunciano i media “compagni” (politicamente e amicalmente), potrebbe essere premiata a Cannes da altre giurie “compagne” (come sopra). Il top dell'autoreferenzialità, tipo "gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte della dinastia della dinastia dei Ming". Tradotto dal francobattiatese: se la cantano e se la suonano da soli.  Insomma, per dirla  alla buona, piangono il morto per fregare il vivo. Quindi che si può fare? Come difendersi?  Disertare il botteghino, of course.  Colpire Moretti nella tasca. Tirchio com'è...       
  
Carlo Gambescia
  

      

Nessun commento:

Posta un commento