Due forme di cattolicesimo politico (opposte), Massimo Introvigne e Andrea
Riccardi
Nemici per la pelle
Oggi sul sito della Comunità di
Sant’Egidio (sinistra cattolica) non c’è
una riga sulla strage di cristiani in Kenya (almeno finora). Mentre sulla “Bussola quotidiano” (destra cattolica) si
procede a colpi di mappe genocidiarie, se per Massimo Introvigne, suo editorialista
di punta:
Oggi gli
immigrati e gli «invasori» - invasori tramite l'economia, o aspiranti
invasori in armi come il Califfo - sono portatori di un pensiero fortissimo,
sia quello islamico o quello cinese: non pensano di dovere assimilare la nostra
cultura ma vogliono convincerci della superiorità della loro. La crisi che
potrebbe seguirne potrebbe essere ancora più letale di quanto fu per l'Europa
la caduta di Roma. Per questo, discutere sulle ragioni della caduta dell'Impero
romano d'Occidente non è un puro esercizio intellettuale.
Per Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il
problema sarebbe invece un altro:
Dopo i cristiani – ha affermato Andrea Riccardi -
sarebbero discriminati gli stessi musulmani e le altre componenti di un
panorama irripetibile che costituisce un bene per tutta l’umanità. Morirebbe
del tutto l’antica Mesopotamia; sarebbe un etnocidio, cioè un genocidio
culturale, oltre che un massacro.
Indubbiamente abbiamo
semplificato. Ma le posizioni restano tali e assai diverse, in pratica agli
antipodi. Per Massimo Introvigne, Riccardi e quelli che la pensano come lui, sono venuti a patti con la Rivoluzione Francese , in
sostanza dei traditori e negatori della
verità naturale che discende direttamente da
Dio: tradizionalismo 1 modernismo 0. Mentre per Andrea Riccardi,
che con la Rivoluzione Francese va felicemente a braccetto, Introvigne è
un reazionario, negatore di quei principi di democrazia e libertà di natura evangelica, ottimamente recepiti dalle moderne rivoluzioni politiche: modernismo 1 - tradizionalismo 0.
Naturalmente, dove
Introvigne scorge il nemico da abbattere senza tanti complimenti, Riccardi
vede un amico che sbaglia, da
ricondurre sulla retta via, prendendolo sottobraccio.
Nemici per
la pelle, insomma.
Probabilmente, il realismo
politico di Introvigne sarebbe più
apprezzabile, se non vedesse spuntare nemici ovunque (che c’entrano la Cina e gli immigrati di fede islamica integratisi perfettamente?), scadendo così dottrinarismo (questo il
principio, queste le conseguenze). Meno apprezzabile l’irenismo politico di
Riccardi, se non che, proprio perché basato sulla forza del dialogo ecumenico (che però è anche una debolezza, perché talvolta in nemico ne
approfitta cinicamente), indica che alle
armi va comunque affiancata la trattativa, come del resto prova l'eccellente opera politico-diplomatica della Comunità. Tuttavia, non è detto, come giustamente sostiene Introvigne, che mettersi tutti intorno allo stesso tavolo, soprattutto se aggrediti, sia sempre possibile. E soprattutto la soluzione migliore, con chi eventualmente aspiri a decapitarti.
Il problema è che
queste due forme di cattolicesimo
politico (in qualche misura idealtipiche, dove politico sta per "forma politica" cui si aspira, ma questa è un’altra storia...), essendo
agli antipodi, evitano di
confrontarsi. E invece
dovrebbero… Ma come? Servirebbe uno
sforzo. Perché i due "approcci", per così dire, racchiudono bagliori di verità. Per farla breve: la forza non può
escludere il dialogo e viceversa. Lapalissiano. Eppure…
Ne siamo più che certi, in privato (anche se pubblicamente si ignorano, l'un l'altro, ex cathedra), per Riccardi, Introvigne è un “clerico-moderato” (se non “clerico-fascista”), mentre per Introvigne, Riccardi è un “catto-comunista” (o addirittura un “comunista”). E anche qui - parliamo delle opposte definizioni - si scorgono lampi di
verità… Purtroppo.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento