sabato 4 aprile 2015

Due forme di cattolicesimo politico (opposte), Massimo Introvigne e Andrea Riccardi
Nemici per la pelle


Oggi sul sito della Comunità di Sant’Egidio (sinistra cattolica)  non c’è una riga sulla strage di cristiani in Kenya (almeno finora).  Mentre sulla  “Bussola quotidiano” (destra cattolica) si procede a colpi di mappe  genocidiarie,  se per Massimo Introvigne, suo editorialista di punta:   

Oggi gli immigrati e gli «invasori» - invasori tramite l'economia, o aspiranti invasori in armi come il Califfo - sono portatori di un pensiero fortissimo, sia quello islamico o quello cinese: non pensano di dovere assimilare la nostra cultura ma vogliono convincerci della superiorità della loro. La crisi che potrebbe seguirne potrebbe essere ancora più letale di quanto fu per l'Europa la caduta di Roma. Per questo, discutere sulle ragioni della caduta dell'Impero romano d'Occidente non è un puro esercizio intellettuale. 


Per Andrea Riccardi,   fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il problema sarebbe invece un altro:

Dopo i  cristiani – ha affermato Andrea Riccardi - sarebbero discriminati gli stessi musulmani e le altre componenti di un panorama irripetibile che costituisce un bene per tutta l’umanità. Morirebbe del tutto l’antica Mesopotamia; sarebbe un etnocidio, cioè un genocidio culturale, oltre che un massacro.


Indubbiamente abbiamo semplificato. Ma le posizioni restano tali e assai diverse, in pratica agli antipodi.  Per Massimo Introvigne,  Riccardi e quelli che la pensano come lui, sono venuti a patti  con la  Rivoluzione Francese, in sostanza dei traditori e negatori della  verità naturale  che discende direttamente da Dio: tradizionalismo 1 modernismo 0.  Mentre per Andrea  Riccardi, che con  la Rivoluzione Francese va felicemente a braccetto,  Introvigne è un reazionario,  negatore di quei principi di democrazia e libertà  di natura  evangelica,  ottimamente  recepiti dalle moderne rivoluzioni politiche: modernismo 1 - tradizionalismo 0.
Naturalmente,  dove Introvigne scorge il nemico da abbattere senza tanti complimenti, Riccardi vede un amico che  sbaglia,  da ricondurre sulla retta via, prendendolo sottobraccio.   
Nemici per la pelle, insomma.
Probabilmente, il realismo politico di  Introvigne  sarebbe più  apprezzabile, se non vedesse spuntare nemici ovunque (che c’entrano la Cina  e gli immigrati di fede islamica integratisi perfettamente?), scadendo così dottrinarismo (questo il principio, queste le conseguenze). Meno apprezzabile l’irenismo politico di Riccardi, se non che, proprio perché basato sulla forza del dialogo ecumenico (che però è anche una debolezza, perché talvolta in nemico ne approfitta cinicamente),  indica che alle armi va comunque affiancata la trattativa, come  del resto  prova l'eccellente opera politico-diplomatica della Comunità. Tuttavia, non è detto, come giustamente  sostiene Introvigne,  che mettersi tutti intorno allo stesso tavolo, soprattutto se aggrediti,  sia  sempre possibile. E soprattutto la soluzione migliore,  con chi eventualmente aspiri a decapitarti.
Il problema è  che  queste due forme di  cattolicesimo politico (in qualche misura idealtipiche,  dove politico sta per "forma politica" cui si aspira,  ma questa è un’altra storia...), essendo agli antipodi,  evitano  di  confrontarsi.  E invece dovrebbero… Ma come?  Servirebbe uno sforzo.   Perché i due "approcci", per così dire,  racchiudono bagliori di verità.  Per  farla breve: la forza non può escludere il dialogo e viceversa. Lapalissiano. Eppure…  
Ne siamo più che certi,  in privato (anche se pubblicamente si ignorano,  l'un l'altro,  ex cathedra), per Riccardi, Introvigne è un “clerico-moderato” (se non “clerico-fascista”),  mentre per Introvigne,  Riccardi è un “catto-comunista” (o addirittura  un “comunista”).  E anche qui -  parliamo delle opposte definizioni -  si scorgono  lampi  di verità…  Purtroppo.       


Carlo Gambescia                 

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