Tutti pazzi per i populisti?
Gratta la nazione, trovi lo stato sprecone
Si
dice spesso che la sociologia
semplifichi troppo le cose e che quindi sia lontana dal fotografare la realtà.
Non siamo d’accordo. Ecco un esempio.
In
questi giorni si discute della Brexit. I fronti sono divisi. C'è chi parla della necessità di trovare nuova coesione e rilanciare l’idea europea, anche senza
Londra, oppure chi sostiene, come i populisti, di “sfasciare tutto” e ritornare alla cara vecchia nazione, all'insegna dell' ognuno per sé dio per tutti.
Ma
perché non piace, oppure piace troppo, l’idea dell’unificazione europea? Diciamo che al fondo della questione - ecco la chiave sociologica - c’è il rilancio o meno dell’idea di patto
redistributivo. Di che cosa parliamo? Di un’idea che è alla base del welfare state e
che ha contraddistinto l’evoluzione della società europea dalla fine della Seconda guerra mondiale agli anni Settanta del Novecento.
Il
patto redistributivo implicava (e implica) il trasferimento di ingenti risorse dal pubblico al privato, attraverso la leva fiscale (quindi tasse elevate) e gli investimenti
pubblici (a pioggia), allo scopo di ridurre le
diseguaglianze sociali e di favorire lo sviluppo economico. Il patto era (ed è)
tra le forze politiche di sinistra ( socialisti, partiti cristiano-sociali, liberalsocialisti), gli imprenditori (dei vari settori), i sindacati. Da una parte si
rinunciava alla rivoluzione, dall’altra si concedeva un sistema assistenziale e
previdenziale, in genere a ripartizione, dalla culla alla tomba e per tutti. Il che, alla lunga, ha condotto alla crisi fiscale dello stato nazionale.
Per
contro l’Unione Europea, e soprattutto monetaria, incarna, pur con tentennamenti ( è pur sempre nelle mani dei catto-socialisti) l’idea opposta: quella
contributiva, profondamente liberale, ossia che
non è lo stato a guidare lo sviluppo, ma il singolo, che a proprio
rischio e pericolo, affronta il mare tempestoso dei mercati, contribuendo, per così dire, alla baracca, mettendo a disposizione le proprie capacità individuali. Il che
spiega le rigorose politiche Ue di controllo dei bilanci pubblici che vanno
a colpire proprio quella che era l’idea guida del patto redistributivo: spesa pubblica
a gogò. Di qui, meno spazio per i
politici nazionali, che non possono più usare la spesa pubblica come strumento
di consenso politico e perciò distruggere il senso di responsabilità contributiva dei
singoli ai processi di mercato: perché impegnarsi, pensavano e (pensano) i cittadini, se c'è chi provvede per me dalla culla alla tomba? Si potrebbe chiamare, immaginosamente ma con un brutto neologismo: welfa(re)talismo collettivo. Ricapitolando, e per dirla con una battuta di dubbio
gusto: gratta la nazione, trovi lo stato sprecone…
Insomma,
dietro la rivolta populista c’è il
vecchio partito della spesa pubblica a gogò (socialisti, comunisti, fascisti,
cattolici e liberali di sinistra) che
spera, facendo un passo indietro, di agguantare il potere, per dirla brutalmente, comprando voti in cambio di pensioni facili, magari già a
diciotto anni… Che ci vuole? Basta cambiare il nome e chiamarle Reddito di Cittadinanza.
Il che, come tutti sanno, è impossibile, se non distruggendo il nostro sistema economico.
Concludendo,
la sociologia insegna, che sotto gli alti ideali del sovranismo populista,
si nasconde il partito della spesa pubblica. E sotto quelli, secondo alcuni
ancora più elevati dell’Europa unita? Il
partito del rigore economico. Il che, va riconosciuto, sul piano politico è
poco attraente. Soprattutto se non si spiega ai cittadini europei che ogni centesimo di spesa pubblica in meno è un centesimo di libertà in più. Ma a Bruxelles hanno paura di dichiararsi liberali. Sicché la gente comune non comprende la ragione
dei tagli e vota per i populisti… Anche se, per alcuni osservatori, la gente
non capirebbe comunque, perché uomini
e donne, in larga parte, alla libertà preferiscono la sicurezza. O
meglio “una promessa” di sicurezza...
Carlo Gambescia
Ottimo post, che spiega perfettamente il cambio di rotta che sarebbe necessario per risollevare le sorti del nostro Paese. Pannella aveva proprio ragione. Grazie Carlo dell'ennesima perla...
RispondiEliminaGrazie a Lei, illustre sconosciuto. :-)
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