Luca Bergamo, ideatore di “Enzimi”, futuro assessore pentastellato alla “Crescita culturale”
Cosi parlò Virginia Raggi
Tra
i nomi dei futuri assessori pentastellati, colpisce quello di Luca Bergamo,
che si occuperà, come ha dichiarato
Virginia Raggi, di “Crescita culturale” (1).
Qui il curriculum (2).
Bergamo,
di cui non disconosciamo le notevoli
capacità organizzative, pratica però un
approccio socratico-olista. Tradotto: il
futuro assessore pone al centro della sua visione politica l’identità tra conoscenza e virtù ( più libri
leggi, più musei visiti eccetera, più diventi buono) e cittadinanza (più libri leggi,
più musei visiti eccetera, più ti trasformi in buon cittadino). Roba da manuale del cittadino perfetto. Che rinvia a quello dell’uomo perfetto, che a
sua volta rimanda al pensiero utopico, facendo così scattare il sistema di allarme contro il virtuismo a sfondo totalitario, brevettato per l' Italia dall'ottimo Luciano Pellicani.
Si
dirà, perché questa severità? Un signore
che accetta di fare l’assessore non può non avere una visione interventista della
cultura. E sia. Ma Bergamo, almeno così sembra, vi crede troppo. Basta fare un
giro su YouTube (3) oppure visitare i siti di “Culture Action Europe” (4),
associazione che egli presiede, nonché di “Enzimi” (5), sua creatura, per sentirsi ripetere in modo
martellante che la cultura, a cominciare da quella giovanile, è fattore di trasformazione della cittadinanza
da “passiva in attiva”, e che
è necessario implementare “buone
pratiche” che aiutino il processo. Non si pronuncia però mai la parola libertà,
nel suo senso individuale. Il tutto sembra prevalere sulla parte: la stessa libertà artistica viene vissuta in
chiave olistica, come strumento di cambiamento collettivo. La logica politica
di Bergamo ( e sarebbe interessante saperne di più sulle sue letture) è quella del sassolino che, precipitando a
valle, insieme agli altri pezzi di roccia, si trasforma via facendo in gigantesco e rovinoso smottamento collettivo capace di
cambiare il corso della storia.
Insomma, nella sua visione l’individuo conta solo se e quando accetta le “buone pratiche”, naturalmente collettive. E qui si aprono due (grosse) questioni: sui contenuti delle “buone pratiche” e sull' implementazione delle medesime.
Insomma, nella sua visione l’individuo conta solo se e quando accetta le “buone pratiche”, naturalmente collettive. E qui si aprono due (grosse) questioni: sui contenuti delle “buone pratiche” e sull' implementazione delle medesime.
Da quel che per ora siamo riusciti a capire, le “buone pratiche”, rinviano a un fritto misto
di ecologismo, arte e musica urbana, mode giovanili, millenarismo museale, transculturalismo neo-mediatico. Tradotto: fumo da Social Network. Mentre l’ implementazione rimanda all’idea, ben criticata da Fumaroli, di un État cultural, quale fonte però, come
per il fisco, di redistribuzione del
capitale culturale (Bourdieu?).
Tradotto: tasse da Welfare.
Il
punto, come dicevamo, è quanto Bergamo
creda in ciò che dice. Perché scoprirlo aiuterebbe a capire se abbiamo davanti un
buonista come Veltroni o un guru come Casaleggio…
Carlo Gambescia
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