Per battere il M5S serve un patto repubblicano
Emergenza!
Le
prime indagini sui flussi elettorali
provano che non fu vera
gloria quella del M5S. A Roma e Torino
la destra populista ha votato ai ballottaggi (quasi in massa) il
partito pentastellato. Perfetta (e diabolica) consonanza tra politici ed
elettori. Ciò significa che siamo messi molto male: prima, l'odio politico, poi si vedrà... Anche perché lo stesso è
accaduto, o poteva accadere, dove era al
ballottaggio la destra contro i pentastellati. Esiste infatti anche una sinistra populista, orfana di Berlusconi, che pur di far cadere Renzi (nuovo nemico assoluto) sarebbe disposta a tutto.
Sicché il M5S si è guadagnato il titolo onorifico di “macchina da ballottaggi”. Il che è vero. Ma con una precisazione. I pentastellati non attraggono gli elettori di destra (e di sinistra) per la bontà dei programmi - ecco il punto da chiarire, che sfugge a
molti politologi - bensì perché giocano sulla totale mancanza negli
avversari , oltre che di senso politico, basato sul dare
per ricevere, di spirito repubblicano: quel senso dell’union sacrée della
repubblica delle libertà contro il nemico populista e illiberale. Lo stesso spirito, per capirsi, che impedisce in Francia (dove ci sono doppio turno e ballottaggio), l'ingresso in Parlamento di una forza anti-sistemica come il FN.
Il M5S, insomma, sfrutta elettoralmente (beneficiandone) l'odio che i suoi avversari nutrono reciprocamente. A
grandi linee, e senza voler proporre paragoni storici impropri e imbarazzanti,
Mussolini in Italia vinse - come del resto Hitler - giocando proprio sulla divisione
degli avversari, ridotti al rango di nemici assoluti ed epigoni di una democrazia rappresentativa incapace di prendere qualsiasi decisione. Ovviamente, il M5S, non può essere paragonato, sul piano organizzativo
( a due movimenti politici militarizzati), però la mentalità politica e la
pratica populista sono le stesse. Come sono gli stessi i pericoli del plebiscitarismo da web-fiaccolata. Davanti alle sinistre cattedrali di luce del grillismo blogosferico, avrebbe dovuto accendersi, e da un pezzo, la spia rossa di pericolo. E invece no. Si è preferito - ci scusiamo per la caduta di stile - lanciarsi palle di merda in pieno viso e così far crescere e vincere il (comune) nemico populista. Come vogliamo chiamarla? Immaturità politica. Anche perché, in questo modo, gli elettori, raggiunti, per giocoforza, da un messaggio politico ancora più elementare, diremmo infantile, continueranno a pascersi nel vittimismo, nell'irresponsabilità, nel gioco al rialzo delle promesse impossibili da mantenere, in cui i partiti populisti possono avere la meglio. Certo, a parole. Però. Quindi, guai a inseguirli sul terreno demagogico, a loro propizio.
Pertanto
contrariamente, a quanto sostiene
Bersani e, come sembra, Renzi - i quali, se ci si perdona il frettoloso
parallelo storico, rischiano di finire
come Facta e von Papen - il
dialogo dovrebbe eventualmente
aprirsi con le forze liberali e democratiche
del centrodestra. Escludendo però personaggi decotti, etno-leghisti e post-aennini, ormai regrediti allo stato fetal-fascista.
In
realtà, il Partito della Nazione, teorizzato anche da Renzi (ma esistono varie versioni: ce n'è una di Ferrara e un'altra, addirittura, pentastellata), non ci
convince. E per una semplice ragione: perché riteniamo che
la destra (democratica) debba fare la destra e la sinistra (democratica), la sinistra, come impone ogni sana democrazia rappresentativa e liberale. Tuttavia il momento è grave: c'è un'emergenza. Grazie all’Italicum, il M5S potrebbe agguantare il potere. E ancora
peggio sarebbe, se non passasse la riforma costituzionale, perché l’Italia
andrebbe al voto con due sistemi elettorali diversi: uno per il Senato (il
Porcellum) uno per la Camera
(l’Italicum). Sarebbe il caos.
Pertanto di necessità si deve fare virtù: va creato un fronte politico repubblicano. O meglio, occorre un patto repubblicano: prima sul
referendum, per evitare il caos di
cui sopra, poi sul piano elettorale, a tutti i livelli, puntando su patti di
desistenza per contrastare il pericoloso
populismo pentastellato.
Ne
saranno capaci i partiti repubblicani?
Carlo Gambescia
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