giovedì 16 giugno 2016

Comunali 2016. I ballottaggi per i sindaci
Come liberarsi del M5S?
Sperare  che vinca. O no? 


Probabilmente il modo migliore per capire l’inconsistenza politica del M5S  potrebbe essere quello della prova di governo, quantomeno sul piano locale  Perciò, perché non augurarsi che domenica vinca in due  importanti  città italiane come Roma e Torino?  
Del resto così funziona la democrazia.  Vince chi prende più voti.   Qui, però,  se ci passa l’espressione,  cade l’asino. Perché, in paesi come l’Italia, dove la modernizzazione di tipo liberale e riformista non è mai stata  di casa, quindi dove  destra e sinistra non hanno mai accettato la società aperta, il M5S rischia di vincere catalizzando i voti delle frange più reazionarie dei partiti e dell’elettorato  di destra e  sinistra.  E perciò di fare male alla democrazia...   Come del resto provano i dati  sui flussi elettorali e l’endorsement per i candidati pentastellati di alcuni dinosauri della politica come Alemanno e D’Alema.  Atteggiamento che fa il paio con l’odio puro verso Renzi, i cui spiriti animali modernizzatori fanno più paura ai retrogradi di quelli ostentati -  più che posseduti -  da Berlusconi e Craxi.  Ovviamente - inciso per i lettori  liberali - Renzi resta un riformista di sinistra. Purtroppo nessuno è perfetto. 
Dicevamo tendenze  reazionarie,  per quale ragione? Perché  si  guarda con nostalgia al welfare catto-social-comunista partitocratico e sindacatocratico, all’economia mista o partecipata, fonte di ogni corruzione, sistema costruito negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento (perché a Craxi, nonostante il fumo riformista molto Drive In,  faceva gola  il teleromanzo delle partecipazioni statali). 
Pertanto l’elettore pentastellato crede ancora nella befana welfarista.  Il risveglio perciò potrebbe essere brusco, molto brusco. Perché  scelte programmatiche come il Reddito comunale di cittadinanza a gogò, l’Acqua pubblica come se piovesse, la difesa a oltranza delle municipalizzate,  hanno  un costo enorme che  si tradurrà  in tasse e  balzelli, altrettanto elevati che i cittadini di Roma e Torino  saranno costretti  a subire.  Senza ottenere nulla in cambio. Perché il  pubblico non è la soluzione ma il problema.      
Quanto alla questione morale, sbandierata dai pentastellati, le sue radici sono proprio in quei  controlli burocratici soprattutto in ambito economico, che invece favoriscono corruzione e concussione, controlli che il M5S celebra e vuole intensificare a tutti i livelli, rischiando così di strangolare le economie di Roma e Torino.  Anche qui, insomma, il pubblico non è la soluzione ma il problema.  Il segreto di ogni buon governo è  governare il meno possibile.
Certo, per tornare alla domanda iniziale,  non  è  bello  dal punto di vista del patriottismo, per ora di città, augurarsi la vittoria dei pentastellati, pur  di  vederli, inevitabilmente, cadere nella polvere: caduta, magari disastrosa per tutti,  che però  toglierebbe al M5S la  possibilità di  nuocere.
In effetti, a  metterla in questo modo, ci si sente gufi  come gli antifascisti che salutarono, quasi con gioia, l’entrata in guerra dell’Italia fascista, sicuri che il conflitto avrebbe travolto Mussolini.  Però, ebbero ragione, perché poi tornò la democrazia.  Tuttavia,  a che prezzo?  Altissimo.  Pertanto, in contraddizione con l’analisi fin qui esposta, noi, domenica, proprio non ce la sentiamo di votare Raggi.   Voteremo Giachetti.  Non si sa mai…  

Carlo Gambescia           
                             

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