Elezioni amministrative 2016
Un futuro pentastellato?
Elezioni
amministrative, qual è il senso complessivo del voto? Che Renzi non convince, che la destra e divisa (e anche dove riunita, non
recupera del tutto), che i pentastellati
vincono ( o minacciano di) e che, causa Italicum,
alle prossime politiche il M5S potrebbe agguantare il governo del paese.
Per
ora, si tratta di una tendenza. Il che quindi implica una possibilità di inversione. Occorre però che accadano alcune cose. Vediamo
quali.
Una
vittoria di Renzi al referendum
di ottobre; una cattiva prova delle amministrazioni comunali grilline; una netta marcia indietro della sinistra Pd
(molto di più della moratoria chiesta da Renzi); un riallineamento, in nome
dell’unità antigrillina, di Vendola & Co; uno spostamento verso il centrosinistra
delle residue e malandate truppe comandate stancamente da Berlusconi (parliamo di Forza Italia).
Diciamo
però che la tempistica, non gioca a
favore dei fattori elencati. Perché se Renzi perdesse il referendum, che si
terrà fra pochi mesi, sarebbe costretto
a dimettersi. Di riflesso, il passo
verso elezioni politiche sarebbe molto breve. Di qui, la difficoltà dei ripensamenti a breve di bersaniani, vendoliani, berlusconiani, oltre al rischio dei veti reciproci di natura elettorale. Un disastro per l'ex sindaco fiorentino.
Per
contro, semplificando, quanto più Renzi riuscisse a restare in carica,
tanto più l’opposizione grillina sarebbe esposta alla critica (non
irreale) di non essere capace di governare sul piano locale. Roma
potrebbe rappresentare un interessante test. Come viene notato, chi mostra di non saper governare la Capitale, non può candidarsi a governare l’Italia. E se avviene, lo fa a proprio rischio e pericolo. Per contro, la dirigenza cinquestelle, composta - sono i grillini stessi a gridarlo continuamente - di “veri credenti” (nella democrazia), difficilmente potrà abiurare al suo giacobinismo. Del resto, si tratta di un meccanismo sociologico fondato sul gioco al rialzo: chi ragiona (si fa per dire) secondo le categorie del puro contro l'impuro, finisce sempre per trascinare e motivare, soprattutto dopo anni di antipolitica a sfondo giudiziario, fanatici, invidiosi, scontenti e ingenui: l'agguerrito esercito di riserva del totalitarismo politico. E così via, secondo un meccanismo a spirale dagli sbocchi polizieschi se non del tutto illiberali.
Quindi
Renzi in difesa, pentastellati all’attacco. E la destra? L’unico suo punto
forte - purtroppo - è rappresentato dal razzismo, con venature
nazionaliste anti-Ue. Un argomento caldo, anzi bollente, che può però portare voti, come ritengono Salvini
e Meloni (anche in questo caso ci si avvale della pericolosa logica puro-impuro). Di qui, la possibilità di un tripartitismo, gridato,
giudiziario e dissolutivo: Pd, M5S, Lega-FdI. E Berlusconi? Forza Italia,
la sua ex “meravigliosa” creatura, è
destinata a dissolversi (al centro, a destra, a sinistra), anche per ragioni
anagrafiche. Nessuno è eterno, pure se ci si chiama Berlusconi.
Qui
lo dico, qui lo nego, premettendo che si
tratta di una nota personale (un’ opinione, quindi discutibile), ma, forse, i moderati e liberali, come chi scrive, saranno costretti a morire renziani. Non è
una bella morte, tuttavia sempre meglio che
morire grillini o fascio-leghisti.
Carlo Gambescia
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