Gran Bretagna fuori dall’Ue
Brexit ha
vinto
Il
lampionaio ce l’ha fatta… Per capire cosa vogliamo dire è necessario leggerci fino
in fondo. Prima però alcune osservazioni.
La
prima è che ciò che sorprende non è tanto il risultato (che
davamo per scontato, poi spiegheremo perché), quanto il testa a testa e la
quantità di consensi ricevuti dal Remain
nella patria degli Hooligan e
dell’insularità come valore politico: un
miracolo. Ciò significa che il consenso
(esistono i sondaggi, o no?) era un dato sul quale di poteva lavorare politicamente, per farlo crescere e poi indire il
referendum. E invece Camerun si è
infilato da solo, e prematuramente, nel tunnel della democrazia diretta. Soltanto per questa stupidaggine si dovrebbe dimettere.
La
seconda, è che il risultato era
scontato, per almeno due ragioni: la prima, storica, la tradizione di insularità (per tagliar
corto, dello splendido isolamento imperiale: “Possiamo fare da noi”),
idea che continua a tagliare trasversalmente lo schieramento politico inglese (
e gli elettori). Quindi, ripetiamo, se mezzo miracolo c’è, è nella quantità di voti che ha ricevuto il Remain; la seconda ragione, è che i processi di unificazione politica, di
qualunque tipo siano (politico, economico, militare) vivono di contraccolpi: non sono pranzi di
gala... Pertanto sulla sua strada l’Europa unita (per giunta nella
democrazia e nella pace, interne) troverà altri ostacoli del genere. È
inevitabile.
Quanto alle conseguenze, fermo restando che tecnicamente
il passo indietro del Regno Unito, che tra l’altro godeva di statuto
speciale Ue, non è immediato (insomma
non è per oggi, né per domani mattina), ne scorgiamo due: 1) l’apertura di una fase di (ulteriore) instabilità economica, che può contagiare anche il resto d’Europa;
2) l’ estensione altrove, in termini di
pratica del caos politico, dell’ esempio
referendario (l' "effetto domino" di cui parlano con sussiego i media). La democrazia diretta è come la nitroglicerina, andrebbe
maneggiata con cura. E quel che manca
all’Europa sono i bravi artificieri. Capaci di disinnescare la bomba
referendaria. Veri politici. Non commessi viaggiatori dei diritti dell'uomo, ragionieri, esattori, assistenti sociali.
Ai
malati di romanticismo politico che oggi festeggiano in nome della retorica dei popoli contro
le élites, cosa possiamo dire? Che
potrebbe essere una vittoria di Pirro. Perché il nemico esterno (sia politico,
sia economico eccetera), in un mondo diviso in grandi aree geopolitiche, non si può non affrontare uniti. Ciò però significa che anche la retorica europeista, evocata da una classe politica, quasi tutta di molliccia tradizione
socialista e pseudocristiana, lascia il tempo che trova. Dobbiamo restare
uniti perché così impongono i più sani
principi del realismo
politico.
Esiste però una differenza di fondo. Rispetto agli europeisti (di ogni tendenza, anche la più insopportabile), nazionalisti, sovranisti, euroscettici, come
il lampionaio del Piccolo Principe, continuano ad accendere il lampione, del
“sacro suolo” appena tramonta il sole, non accorgendosi che il sole delle nazioni tramonta sempre più in fretta. E, tuttavia, come il lampionaio, rispondono che si tratta della “consegna”.
Che tristezza. Non solo per l’Europa unita, se ci si perdona l'enfasi, donna ancora giovane e bellissima, il cui canto di libertà e
indipendenza, nonostante le avversità, raggiunge il nostro
cuore colmandolo di gioia, bensì per gli sciocchi
lampionai che non si accorgono che il mondo ha mutato
velocità. E che la “consegna”è superata.
Carlo
Gambescia
como buen europeo, estoy de acuerdo contigo en lo sustancial. Las consecuencias a corto plazo están claras: una cierta inestabilidad económica a la que pondrá fin en un par de años la negociación del estatuto del Reino Unido ante la Unión Europea. A largo plazo no creo que se pueda anticipar nada, salvo que poco a poco se van demoliendo los pilares del orden internacional de la segunda postguerra. El Brexit puede tener en este sentido una importancia comparable con la reunificación alemana.
RispondiEliminaEn todo caso, a mi me ha alegrado contemplar la cara descompuesta y el discurso vacilante del eurócrata Schulz. Tal vez ahora empiece a entender que la gente está cansada de la dictadura de Bruselas (¿me habré vuelto un "romántico político"?). También me alegra el guiño del Brexit a España: Gibraltar, que ha votado en un 95'9 % por el Bremain, volverá a convertirse en el lugar inhóspito en que lo convirtió la diplomacia española cuando, bajo la Dictadura, cerró la verja. Esto, desde luego, es una buenísima noticia si los obsecuentes gobiernos españoles no la estropean en el futuro.
No, Jerónimo, no eres un "romántico político"... Probablemente tu visión es más clara de mi visión. Voy a explicar por qué: no soy un "buen europeo", pero un viejo "europeista". Y hoy estoy triste. Abrazo!
RispondiEliminaExacto. Tú lo has dicho: el problema de Europa no son ni los buenos europeos ni los europeístas, sino los eurócratas.
Elimina"Los eurócratas": estoy totalmente de acuerdo: "sociológicamente" de acuerdo. Abrazo!
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