Iacoboni contro Casaleggio, polemiche sul letto di morte
Tra veleni e "testamenti politici",
che tristezza...
che tristezza...
Provate
a leggere quello che ora viene chiamato
il “testamento politico” di Casaleggio:
poche righe (tra Tex e il moderno urban
pop Usa) [1], in risposta all’ articolo (velenoso e gossipparo) di Iacoboni sulla Stampa [2]. Dopo aver scorso anche quest'ultimo, ovviamente.
Per quale motivo? Diremmo, per farsi del male. Per comprendere come il livello del confronto tra politici e giornalisti sia
arrivato in basso, ma veramente in basso.
Qui non si tratta di rimpiangere i Parlamenti dell'Ottocento e i retori alla Scarfoglio. Le polemiche, neppure allora, si tenevano in punta di
forchetta. Ma chiedersi dove siano
finite la cultura liberale, il buon senso e il sacro rispetto per le persone. Forse, anche noi, pecchiamo di retorica. E sia. Ma non possiamo ignorare ogni nuovo nuovo segno di declino.
A un articolaccio pieno di pettegolezzi su Davide, figlio di
Casaleggio (Iacoboni), tra l’altro scritto infierendo
su un uomo in punto morte, si risponde
(Casaleggio?) rilanciando sul misticismo movimentista ("qui non ci sono capi"), appello che, inevitabilmente, non può non tirarsi dietro commenti favorevoli ma tremendi, di taglio collettivista ("pagherete tutto", "verremo a prendervi a
casa").
Alla sottile violenza morale della fangosa insinuazione
giornalistica da basso impero, che tradisce la civiltà liberale (di cui "La Stampa", un tempo era valoroso emblema), si replica con l’atto di fede nell’utopia e con una promessa di violenza per realizzarla, in perfetto stile giacobino, l'esatto contrario, anche qui, della grande tradizione liberale.
Siamo veramente messi male. Che tristezza.
Siamo veramente messi male. Che tristezza.
Carlo Gambescia
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