mercoledì 13 aprile 2016

 Iacoboni contro  Casaleggio,  polemiche sul letto di morte
Tra veleni e "testamenti politici", 
che tristezza... 



Provate a leggere quello che ora viene chiamato  il “testamento politico” di Casaleggio:  poche righe  (tra Tex e  il  moderno urban pop Usa) [1], in risposta all’ articolo (velenoso e gossipparo)  di Iacoboni sulla Stampa [2]. Dopo aver scorso  anche quest'ultimo, ovviamente.
Per quale motivo? Diremmo, per farsi del male. Per comprendere come il livello del confronto tra politici e giornalisti sia arrivato in basso, ma veramente in basso. Qui non si tratta di rimpiangere i Parlamenti dell'Ottocento e i retori alla Scarfoglio. Le polemiche, neppure allora, si tenevano in punta di forchetta.  Ma chiedersi dove siano finite la cultura liberale, il buon senso e il sacro rispetto per le persone.  Forse, anche noi, pecchiamo di retorica. E sia.  Ma non possiamo ignorare ogni nuovo  nuovo segno di declino. 
A un articolaccio pieno di pettegolezzi su Davide,  figlio di Casaleggio (Iacoboni),  tra l’altro scritto infierendo su un uomo in punto morte,  si risponde (Casaleggio?) rilanciando sul misticismo movimentista ("qui non ci sono capi"), appello che, inevitabilmente, non può non tirarsi dietro commenti favorevoli ma tremendi, di taglio collettivista ("pagherete tutto", "verremo a prendervi a casa").
Alla sottile violenza morale della  fangosa  insinuazione  giornalistica da basso impero, che tradisce la civiltà liberale (di cui "La Stampa", un tempo era valoroso emblema),  si replica con l’atto di fede  nell’utopia e con una promessa di violenza per realizzarla,  in  perfetto  stile giacobino, l'esatto contrario, anche qui, della grande tradizione liberale.
Siamo veramente messi male. Che tristezza.


Carlo Gambescia 


                 

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