I novant’anni di Elisabetta II, la monarchia e la caduta di Casa Savoia
Quando Pio XII,
per un giorno, tornò Papa Re
Auguri
di cuore a Sua Maestà la Regina Elisabetta ! Anche se in Gran Bretagna, ma pure altrove, i re ormai regnano ma non governano. A grandi linee, in Europa,
l’ultimo grande exploit politico delle teste coronate, neppure molto brillante, risale agli anni della Prima Guerra
Mondiale. Dopo di che fu il diluvio: dittatori, partiti unici, repubbliche, socialdemocrazie e socialismi più o meno reali. Eppure si dice che la
monarchia, come istituzione, addirittura con aspetti carismatici, non solo in Gran Bretagna, continui efficacemente a unire il popolo, al di là dei partiti e delle fazioni.
In realtà, i
costituzionalisti di parte monarchica, rappresentano (e difendono) la figura istituzionale del re come fattore di continuità e di altissima mediazione. Il che non è sbagliato. Uno statista italiano
di fine Ottocento, molto discusso, Francesco Crispi, riassunse egregiamente il concetto, quando dopo
l’Unità, da repubblicano si tramutò in monarchico, dichiarando, tra lo stupore
dei suoi ex sodali, che la Monarchia unisce, la Repubblica divide.
Però
- ecco il punto - passando
dalla teoria alla pratica, una
monarchia non può non identificarsi con una famiglia reale. Pertanto l’istituto
monarchico non può prescindere da una tradizione familiare, radicatasi nei
secoli, e dunque accettata, onorata, talvolta venerata, dai regnicoli o sudditi.
Se
non c’è una famiglia reale capace di identificarsi con il suo popolo, incarnando
nei momenti difficili, se non addirittura tragici, la monarchia, al di là di una ritualità tutta esteriore, che talvolta può trarre in inganno l'osservatore, resta un corpo estraneo. E prima
o poi non può non cadere. Il che spiega le profonde differenze
tra la monarchia britannica degli Hannover (poi Windsor), capace di garantire tre secoli di unità, progresso e libertà, e quella italiana dei
Savoia, nonché le ragioni della caduta di quest’ultima, che prima consegnò l’Italia a Mussolini, poi a Hitler e
infine, sperando di salvare il trono, alla stessa cricca di conservatori ottusi che
aveva favorito l’ascesa del fascismo.
Per
fare solo un esempio, tragico, del distacco di allora tra monarchia e popolo, si può ricordare che all’indomani
del primo bombardamento su Roma, nel luglio del 1943, sia Vittorio Emanuele III che Mussolini, si guardarono bene dal recarsi a confortare gli sfollati. Invece chi andò a rincuorarli, e subito? Papa Pio XII. In quel momento tornato, per un giorno, Papa Re… La monarchia
elettiva dei Papi si prese la sua rivincita su quella dinastica dei
Savoia, dimostrando maggiore radicamento popolare.
L’Italia
sotto le bombe anglo-americane si spappolò: gli italiani, che fino allora avevano codardamente ubbidito a Mussolini, cominciarono a maledire il
duce e anche il re. Inutile ricordare invece, la
bellissima resistenza del popolo britannico, durante la Battaglia d'Inghilterra, sotto le bombe tedesche, eroicamente unito intorno a Giorgio VI e Churchill.
Due monarchie, due tradizioni, due storie diverse. E purtroppo, non è uno slogan pubblicitario.
E la Repubblica ? Trasforma i sudditi in cittadini. Il che non è poco.
Carlo Gambescia
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