Per Francesco, i “migranti” sono un
“dono”. E per Mattarella pure...
Particolarismo e universalismo: istruzioni
per l’uso
Il
Papa ha dichiarato, chiedendo scusa, che i “migranti” sono un dono. Tradotto un’occasione
per fare del bene a chi ha bisogno. Diciamo
che tutto ciò che serve a svelenire agli
animi e contrastare derive razziste è più che giustificato. Quindi la Chiesa fa la Chiesa. Siamo sul piano del trascendente, dell' "al di là" come fine. Del guadagnarsi, per chi abbia la fede, con buone azioni il "Cielo". A ognuno il
proprio lavoro. Perfetto.
Ciò
che invece resta meno giustificabile è l’universalismo
laico e umanitarista, i cui toni accesi finiscono per esaltare il particolarismo razzista, altrettanto laico ma
pronto a ribattere subito colpo su
colpo. Siamo insomma, sul piano immanente, dove le parole sono pietre, perché sono in gioco le risorse (scarse) dell' "al di qua". Il rischio è quello dell'Inferno subito, fedeli o meno, in "Terra". Perciò non è altrettanto perdonabile l'atteggiamento di Sergio Mattarella, laico e presidente della Repubblica, e quindi di tutti italiani, anche dei potenziali "cattivisti", che con il suo "buonismo" sembra invece dare man forte non solo al Papa ma allo stesso universalismo laicista, proiettando sul Quirinale l'ombra sinistra della faziosità politica. Si scherza con il fuoco. Perché, con il muro contro muro, si rischia di alimentare il razzismo.
Si
dirà: chi ha cominciato per primo? Difficile rispondere, è il vecchio problema dell’uovo e
della gallina... Altro piccolo inciso: stiamo analizzando la
questione immigrati sì-immigrati no, dal punto di vista dei processi culturali (e sociali), insomma del clima culturale e dell’opinione pubblica, non
dal punto di vista pratico o tecnico dei
provvedimenti politico-legislativi da implementare.
Ma
veniamo al punto. I comportamenti conflittuali (sociali e culturali) seguono un ritmo a
spirale, di regola a un comportamento estremo ne corrisponde un altro uguale ma
di segno contrario. Quindi la cosiddetta spirale dell' odio - ovviamente al rialzo - è pericolosa. Si tratta di un meccanismo
azione-reazione, una specie di moltiplicatore che favorisce il progressivo distacco dalla realtà, che procede per
suggestione ed emulazione, quindi a prescindere dai fatti, finendo per assumere forza
propria in base a una certa immagine, sempre più irreale del nemico, il quale diventa
un vero e proprio capro
espiatorio a doppio senso. Tradotto: gli umanitaristi odiano i razzisti e i razzisti odiano gli umanitaristi, e così via in misura crescente. Sicché lo scontro sulle regole per il “migrante” resta il punto di partenza culturale di un processo conflittuale e scalare che ha come meta la guerra civile. Perciò, sia detto en passant, tutti gli attori sociali dovrebbero pesare le parole, pro o contro.
Come
evitare, tutto questo? Diciamo subito
che se il Papa fa il proprio dovere
culturale, lo Stato, abbondantemente presente in campi non di sua competenza, si guarda bene dal farlo.
Anzi fa di peggio: esce dalla sua
neutralità per schierarsi con il potere religioso e laico-umanitarista. Invece di porre i diversi gruppi di pressione culturale sullo stesso piano e fare così da contraltare,
puntando sul realismo, all’irrealismo
della Chiesa (giustificato) e dell'universalismo laico (ingiustificato). Si pensi, come dicevamo, alle invasioni di
campo del nostro Presidente della
Repubblica, Mattarella, il quale talvolta sembra
addirittura assumere atteggiamenti da Papa laico coniugando etica cristiana e
profana. Un disastro.
Il
che non significa che il particolarismo razzista (si pensi a Salvini che ragiona più o
meno come un leader del KKK) sia dalla parte della ragione. La
chiusura totale, dal punto di vista dei processi sociali non paga e può condurre prima alla guerra culturale, poi a quella civile,
dal momento che l’irrigidimento culturale provoca sempre reazioni di segno
opposto, altrettanto dure. Quindi l'atteggiamento neutrale, di cui sopra, deve essere esercitato, anche in direzione del particolarismo.
Non parliamo di passività. La
neutralità culturale dello stato, presuppone misure concrete,
positive, di regolamentazione dei flussi e degli accessi in Italia (e in Europa). Dal
momento che le risorse sono scarse e non tutti possono essere accolti. Oppure,
viceversa, possono essere accolti tutti, ma solo al prezzo di un riduzione del tenore di vita di chi accoglie. Argomento,
quest’ultimo, socialmente scabroso, fonte certa di conflitti politici.
Perciò
lo stato, quando necessario deve agire, e per tempo. Con quali scopi? 1) prevenire, con una accorta ma non invasiva legislazione sulle materie socialmente scabrose, le guerre culturali, per evitare che degenerino in guerre civili; 2) mantenere la neutralità culturale, evitando di condividere (o peggio subire) linee di comportamento razziste o universaliste, fonte di conflitti, quindi pericolose per la conservazione della pace sociale.
L’unica cosa lo che lo stato non dovrebbe mai fare è pontificare, proprio come il Papa, sui grandi principi universalisti dell’accoglienza, dando così l’idea di essere favorevole alla fine di tutte le frontiere, scontentando i particolaristi e al tempo stesso, attendere passivamente il corso degli eventi, scontentando gli universalisti, dando l’idea di essere (sotto sotto) dalla parte dei razzisti.
L’unica cosa lo che lo stato non dovrebbe mai fare è pontificare, proprio come il Papa, sui grandi principi universalisti dell’accoglienza, dando così l’idea di essere favorevole alla fine di tutte le frontiere, scontentando i particolaristi e al tempo stesso, attendere passivamente il corso degli eventi, scontentando gli universalisti, dando l’idea di essere (sotto sotto) dalla parte dei razzisti.
Ed
è proprio ciò che sta accadendo.
Carlo Gambescia
Ben detto Carlo. Mi permetto di aggiungere una cosetta di poco conto. Non ti sembra che tale umanitarismo da parte di sedicenti cristiani (Renzi e Mattarella) sia da attribuirsi ad un piano, per nulla occulto, ma tendente a distruggere le identità nazionali con l'invasione senza regole né limiti, di popoli allo sbando, a maggioranza islamica per giunta. Come sia possibile l'integrazione tra culture così diverse? La nostra, poi, è solo un culturame abborracciato, fatto di edonismo, materialismo, laicismo, liberismo selvaggio. L'Islam è tetragono, rigido per definizione, dove il progresso è visto come blasfemia (e posso pure concordare per certi versi), quindi diventa impermeabile ad ogni ordinamento sociale e democratico quando innestato in Occidente, salvo eccezioni.
RispondiEliminaNella mia città, Viterbo, la gente è incavolata nera perché si vede passare davanti nelle graduatorie per la casa popolare da immigranti, che hanno punteggi aggiunti in quanto stranieri: Mattarella, questo, non lo sa? I 35 euri (al plurale come si dice tra noi del popolino) a testa, ogni giorno, ai migranti, vitto e alloggio gratis, e senza far nulla (l'arte di Michelasso: mangiare, bere e andare a spasso); tutto ciò è mal visto da noi del popolaccio, che a mala pena arriviamo alla terza settimana del mese, paghiamo tasse pazzesche e non vediamo futuro per i nostri figli. Sarò qualunquista, reazionario, poco me ne cale, è l'evidenza dei fatti.