venerdì 8 aprile 2016

 Renzi burattino nelle mani delle lobbies?
A proposito di “poteri forti”...




In questi giorni se ne parla tanto, ma quali sono i “poteri forti” in Italia?  Rinviamo all’ elenco fornito da uno studioso, Francesco Bergamo,  non tanto della materia (economica) quando del rapporto (sociologico) tra lobbies e formazione dell’ opinione pubblica. La disciplina, per inciso si chiama demodoxalogia,  “scienza” o “studio dell’opinione pubblica "(1). In pratica,  la vecchia cara  demodossologia,  disciplina sociologica per eccellenza, che in Italia si sviluppò istituzionalmente, durante il fascismo: la dittatura - o comunque alcuni intellettuali vicini a Mussolini -   sperava  in questo modo di influire se non condizionare  la fabbrica del consenso al regime.  Nel Dopoguerra, come capita sempre dopo le “cadute”, a causa del vizio ideologico di origine,  la nuova disciplina, nonostante il grande sviluppo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti,  attirò  pochi (comunque sempre validi) studiosi. Esiste oggi una Società Italiana di Demodoxalogia (SIDDE), della quale Bergamo è  il vivace animatore (2).  Ma torniamo ai “poteri forti”, quali sono secondo Bergamo?

“Confindustria, Fiat, Corriere della Sera, Mediobanca e una serie di famiglie che posso elencarle in ordine alfabetico: Agnelli, Angelucci, Benetton, Berlusconi, Boroli-Drago, Caltagirone, De Benedetti, Del Vecchio, Della Valle, Doris, Ferrero, Ligresti, Lucchini, Merloni, Monti-Riffeser, Pesenti, Rotelli, Toti, Tronchetti Provera.” 


Nomi e cognomi, tutto alla luce del sole.   Alla lista  di Bergamo, andrebbero aggiunti i sindacati nelle loro diramazioni, in particolare all'interno delle strutture pubbliche o semipubbliche: si pensi solo alla potentissima lobby dei dipendenti dello stato.  Comunque sia,  come si può vedere si tratta di un circolo ristretto, come ovviamente non può non essere. Soprattutto  in Italia, dove lo sviluppo economico, ha dovuto contare sul sostegno dello stato: del potere politico per eccellenza. Pertanto in Italia, politica ed economia, non possono non interagire, quasi per tradizione.  Perciò dire, come si legge, che Renzi è nelle mani delle mani delle lobbies , significa asserire qualcosa che è vero e falso al tempo stesso: vero perché, soprattutto in Italia, dove l’area pubblico-privato è ancora consistente, un governo non può non fare i conti con lobbies economiche  che, a loro volta,  tentano di influenzare la pubblica opinione pro o contro il governo, in base alla convenienza; falso, perché resta difficilissimo, mancando qualsiasi strumento oggettivo, per misurare  i gradi di influenza, giudicare l’indipendenza, non tanto dal governo in carica, quanto dal potere politico, perché  i giudizi  sono sempre viziati, come spiega la  demodoxalogia, dal grado di  coinvolgimento assoluto  delle lobbies non solo con i governi (valore relativo) ma soprattutto con il potere politico (valore assoluto).
Si può però  dire  che un’ opinione pubblica è tanto più sana (relativamente sana, certo) quanto più è ristretta la sfera di interferenza tra economia pubblica e privata, detto altrimenti tra potere economico e potere politico: sfera dove proliferano concussione  e corruzione.  Detto altrimenti, quanto più sarà elevato  il tasso di liberismo economico, tanto più grande sarà il tasso di libertà dell’opinione pubblica.  Quindi lo stato non è la soluzione ma il problema  (3). 
Pertanto in Italia, dove nessun governo (valore relativo), di destra come di sinistra,  è riuscito a ridurre la  sfera di interferenza politico-economica (valore assoluto), ogni governo, non può non trattare – politicamente -  con le lobbies.  Per contro,  quanto  più un governo tenterà di sganciarsi o regolamentare  le lobbies   quanto più sarà attaccato. Naturalmente le lobbies sono divise tra di loro sui governi (valore relativo) ma unite nella difesa di un saldo e proficuo rapporto con il potere politico (valore assoluto). Di qui, gli atteggiamenti contrastanti nei riguardi del governo in carica, ma non del potere politico, da cui si pretende sempre qualcosa.  Di qui, le   accuse infamanti o le difese a scatola  chiusa, come dire, alla bisogna.  
Così va il mondo.  Sociologicamente parlando.                

Carlo Gambescia


(1)  In argomento, si legga l’interessante  intervista a  Francesco Bergamo: http://www.ilgiornale.it/news/interni/societ-quasi-segreta-sonda-lopinione-pubblica-835836.html

 (2) Per altre informazioni  si veda qui: http://www.demodossalogia.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1 

(3) Come mostra ad abundantiam il grafico di Trasparency (che segue) ,  in cui si può notare  con un semplice colpo d'occhio ,  come il  livello di corruzione   sia  più basso nei paesi  di tradizione liberaldemocratica (politica ed economica), contraddistinti da una vivace opinione pubblica,  dove lo stato  è  "scalarmente"  meno compromesso con l'economia:     http://www.transparency.org/cpi2015  ( oppure a  p. 7, sempre del "Report 2015": http://www.transparency.org/whatwedo/publication/cpi_2015  ) .   

Nessun commento:

Posta un commento