Renzi burattino nelle mani delle lobbies?
In questi giorni se ne parla tanto, ma quali sono i “poteri forti” in Italia? Rinviamo all’ elenco fornito da uno studioso,
Francesco Bergamo, non tanto della
materia (economica) quando del rapporto (sociologico) tra lobbies e formazione
dell’ opinione pubblica. La disciplina, per inciso si chiama demodoxalogia, “scienza” o “studio dell’opinione pubblica "(1). In
pratica, la vecchia cara demodossologia, disciplina sociologica per eccellenza, che in
Italia si sviluppò istituzionalmente, durante il fascismo: la dittatura - o
comunque alcuni intellettuali vicini a Mussolini - sperava in questo modo di influire se non
condizionare la fabbrica del consenso al
regime. Nel Dopoguerra, come capita
sempre dopo le “cadute”, a causa del vizio ideologico di origine, la nuova disciplina, nonostante il grande
sviluppo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, attirò pochi (comunque sempre validi) studiosi. Esiste oggi una Società Italiana di Demodoxalogia
(SIDDE), della quale Bergamo è il vivace
animatore (2). Ma
torniamo ai “poteri forti”, quali sono secondo Bergamo?
“Confindustria, Fiat, Corriere
della Sera, Mediobanca e una serie di famiglie che posso elencarle in ordine
alfabetico: Agnelli, Angelucci, Benetton, Berlusconi, Boroli-Drago,
Caltagirone, De Benedetti, Del Vecchio, Della Valle, Doris, Ferrero, Ligresti, Lucchini,
Merloni, Monti-Riffeser, Pesenti, Rotelli, Toti, Tronchetti Provera.”
Nomi
e cognomi, tutto alla luce del sole. Alla lista di Bergamo, andrebbero aggiunti i sindacati nelle loro diramazioni, in particolare all'interno delle strutture pubbliche o semipubbliche: si pensi solo alla potentissima lobby dei dipendenti dello stato. Comunque sia, come
si può vedere si tratta di un circolo ristretto, come ovviamente non può non
essere. Soprattutto in Italia, dove lo
sviluppo economico, ha dovuto contare sul sostegno dello stato: del potere
politico per eccellenza. Pertanto in Italia, politica
ed economia, non possono non interagire, quasi per tradizione. Perciò dire, come si legge, che Renzi è nelle
mani delle mani delle lobbies , significa asserire qualcosa che è vero e falso
al tempo stesso: vero perché,
soprattutto in Italia, dove l’area pubblico-privato è ancora consistente, un
governo non può non fare i conti con lobbies economiche che, a loro volta, tentano di influenzare la pubblica opinione
pro o contro il governo, in base alla convenienza; falso, perché resta difficilissimo, mancando qualsiasi strumento
oggettivo, per misurare i gradi di influenza,
giudicare l’indipendenza, non tanto dal
governo in carica, quanto dal potere politico, perché i giudizi sono sempre viziati, come spiega la demodoxalogia, dal
grado di coinvolgimento assoluto delle lobbies non solo con i governi (valore relativo)
ma soprattutto con il potere politico (valore assoluto).
Si può però dire che un’ opinione pubblica è tanto più sana
(relativamente sana, certo) quanto più è ristretta la sfera di interferenza tra
economia pubblica e privata, detto altrimenti tra potere economico e potere
politico: sfera dove proliferano concussione
e corruzione. Detto altrimenti, quanto
più sarà elevato il tasso di liberismo
economico, tanto più grande sarà il tasso di libertà dell’opinione pubblica. Quindi lo stato non è la soluzione ma il problema (3).
Pertanto in Italia, dove nessun governo (valore relativo), di
destra come di sinistra, è riuscito a
ridurre la sfera di interferenza politico-economica (valore
assoluto), ogni governo, non può non trattare – politicamente - con le lobbies. Per contro, quanto
più un governo tenterà di sganciarsi o regolamentare le lobbies quanto
più sarà attaccato. Naturalmente le lobbies sono divise tra di loro sui governi
(valore relativo) ma unite nella difesa di un saldo e proficuo rapporto con il
potere politico (valore assoluto). Di qui, gli atteggiamenti contrastanti nei
riguardi del governo in carica, ma non del potere politico, da cui si pretende sempre qualcosa. Di qui, le accuse infamanti o le difese a scatola chiusa, come dire, alla bisogna.
Così va il mondo. Sociologicamente parlando.
Carlo Gambescia
(1) In argomento, si legga l’interessante intervista a Francesco Bergamo: http://www.ilgiornale.it/news/interni/societ-quasi-segreta-sonda-lopinione-pubblica-835836.html
(2) Per altre informazioni si veda qui: http://www.demodossalogia.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1
(3) Come mostra ad abundantiam il grafico di Trasparency (che segue) , in cui si può notare con un semplice colpo d'occhio , come il livello di corruzione sia più basso nei paesi di tradizione liberaldemocratica (politica ed economica), contraddistinti da una vivace opinione pubblica, dove lo stato è "scalarmente" meno compromesso con l'economia: http://www.transparency.org/cpi2015 ( oppure a p. 7, sempre del "Report 2015": http://www.transparency.org/whatwedo/publication/cpi_2015 ) .
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