Referendum sulle trivelle
Gli orfani di Pasolini
Probabilmente
nessun’altra età, come la moderna, ha partorito il più alto numero di
inventori, ideologi, visionari,
ciarlatani. La modernità è
l’epoca della creatività. E soprattutto, cosa più importante, dell' attribuzione alla creatività di un
importante ruolo sociale in tutti i
campi. Si celebra la creatività, la si stimola, la si trasforma in tecnica
produttiva, in profitti, che, inevitabilmente ( e meritoriamente), in società basate sul principio della legittimità democratica. ricadono, pur in misura variabile, su tutti i
cittadini.
Perciò anche il reazionario, che guarda ai modelli
sociali pre-moderni, è moderno senza saperlo, perché accetta un’idea, tipicamente moderna, di
plasmabilità dell’uomo, attraverso l’educazione o altre forme di training: il reazionario è costruttivista suo malgrado. Per farla breve, condivide, con il "nemico" modernista, l’idea stessa di tabula rasa: un grado zero sociologico, dal quale
ripartire e non importa la direzione ( ovviamente, dal punto di chi osserva, analitico); se si va, insomma, verso un mondo distopico o utopico. La modernità, mai dimenticarlo, è nel viaggio non nella meta. Ecco il succo, o meglio il bagaglio, del modernismo reazionario.
Il cosiddetto referendum sulle trivelle, al netto delle strumentalizzazioni politiche, per un verso è moderno, perché rinvia non solo all'idea democratica ma al principio stesso di poter plasmare l’uomo a colpi di leggi maggioritarie; per l’altro, invece, è reazionario, perché punisce una fonte di energia, il petrolio, simbolo stesso della modernità: la benzina e le automobili sono il Novecento per eccellenza, dal momento che rinviano, per dirla con Paolo Conte, a un attraente universo “che sa di donne, di vernice, di velocità”. Che poi, come noto, le trivelle "pompino" nell'ottanta per cento dei casi gas naturale, al modernista reazionario, affamato di mitemi da distruggere, non cale.
Ciò spiega perché all’inizio parlavamo della modernità come ideale sala parto di inventori ma anche di ideologi e ciarlatani. Il costruttivismo antropologico è al tempo stesso lievito e veleno. In Italia l’antesignano del modernismo reazionario, resta Pier Paolo Pasolini, comunista-costruttivista e bucolico cantore delle lucciole e del mondo contadino scomparso. Un imbonitore, per così dire, del Tertium datur, sempre ideologicamente parlando.
Il cosiddetto referendum sulle trivelle, al netto delle strumentalizzazioni politiche, per un verso è moderno, perché rinvia non solo all'idea democratica ma al principio stesso di poter plasmare l’uomo a colpi di leggi maggioritarie; per l’altro, invece, è reazionario, perché punisce una fonte di energia, il petrolio, simbolo stesso della modernità: la benzina e le automobili sono il Novecento per eccellenza, dal momento che rinviano, per dirla con Paolo Conte, a un attraente universo “che sa di donne, di vernice, di velocità”. Che poi, come noto, le trivelle "pompino" nell'ottanta per cento dei casi gas naturale, al modernista reazionario, affamato di mitemi da distruggere, non cale.
Ciò spiega perché all’inizio parlavamo della modernità come ideale sala parto di inventori ma anche di ideologi e ciarlatani. Il costruttivismo antropologico è al tempo stesso lievito e veleno. In Italia l’antesignano del modernismo reazionario, resta Pier Paolo Pasolini, comunista-costruttivista e bucolico cantore delle lucciole e del mondo contadino scomparso. Un imbonitore, per così dire, del Tertium datur, sempre ideologicamente parlando.
Sicché, gli anti-trivelle, per semplificare, sono gli orfani di Pasolini, perché sognano, con lui, una arcadica e
contraddittoria Magna Grecia socialista, un mix di ecologismo, tradizionalismo
e costruttivismo: vogliono costruire un “mondo
altro”, quindi sono moderni nel metodo, ma con intenti reazionari: senza donne, vernice e velocità…
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Carlo Gambescia
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