giovedì 14 aprile 2016

Referendum sulle trivelle
Gli orfani di Pasolini



Probabilmente nessun’altra età, come la moderna, ha partorito il più alto numero di inventori, ideologi, visionari,  ciarlatani.  La modernità è l’epoca della creatività. E soprattutto, cosa più importante,   dell' attribuzione alla creatività di un importante  ruolo sociale in tutti i campi. Si celebra la creatività, la si stimola, la si trasforma in tecnica produttiva, in profitti, che, inevitabilmente ( e meritoriamente), in società basate sul principio della legittimità democratica.  ricadono, pur  in misura variabile, su tutti i cittadini.  
Perciò anche il reazionario, che guarda  ai  modelli sociali pre-moderni, è moderno senza saperlo, perché accetta un’idea, tipicamente moderna,  di plasmabilità dell’uomo,  attraverso l’educazione o altre forme di training: il reazionario è costruttivista suo malgrado. Per farla breve, condivide, con il "nemico" modernista, l’idea stessa di  tabula rasa: un grado zero sociologico, dal quale ripartire  e non importa  la direzione ( ovviamente, dal punto di chi osserva, analitico);  se si va, insomma, verso  un mondo distopico o utopico.  La modernità, mai dimenticarlo,  è nel viaggio non nella meta.   Ecco il succo, o meglio il bagaglio, del modernismo reazionario.
Il cosiddetto referendum sulle trivelle, al netto delle strumentalizzazioni politiche,  per un verso è moderno, perché rinvia  non solo all'idea democratica  ma al principio stesso  di poter  plasmare l’uomo a colpi di leggi maggioritarie;  per l’altro, invece, è reazionario, perché punisce una fonte di energia, il petrolio, simbolo stesso della modernità: la benzina e le automobili  sono  il Novecento per eccellenza, dal momento che  rinviano, per dirla con  Paolo Conte, a un attraente  universo “che sa di donne, di vernice, di velocità”.  Che poi, come  noto, le trivelle "pompino" nell'ottanta  per cento dei casi gas naturale, al modernista reazionario, affamato di mitemi da distruggere, non cale.  
Ciò spiega perché all’inizio parlavamo  della modernità come  ideale sala parto di inventori  ma anche di ideologi e ciarlatani.  Il costruttivismo antropologico è al tempo stesso lievito e veleno.  In Italia l’antesignano del modernismo reazionario, resta  Pier Paolo Pasolini, comunista-costruttivista e bucolico cantore delle lucciole e del mondo contadino scomparso. Un imbonitore,  per così dire, del Tertium datur,  sempre  ideologicamente parlando. 
Sicché,   gli anti-trivelle, per semplificare,  sono gli  orfani  di Pasolini, perché sognano, con lui,  una arcadica e contraddittoria Magna Grecia socialista, un mix di ecologismo, tradizionalismo e costruttivismo: vogliono costruire  un “mondo altro”, quindi sono moderni nel metodo, ma con intenti reazionari:  senza  donne,  vernice e  velocità… 
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Carlo Gambescia        

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