sabato 23 aprile 2016

Breve storia della destra  in Italia
L’ isola  che non c’è



Gli storici dei partiti e i  sociologi della politica incontrano  serie difficoltà quando provano a ricostruire la storia partitica della destra in Italia: una destra  politicamente infra-sistemica, conservatrice, liberale, democratica, dalla parte del mercato, una destra  di libertà,   dei diritti ma anche dei doveri sociali.  Quindi una destra scomoda, in qualche misura antipatica perché  nemica della  demagogia.  Una destra introvabile. Perché?  Cercheremo di rispondere, scusandoci in anticipo per le semplificazioni.
Nell’Italia liberale, la  base sociale ed  elettorale ristretta, impedì la nascita di un partito conservatore: praticamente destra e sinistra liberale, avevano un’ estrazione sociale medio-alto-borghese:  si parlavano, anche molto bene, ma tra di loro.  Piccola borghesia, contadini e (ancora modesti) nuclei operai rimasero fuori dalle dinamiche parlamentari se non per sparute schiere di repubblicani.  Con Giolitti, con il suffragio universale,  con il conseguente  graduale  ingresso dei cattolici  in politica e con la nascita del partito socialista scese in campo la piccola borghesia  delle città, delle fabbriche, delle campagne. Diciamo che da allora  iniziò, sociologicamente parlando, la corsa demagogica al centro politico: come  non andare verso il popolo? Come non allargare a ogni costo, anche puntando sulla demagogia,  le basi del consenso?  La storia lo voleva.  Del resto, al di là della retorica politica,  la scelta era imposta in parte dalla  democrazia, in parte dalle necessità elettorali. Nacque  così il Grande Centro Demagogico, al momento  solo  come idea sulla quale lavorare. Pareto capì subito che  su quella china per liberali  e conservatori le cose  si sarebbero messe male.  Giolitti, pur comprendendo i pericoli della demagogia,  meno.
L’Intervento e l’esperienza delle trincea bloccarono tutto e rimescolarono le carte,  proiettando in prima linea  la piccola borghesia,  i ceti operai e contadini. E in particolare i reduci (tra i quali moltissimi piccoli  borghesi che ora presentavano in conto).  Il fascismo, sullo sfondo del pericolo bolscevico,  vinse spostandosi a destra ma sposando sul piano sociale idee anti-liberali e in qualche misura di sinistra.  In nome della nazione armata  provò a cementare le classi,  bloccando tuttavia per vent’anni qualsiasi processo politico  e di nascita di una forza partitica di destra  infra-sistemica (come di sinistra democratica): liberalismo e democrazia rappresentativa erano giudicati dal fascismo i nemici assoluti, prima ancora del socialismo. Fu Mussolini, il primo demagogo a passare dalla teoria alla prassi,  promettendo  tutto a tutti e  anticipando in qualche misura, come vedremo, le scelte della Prima e Seconda Repubblica.  All'inventore del fascismo spetta il copyright dell' individualismo protetto o  quantomeno della sua prima  implementazione.  Da allora,  specialità italiana. 
Nel  Dopoguerra l’Italia rinacque al Centro: la Democrazia cristiana si qualificò come partito interclassista ma non conservatore,  anzi socialmente avanzato, al punto di scontentare perfino i moderati (si pensi all’esperienza del Centrosinistra). La Dc andava verso il popolo evitando di dire cose scomode ed elettoralmente non paganti.  Riuscendo così ad acciuffare voti da tutti i ceti sociali come difensore del sistema democratico e del benessere sociale contro il pericolo comunista.  Per contro il Pci si qualificò come opposizione anti-sistemica  puntando sul blocco operai e contadini e  sui ceti medi colti. Il Pci -  come anche il Psi -   diceva cose di sinistra ma in chiave anti-sistemica: in fondo però anch'essi come la Democrazia cristiana promettevano, tutto a tutti.  Quindi, a rigore, durante la Prima Repubblica,  nonostante il tentativo craxiano di socialdemocratizzazione infra-sistemica degli eredi di Turati e Nenni,  si confrontarono politicamente un partito di centro, talvolta spostato a sinistra ( verso socialisti e socialdemocratici) e una sinistra anti-sistemica (il Pci e i suoi fratelli coltelli dell’estrema). A margine restavano: a) sparute forze di destra infra-sistemiche, capaci di dire cose antipatiche agli elettori  (repubblicani e liberali), quindi contrarie a promettere tutto a tutti; b) ancora più insignificanti forze antisistemiche di tipo fascista (il Msi), eredi del "tuttismo" dittatoriale mussoliniano. 
Come si può capire, fino all’arrivo di Berlusconi e della Seconda Repubblica, la destra politica praticamente non esisteva, se non monopolizzata, e rivendicata anche lessicalmente, da un partito nostalgico del fascismo e  nemico del liberalismo (quindi anti-sistemico). 
In pratica, Berlusconi ereditò, sociologicamente,  l’elettorato interclassista della Democrazia cristiana, mentre le varie alleanze di sinistra,  l’elettorato  del Partito comunista.  Con una novità, per ambedue, gli schieramenti: lo spalmarsi di un ceto medio diffuso, con precedenti di astensione (soprattutto fra i moderati) frutto del progresso economico repubblicano, al centro ( meno istruito) e a sinistra (più istruito). La destra partitica, vera e propria, nonostante i proclami ricompositivi di Berlusconi, restò una  pura e semplice etichetta. Diciamo che il Cavaliere proseguì la politica democristiana  -  una Dc di poco spostata a destra -  ma con altri mezzi, puramente esteriori,  come ad esempio un linguaggio politico  aggressivo,  più vicino però  a quello di una destra anti-sistemica  che infra-sistemica di tipo democristiano e - di nuovo -  promettendo tutto a tutti.  Di qui, la grande confusione del ventennio berlusconiano che ha vissuto l'esperienza di una destra parlamentare  introvabile e che alla fine si è frantumata.  Perché nessuno voleva dire cose antipatiche all’elettorato. E quindi perdere voti.  
Il punto qual è?  Che l’Italia, sociologicamente, dopo il 1945 (ma il processo era  cominciato nel primo quindicennio del Novecento), si è gradualmente trasformata in una società di ceti medi, naturalmente calamitata verso il  centro politico. Oggi,  al massimo, della destra anti-sistemica ( leghisti e rottami neofascisti) il corpaccione del ceto medio può gradire il linguaggio truculento,  e della destra  sistemica ( liberale)  la critica allo statalismo.  Però al momento del voto, almeno finora, si è sempre ben guardata  dal votare le forze  anti-sistemiche oppure che dicano cose scomode elettoralmente tipo tagli, lavorare di più, rischiare in proprio eccetera.  Insomma, l'individualismo protetto nelle urne paga, quello puro o assoluto, no.  Il che spiega la popolarità di Renzi, condizionata però alla sua capacità di conciliare incentivi democristiani e modernismo economico:  una specie di quadratura del cerchio. La stessa che si tenta di implementare da Bruxelles.  Renzi  vive  sospeso come un equilibrista sul filo del rigore europeo  e della  necessità di aumentare i consensi.Chi vivrà, vedrà.
Tuttavia, i venti di guerra,  la crisi economica, le polemiche anti-europeiste, l’anti-parlamentarismo, possono influire sull’elettorato, che potrebbe decidersi a privilegiare le forze estreme anti-sistemiche (destra lepenista e populismo grillino), maestre nel promettere tutto a tutti.  E sarebbe un guaio. Forse come nel 1922. Certo, fatte le debite proporzioni. Non c'è Mussolini alle porte. Però.
Riassumendo: il  liberalismo post-unitario nelle sue varie sfumature (anche di destra) aveva una base sociale ristrettissima, il fascismo bloccò tutto, nazionalizzando l'individualismo protetto,  la Democrazia cristiana cancellò persino il termine politico destra,  favorendo però l'individualismo protetto degli italiani.  Berlusconi riabilitò il termine, ma solo tatticamente, continuando ad agire, per semplificare,  da democristiano,  coltivando il protezionismo sociale italiano.  In fondo il Cavaliere non sbagliava,  perché gli elettori italiani, per composizione sociale,   guardavano e guardano al centro politico. Vogliono tutto?  Perché no?  Poi se la vedranno le generazioni successive... 
Destra, liberale e democratica?  Parliamo di un’isola anti-demagogica  che, elettoralmente,  non c’è. Perché se dicesse ciò che pensa, si immagini al modello Thatcher in Italia, quanti voti prenderebbe? Per contro, se diluisse la verità,  potrebbe prendere qualche voto in più,  ma snaturandosi fino a sparire nel Grande Centro Demagogico. Purtroppo,  a meno di un  miracolo,  una destra liberale, conservatrice e democratica, in una parola sistemica,  capace di parlare, dicendo cose scomode, anche ai moderati,  per ora,  difficilmente troverà elettori disposti a imbarcarsi su una nave diretta verso le gloriose Falkland del liberalismo italiano.  

Carlo Gambescia

2 commenti:

  1. Caro Carlo, la tua è un'analisi sulla Destra da accademico, da politologo alla Fisichella (ma meno noioso); sintesi e precisione sono i pregi della tua disanima.
    Detto questo, mi permetto alcune brevi considerazioni. Ritenendomi uomo di Destra, non vorrei fare la fine di Peter Pan a rincorrere l'isola che non c'è. I
    Il MSI è stato il bagagliaio dei reduci, dei nostalgici e dei giovani amanti di Evola. Filo atlantico, anticomunista viscerale, Almirante quale dominus assoluto, ha traghettato per decenni la nave verso sponde moderate, ma che conservavano quel certo squadrismo, cameratismo necessario a caratterizzare la Destra nazionale in perfetto stile italiano. Purtroppo il grave errore di Almirante (al di là dell'iconografia) fu quello di fare a meno della cultura conservatrice e rivoluzionaria come radici di un partito che volesse realmente incidere sul Paese. La strategia dei comunisti (Gramsci lo prefigurava) sul piano culturale fu vincente e anche adesso è pervadente. La Destra anche se fece i bagnetti a Fiuggi, rimase sullo stesso avviso: la cultura indebolisce, soprattutto i colonnelli del capo.
    Sai benissimo Carlo, che senza radici nessun albero ha la speranza di crescere. Fuochi di paglia furono i programmi generalisti e qualunquisti di AN, schiacciati poi dalla leadership berlusconiana.
    La Destra in Italia, in fondo, ha avuto sempre vita breve, effimera, piena di occasioni mancate. Si son tutti allenati per vincere una partita (le elezioni) ma poi i destri non avevano gambe e testa per governare.
    La tradizione italiana è storicamente anarchica-moderata, per poi diventare panciafichista e borghese. Oggi siamo nelle mani di stranieri che usano la marionetta Renzi per attraversare lo stagno dell'indifferenziato. Una piccola provincia dell'Impero sacrificabile. Destra e Sinistra sono ormai pallidi figuranti.

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  2. Grazie, carissimo Angelo! Sempre generoso!

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