Sanremo 2106
Il Festival del nastrino arcobaleno
I
media di destra e cattolici hanno
criticato i cantanti di Sanremo con il nastrino… Ora, che il mondo dello spettacolo sia più avanti o
indietro (dipende dal punto di vista) su
questioni come unioni civili, adozioni eccetera, non è frutto
di un complotto bensì del fatto che attori, cantanti, conduttori, si
comportano così proprio perché non hanno alcun potere reale, politico, per
riprendere, ma al contrario, le famose tesi alberoniane
(*).
Chi
fa spettacolo ha successo. Ma il
successo a differenza del potere politico ( da non confondere con il potere
professionale all’interno di un determinato settore, come può essere lo
spettacolo) è qualcosa di meno duraturo, di fluttuante, che va e viene, rapidamente ("uno su mille ce la fa", cantava Morandi). Di qui, l’esigenza di seguire, da parte delle
élite senza potere, il mainstream, cioè le
idee che vanno per la maggiore… Certo, alcuni attori, cantanti, eccetera,
talvolta anticipano, intuiscono, ma non è il caso questo di un fenomeno di massa come Sanremo, il "Festival più amato dagli italiani", stando agli ascolti.
Piccolo inciso. Bisogna sempre distinguere tra invenzione
ed emulazione interna (tra uomini dello
spettacolo) ed esterna (collettiva, tra le persone comuni). E comunque sia, si tratta sempre di minoranze creative (quelle
dello spettacolo), che una volta
perseguito il successo, passando da la
cave a Sanremo ( favorendo lungo il cammino processi di emulazione professionale e nascita di stili, sui quali poi lavorano i produttori), smettono di essere tali, proprio perché il successo, porta con sé, una
banalizzazione del messaggio, esito dell’emulazione, per così dire, tra “colleghi” e di quella collettiva, frutto di un gioco di azione-reazione - in cui gli attori
sociali, tutti, aggiustano il tiro - tra società ed élites dello
spettacolo. Però il successo, mai dimenticarlo, è sempre il pubblico a determinarlo. La stima, come rileva Hobbes (Leviatano), ha natura sociale: sono gli altri a decidere del valore e dell'eventuale successo di un uomo. Insomma, il messaggio, non è mai unidirezionale, come invece ritiene la sociologia del sospetto. Alla base c’è
sempre l’intuizione artistica di un
fenomeno pre-artistico, che, piaccia
o meno, ha acquisito forma sociale di bisogno diffuso.
Naturalmente
coloro che sono contrari, per semplificare, alla cultura del nastrino, sosterranno l’inesistenza e la
natura indotta del fenomeno, i
favorevoli, invece ne magnificheranno la portata.
Chi ha ragione? Impossibile rispondere. La creatività sociale, individuale e collettiva, è un fenomeno misterioso, soprattutto quando si sconfina nel complicato universo dei valori. Sul piano temporale (quello del prima e del dopo) ricorda il famigerato quesito dell’uovo e della gallina…
Chi ha ragione? Impossibile rispondere. La creatività sociale, individuale e collettiva, è un fenomeno misterioso, soprattutto quando si sconfina nel complicato universo dei valori. Sul piano temporale (quello del prima e del dopo) ricorda il famigerato quesito dell’uovo e della gallina…
Di
sicuro, ora come ora, il nastrino al
Festival è la punta dell’ iceberg:
rinvia a una profonda trasformazione
nella mentalità della nostra società. Di cui, piaccia o meno, non si può non
prendere atto.
Carlo Gambescia
(*)
Francesco Alberoni, L’élite senza potere Bompiani, 1963.
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