domenica 21 febbraio 2016

Il coccodrillo di Mario Bernardi Guardi
Camerata Umberto Eco:  Presente!
Fascista Eco

Nel  suo coccodrillo  uscito su  “il Tempo” (*),  Mario Bernardi Guardi circumnaviga l’Eco-Pensiero, scrivendo cose di destra,  piuttosto banali:  Eco genio e  conformismo,  Eco che tira il sasso e nasconde la mano, Eco rivoluzionario da  scrivania, Eco organico ai padroni del pensiero. Se non che, nella chiusa,  si rimangia tutto per arruolarlo  tra i fascisti per caso…

 Eco non è mai riuscito a sottrarsi alla fascinazione dei valori e dell'"immaginario" che si sforzava di demolire. Si leggano (o si rileggano) con pazienza "Il nome della rosa", "Il pendolo di Foucault", "Il cimitero di Praga". Bene, "da che parte " sta Eco? Ci crede o non ci crede agli Inquisitori, ai Templari, al Graal, agli esoterici camminamenti, ai complotti, alle congiure, ai Protocolli dei Savi Anziani e al dominio mondiale dei Superiori più o meno Sconosciuti? O finge di smascherarli per meglio mascherare la misteriosa "eco" di una mai obliata idea del mondo e della vita?


Insomma,  camerata  Umberto Eco: Presente! 
Così scrivendo però  - sul gioco finale  di parole meglio stendere un velo pietoso -  Bernardi Guardi commette due gravi errori. 
In primo luogo,  imputa a Eco  dubbi che non ha mai nutrito. Inutile tornare sulla sua teoria del Ur-Fascismo, come riflesso atavico di ogni mascellone italiano, da Mussolini a Berlusconi.  Ma quale fascista per caso… Cerchiamo di essere seri.
In secondo luogo, in questo modo si  finisce per dare  ragione proprio al teorico del Ur-Fascismo ( tesi però in qualche misura  di Furio Jesi, del quale Eco è debitore, forse irriconoscente). Perché? Si dà per scontato che la cultura di destra sia soltanto un mix di complottismo, fantasy gotica e, cosa peggiore, antisemitismo. Facendo il gioco dell'avversario in chiave di labelling theory. Tradotto dal sociologhese:  ci si convince che si è proprio  come ci immagina l'avversario. E ci si comporta di conseguenza.    
Si dirà, ma che importa  delle questioni di filologia neofascista. Tanto, come si dice a Roma, ammazza, ammazza è tutta una razza...  Non è del tutto vero.  Giano Accame, uomo coltissimo, che non era un fascista per caso, sosteneva che le radici del fascismo fossero addirittura nel pensiero socialista dell’Ottocento, ad esempio Pisacane e dintorni. Tesi, non ortodossa, tuttavia da discutere. Ma che c’entra Umberto Eco?

Carlo Gambescia       
     


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