L’esercito iracheno ha
cominciato i lavori di costruzione di una muraglia intorno a Baghdad
Nascondersi
non basterà
Ciò
che non stupisce - almeno noi che
scriviamo - è come certi meccanismi
sociologici, fortemente simbolici, al di là del valore pratico, tendono a
ripetersi nelle storia. È di ieri la notizia che intorno a Baghdad si è iniziato a costruire una muraglia difensiva (*).
Si tratta di un progetto che risale a qualche anno fa, sembra il 2007, fortemente voluto dagli americani e rivendicato
dall’amministrazione Obama, soprattutto alla luce dell’aggressivo espansionismo del califfato islamico.
Senza
rispolverare grandi muraglie e valli romani, diciamo subito che è un brutto segnale.
L’Isis avanza e le uniche risposte dell’ Occidente euro-americano sono le
trattative e la costruzione di strutture
difensive fisse. Cosa può pensare il
nemico di noi? Che non vogliamo batterci.
E, purtroppo, chi non capisce quando è giunto il momento di
battersi, è già sconfitto in partenza.
Cosa
c’è dietro il nostro pacifismo? Sicuramente, due guerre colossali che hanno spezzato il nerbo militare europeo
e influito, diluendolo ancora di più, sul già debole militarismo-pacifista del nostro partner d'oltreoceano ( solo guerre a scopo difensivo e controvoglia). A ciò si aggiunge la
propaganda pacifista, mediaticamente inculcata a tutti i livelli, fin dalle scuole, che ha completamente “debellicizzato” le
nostre società. I militari in Europa contano praticamente zero. E negli Usa,
nonostante i modellini retorici della sinistra, ancora di meno. Senza dimenticare che sulle due sponde la guerra è malvista
dalle classi politiche al comando per ragioni elettorali: nei conflitti si scorge un potenziale
fattore di impopolarità che potrebbe influire sulla conservazione del
potere. Ciò significa che se è vero che, comunque sia, le guerre non sono mai state popolari, è altrettanto vero che sembra essere andato fuori corso quel mix, politicamente astuto, tra crescita del
consenso e guerra vittoriosa, che ha fatto la fortuna di imperi e stati fino al termine dell’Ottocento (quindi anche dopo le rivoluzioni liberali). Le guerre sono sempre cattive, così impongono vulgata pacifista e cattiva coscienza di governanti, disposti, questi ultimi, a subire qualsiasi umiliazione,
pur di conservare il potere.
E così si spera nella solidità delle mura di Baghdad. E magari anche di Tripoli e Damasco… Dietro le quali, nascondersi. Fino a quando?
E così si spera nella solidità delle mura di Baghdad. E magari anche di Tripoli e Damasco… Dietro le quali, nascondersi. Fino a quando?
Carlo Gambescia
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