lunedì 24 ottobre 2022

A Palazzo Chigi torna il segreto: tra Cesare Borgia e Pulcinella

 


Nel momento in cui stiamo scrivendo non ci risulta che Giorgia Meloni, sempre pronta al tweet, ne abbia dedicato uno al suo incontro con Macron. È in rete un tweet molto generico di Macron (quindi l’incontro non deve essere andato molto bene), ma non della Meloni. In sintesi, Macron ha twittato, la Meloni no.

Il che fa riflettere sul quella che rischia di essere una svolta non solo comunicativa nella politica italiana. Un atteggiamento comunicativo che ha accompagnato, contribuendo alla vittoria, l’ascesa politica di Giorgia Meloni.

Si lascino da parte le polemiche antisinistra. Il botta e riposta per eccitare le piazze televisive e social. In realtà, sulle cose importanti,ad esempio la guerra di aggressione russa in Ucraina, si è scelta un’altra linea comunicativa.

Sul punto specifico si è optato per il silenzio. Attenzione non stiamo pensando alle grandi dichiarazioni di principio ma ai comportamenti conseguenti.

Innanzi tutto va detto che la tecnica del segreto, ammantata dal silenzio sui social, sembra riguardare non solo Giorgia Meloni, ma anche i suoi stretti collaboratori e altri membri del partito, evidente “avvisati”. La scelta di tacere sulla cose da fare rimanda a un atteggiamento comunicativo, che si può scomporre in due momenti: 1) di rassicurazione pubblica sui principi; 2) di sostanziale silenzio su ciò che si farà realmente.

Il che spiazza gli avversari politici, perché non hanno materia sulla quale intervenire. Di qui, anche per forti limitazioni di uomini e idee, una sinistra che annaspa e che alla fin fine, come sulla guerra russa di aggressione all’ Ucraina, cioè su un tema importante, ha tutto da guadagnare dai silenzi di Giorgia Meloni. Sono spazi interstiziali che aiutano il galleggiamento politico e che quindi  fanno comodo a tutti.

Per tornare all’esempio, la sinistra a parole appoggia l’Ucraina, mentre nei fatti si limita alle ridicole sanzioni economiche e alla vendita di armi che, per varie ragioni ( ad esempio obsolescenza e portata), non aiutano certamente Kiev a respingere i russi oltre i confini.

Quindi anche per la sinistra, va benissimo che Giorgia Meloni, per ora, si limiti soltanto a grandi dichiarazioni di principio. Si tratta di un atteggiamento che deriva ideologicamente dal pacifismo della sinistra.

Atteggiamento che però può consentire alla Meloni di andare a rafforzare, se non addirittura di assumere la guida, zitta zitta senza fare alcun rumore mediatico, della corrente politica filorussa. Di qui al rovesciamento delle alleanze de facto, attraverso ipocrite  forme di resistenza passiva, il passo potrebbe essere breve.

Esistono controindicazioni? Certamente. Una sinistra, veramente “atlantista”, come dice di ritenersi, dovrebbe invece non dare respiro a Giorgia Meloni sull’Ucraina. Perché, per ribadire la propria condivisione dei valori atlantici, Giorgia Meloni non si reca subito a Kiev per manifestare, anche simbolicamente, la propria scelta di campo? Questa è la domanda  da porre. E così dovrebbe essere per tutti  i grandi temi, per ora, elusi sul piano delle soluzioni pratiche.  Cosa significa, ad esempio,  che il caro bollette  è un obiettivo primario?  Esistono tanti metodi per affrontarlo. Dall'autarchia al libero mercato. Quali sono le soluzioni concrete scelte dal governo Meloni?  E così via...   

Va anche detto che la tecnica comunicativa di non far  capire all’avversario ciò che si vuole fare veramente, pur rassicurandolo sui principi, può rinviare al Principe di Machiavelli e alla grande scuola dell’inganno politico, che risale all’ Arthasastra di Kautilya, pensatore politico indiano. Oppure può rimandare all’impreparazione politica, nel senso che il silenzio indica che non si hanno le idee chiare, per varie ragioni, su ciò che si deve fare.

Il tempo rivelerà ciò che ha realmente in testa Giorgia Meloni. Premesso che la scelta di fondo resta sempre quella tra Machiavelli e la Commedia dell’arte. Tra Cesare Borgia e Pulcinella.

Comunque sia, nulla di buono per gli italiani. E per i valorosi amici ucraini.

Carlo Gambescia

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