giovedì 27 ottobre 2022

Abolire il tetto al contante? Non sia mai…

 


Perché le cose in Italia vanno male? Presto detto. Perché non si sa dove sia di casa la libertà, a partire da quella economica…

Esageriamo? Si noti come ha impaginato “Il Sole 24 Ore ” la “notizia” che il tetto al contante salirà. Sul fondo. Neppure si vede (*).

La Lega vuole farlo salire a diecimila euro. E anche su questo “Il Sole” minimizza, parla di tremila euro… Pertanto, sono le stesse imprese, di cui quotidiano milanese è l’importante portavoce, che approvano una misura liberticida.

Parola grossa?  Non lo è certamente  in un paese socialista o semisocialista, magari  senza saperlo,  come l’Italia.  Dove – attenzione – sapete come viene giustificata la misura dalla stessa Lega? In questo modo si aiutano i poveri che non hanno carte credito, eccetera, eccetera.

E si noti pure un’altra cosa. Il tetto non viene eliminato. Si allenta solo la briglia, un poco come il modello cinese del capitalismo di stato… Insomma siamo davanti a una specie di dibattito, quello italiano, tra socialisti e semisocialisti. O se si preferisce tra statalisti e semistatalisti. Detto altrimenti: abolire il tetto? Non sia mai.

Ecco il grande paradosso: una misura in linea con i principi del libero scambio (“Lasciar fare, lasciare passare”) e più in generale con i principi di libertà (“Sono io, libero individuo, che decido come pagare: o con carta di credito o in liquidi”), viene presentata come un provvedimento per la lotta la povertà, o comunque in suo aiuto.

Ovviamente, la sinistra, che considera ogni cittadino presuntivamente colpevole di evasione fiscale, è contraria. Ma la cosa è comprensibile, perché la sinistra è illiberale ontologicamente. Prima lo stato poi il cittadino.

Addirittura, come si legge oggi sul “Fatto”,“l’elevazione del tetto” del contante -neppure fosse il Santissimo- non può che aiutare, si dice, la mafia. E con il “prestanome”, magari influente e insospettabile, che muove miliardi sui canali digitali, come la mettiamo?

Riassumiamo: gli imprenditori snobbano la misura, perché puntano al bersaglio grosso del finanziamenti pubblici (si chiama do ut des: lo stato spenni pure il cittadino, purché non cessi di aiutare imprese decotte o quasi); la sinistra blatera  di aiuto alla mafia e all’evasione (si chiama anche “stato di polizia fiscale”); la destra, pur aprendo i cordoni della borsa, resta legata a una mentalità vincolistica (diciamo che è “diversamente” statalista).

In realtà la digitalizzazione dei pagamenti è un grande progresso. Non si può negarlo.

Il problema riguarda invece le sue modalità. Si deve lasciare che la società, composta di liberi individui provveda da sola, quindi liberamente,  a questa trasformazione. Come? Piano piano, permettendo che  le persone si abituino, per libera scelta,  fino al punto di apprezzarne la convenienza. Non si può invece ingessare tutto con provvedimenti dall’alto, statalisti, evocando il bene del popolo, tra l'altro entità fantastica,  perché, come si ripete, solo lo stato sa cosa è bene per il popolo.

Nel primo caso siamo davanti a un approccio liberale, nel secondo a un approccio statalista. Ci vuole tanto capirlo? Eppure…

Purtroppo, questa è l’Italia,  anno di grazia, 2022. Primo dell’ Era Meloni.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.giornalone.it/prima-pagina-il-sole-24-ore/ .

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