venerdì 28 ottobre 2022

Putin non farnetica

 


Sarebbe facile rubricare le parole di Putin sull’Occidente che vuole “cancellare la Russia” sotto la voce farneticazioni di un pazzo.

In realtà, Putin è tutt’altro che pazzo. Resta un politico calcolatore, freddo, che pesa ogni parola. Di sicuro non è un trascinatore, carismatico, roso da una passione ideologica sempre pronta a sconfinare nella follia geopolitica.

L’analisi del suo operato politico in Ucraina è molto semplice: Putin ha sbagliato i calcoli, sperava di farne un solo boccone, puntando sulla passività di Stati Uniti, Nato e Unione Europea, giudicati in disarmo morale, e invece le cose si rivelate molto più difficili del previsto. Di qui il suo disappunto e il conseguente rilancio di una guerra ideologica, rivolta a ricompattare la pubblica opinione russa, che anche nelle dittature non può mai essere messa del tutto a tacere. Questo atteggiamento spiega l’apparentemente ossessiva designazione ideologica dell’Occidente come capro espiatorio.

Ovviamente Putin dispone di un arsenale ideologico (il panslavismo) al quale attingere. come pure di potenti strumenti di propaganda e disinformazione per seminare divisioni in campo nemico, come si legge nei manuali ad uso dei servizi segreti e vertici militari. Manualistica che Putin conosce molto bene.

Pertanto in Occidente non si deve assolutamente fare il suo gioco, come ad esempio descriverlo come un pazzo che vuole la guerra atomica. Oppure raffigurare Putin come un uomo politico portato alla disperazione dal “bellicoso” atteggiamento atomico dell’Occidente nei riguardi di una Russia vittima dell’imperialismo euro-americano.

La principale differenza tra la Russia di Putin da una parte, e gli Stati Uniti di Biden e l’Europa di Macron e Scholz dall’altro, è che l’Occidente crede nella forza pacificatrice degli scambi economici, mentre la Russia crede nella forza costrittiva delle armi. Come provano due fatti: per un lato l’estrema ritrosia dell’Occidente euro-americano verso qualsiasi ipotesi di intervento militare diretto in Ucraina; per l’altro la decisione della Russia di aggredire militarmente uno stato sovrano di oltre quaranta milioni di abitanti.

Si dice che un intervento militare diretto della Nato in Ucraina provocherebbe una guerra atomica. Si rifletta su un punto importante: chi ha parlato per primo del pericolo di guerra atomica? Mosca. Che continua a usare l’arma atomica come uno strumento di minaccia verso l’Occidente se, come ripete continuamente, interverrà in armi, direttamente sul campo, in Ucraina.

La Russia, in realtà, teme di perdere una guerra convenzionale con la Nato, con tutte le negative conseguenze del caso per il regime. Guerra, che per il ritroso ( e non scontroso) Occidente, sarebbe circoscritta all’espulsione dai confini ucraini dell’invasore russo. Di qui la minaccia russa – minaccia, si badi – di ricorrere all’uso di armi atomiche per impedire  proprio questo genere  di sconfitta.

Pertanto, come abbiamo scritto più volte, quanto più l’Occidente – in particolare gli Stati Uniti – subirà la strategia russa della minaccia atomica per avere le mani libere sul campo della guerra convenzionale, la guerra in Ucraina si prolungherà, favorendo così il gioco della Russia, di dividere l’Occidente, scompaginare la sua pubblica opinione, trovarvi alleati anche politici. E tutto questo al prezzo di accrescere il rischio di dinamiche a spirale di tipo atomico.

Anche perché, la Russia – per tornare ai calcoli di Putin – sembra essere consapevole di non poter battere l’Ucraina senza provocare una escalation militare da parte della Nato. Alleanza, che, sua volta, non può escludere a priori, soprattutto se gli sviluppi militari verranno lasciati al puro svolgersi casuale ma concatenato degli eventi (Guglielmo Ferrero parlerebbe di “metafisica” degli eventi), l’uso di armi atomiche.

Che fare allora? In primo luogo, non replicare in alcun modo alle dichiarazioni propagandistiche di Mosca rilanciando scioccamente  sull’uso delle armi non convenzionali. In secondo luogo, prepararsi adeguatamente a una guerra convenzionale in Ucraina: la cosa che Putin teme più di ogni altra. In terzo luogo, la preparazione alla guerra non significa iniziare a sparare, ma più semplicemente, serve a far capire che gli scopi della guerra Nato sono circoscritti all’uso di armi convenzionali e alla liberazione dell’Ucraina dall’invasore russo.

Ecco cosa significa, ci riferiamo all’Occidente, puntare su una strategia di più largo respiro. Non il rispondere – semplifichiamo – alla propaganda di Putin con altra propaganda, perché in questo modo ci si abbandona al caso (la metafisica degli eventi) rischiando veramente la guerra atomica.

L’Occidente, proprio perché crede, anche giustamente, nella logica pacificatrice dello scambio economico, non riesce a capire che talvolta, purtroppo, al mercante deve sostituirsi il guerriero. Ovviamente senza esagerare, come abbiamo cercato di spiegare.

Per contro, sperare che la Russia prima o poi si stanchi e faccia marcia indietro, oppure che Putin, che ora viene definito un pazzo, “rinsavisca” e “capisca” la logica della pace, significa veramente rischiare la guerra atomica.

Piaccia o meno, la pace la si deve sempre volere in due. E la Russia è profondamente avversa per cultura e tradizione alla logica pacificatrice dello scambio economico.

Pertanto in questo triste e grave frangente, la scelta si riduce al tipo di guerra che si deve condurre contro la Russia e alla spiacevole considerazione che in questo caso la guerra non convenzionale si può solo evitare con la guerra convenzionale.

Fermo restando che non è neppure detto che Putin, se messo con le spalle al muro, riesca a respingere la tentazione di premere il bottone. Purtroppo il rischio esiste. Di qui il tragico dubbio amletico, perché si tratta di scegliere tra il subire gli eventi e in qualche misura il gioco di Mosca, o l’ agire per tentare di evitare il peggio, pur sapendo che dal punto di vista della guerra atomica  tutto potrebbe essere vano.

Carlo Gambescia

Nessun commento: