venerdì 14 ottobre 2022

La Russa eletto al Senato. Si comincia male

 


Per dirla francamente, lo psicodramma delle destre non cambia di una virgola la questione di fondo: che la seconda carica dello stato è un personaggio che non ha mai rinnegato solennemente e sinceramente il fascismo (*).

Ignazio La Russa è il classico fascista (neofascista, se il lettore preferisce) dei treni in orario. Un conservatore con un eccezionale fiuto del potere. Un “Gattopardo” che ha mollato il Cavaliere quando la barca affondava. Pertanto, nessuna nuova Marcia su Roma, ma tanto, anzi tantissimo, mitridatico veleno fascistoide. Si minimizza il fascismo per veicolarne meglio il messaggio antiliberale. In estrema sintesi: “io ti pago le bollette, tu in cambio mi dai il voto”. Tradotto: più sicurezza meno libertà. Ecco il nuovo pactum subiectionis, hobbesiano, tra le destre e gli italiani

Per capirsi, la stoffa è quella double face dei conservatori bastone e carota, che appoggiarono Mussolini fino al 25 Luglio e che poi provarono a sostituirlo, non con la democrazia, ma con la dittatura, diciamo soft, di Badoglio. Il lettore perciò prenda appunto: il fascismo liberale è un ircocervo, non è mai esistito né mai esisterà.

Proprio perché conservatore, La Russa non piace ai fascisti di sinistra: quelli della rivoluzione contro il capitale (si legga ad esempio, l’editoriale di oggi di Marcello Veneziani sulla “Verità”), quelli che si rifanno tuttora ai tragici e saltellanti guerrieri maori di Salò, nascosti dietro orripilanti maschere di guerre.

Tuttavia un fascista-conservatore come La Russa, “gattopardesco” è ancora più pericoloso per la democrazia liberale di un fascista-maori, tutto d’un pezzo, che auspica l’immaginifico sfondamento a sinistra, come poteva essere in passato un Pino Rauti,  con una sua, seppure torva, dignità intellettuale.

Per quale ragione? Perché la Russa, anche per le sue battute minimizzanti, gli ammiccamenti, il tono confidenziale da piano bar, piace ai conservatori di tutti i partiti, disposti, per interesse, a chiudere un occhio sui saluti romani e tutto il resto. Il che spiega, tra parentesi, i voti esterni alla maggioranza di destra che hanno promosso La Russa alla Presidenza del Senato.

Voti che hanno sostituito quelli di Forza Italia, e che sono presentati con ingenuità o superficialità dalla stampa moderata come lo storico superamento del conflitto fascismo-antifascismo. Magari…

In realtà la definizione di Giorgia Meloni (“È stato eletto un patriota”) sottolinea  un fatto molto importante:  che, idoelogicamente parlando,  il fascismo che usava accusare i suoi nemici di scarso o nullo patriottismo è invece ben presente nel Dna di Fratelli d’ Italia. Alla fin fine, conservatore o rivoluzionario, gattopardesco o maori, il patriottismo fascista è l’ultimo rifugio del mascalzoni.

Allora va lodato Berlusconi per non aver fatto votare ai suoi La Russa? Il Cavaliere non è diventato improvvisamente né antifascista né liberale. Ma più semplicemente voleva per Forza Italia la Presidenza del Senato. Tutto qui. Fascismo e antifascismo, liberalismo e antiliberalismo per Berlusconi sono pura e semplice merce di scambio.

Ora che succederà? Intanto alla Camera, Forza Italia potrebbe replicare. Sicché il candidato leghista, senza aiutino, rischia di essere bocciato.

Purtroppo, ci si deve abituare: sono le cicliche beghe interne alle destre, litigiose e prive di idee. Pronte soltanto ad approfittare del potere, appena agguantato. E per questo subito pronte a comportarsi, come nei famosi versi di Trilussa: “Famo l’ira de Dio!/ Ma appena mamma ce dice che so’ cotti li spaghetti/ semo tutti d’accordo ner programma”.

Quindi alla Camera le destre potrebbero ritrovare anche l’accordo.

Così è. Per ora. 

Perciò, comunque sia, come mi diceva ieri sera un caro amico, si comincia male.

Carlo Gambescia

(*) Ad esempio, senza sparare sulla croce rossa (ossia sulla lunga militanza di missina di La Russa), si provi a trovare nell’archivio di Openpolis, per gli ultimi anni, una sua dichiarazione antifascista. https://politici.openpolis.it/politico/486. Fatica sprecata.

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