mercoledì 5 ottobre 2022

Se non ci fossero gli Stati Uniti

 


Secondo il ben informato generale Petraeus, gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di puntare sull’escalation nucleare (*). Però, se Mosca decidesse di usare armi atomiche tattiche , gli Stati Uniti risponderebbero con un attacco, probabilmente missilistico, convenzionale, in grado di polverizzare le truppe e le navi di mosca in Ucraina e sul Mar Nero. Per inciso, comica, anzi tragicomica, la definizione uscita sui giornali – non si sa però a chi risalga – di “test atomico russo”…

Il rifiuto dell’escalation nucleare rappresenta un atto di responsabilità, soprattutto davanti alla storia: non saranno gli Stati Uniti, che da quasi ottant’anni si interrogano febbrilmente, proprio perché sono una democrazia, sulle tragedie di Hiroshima e Nagasaki, ad assumersi la responsabilità storica di aver premuto per primi il bottone rosso.

Invece, per tutti coloro che “spingono” per la pace e le trattative ad ogni costo, in cattiva come in buona fede, non si dovrebbe far nulla e lasciare che i russi usino l’atomica contro gli ucraini. Perché si dice, vigliaccamente, facendo torto alla storia e alla verità, alla libertà e alla democrazia, furono gli statunitensi a usarle per primi contro i giapponesi. Quindi raccolgono ciò che hanno seminato.

Quale sarebbe stata la sorte dell’Europa sotto il tallone del Asse Roma-Berlino-Tokio? Oggi, fortunamente, oggetto di romanzi ucronici?

E’ facile immaginarlo. Senza l’intervento degli Stati Uniti, l’Europa sarebbe diventata un protettorato del Reich. Come oggi, senza gli Stati Uniti, l’Europa lo diverrebbe di Mosca, dell’autocrazia russa.

Ciò che dovrebbe far riflettere – cosa che però non può stupire lo storico (“Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata”) – è l’egoistica stupidità dell'Unione Europea.  Che dinanzi a una crisi politico-militare, sul serio di carattere epocale, si preoccupa, di consumatori, bollette e “speculatori”, sorda a qualsiasi richiamo dell’onore, del coraggio e della difesa della libertà.

Si dirà che questa mattina stiamo esagerando: troppi paroloni, troppa retorica.

Anche a noi piacerebbe ridurre la scienza politica e sociale allo studio di una dinamica obiettiva tra forze, analoga a quella che caratterizza la scienza fisica quando studia i corpi pesanti. Studiare gli uomini in vitro: grande ideale. I nostri complimenti a coloro che vi riescono.

Il punto però è un altro: se dovessero vincere i russi che ne sarà di questo ideale? Gli spazi di obiettività che offre la democrazia liberale sono sicuramente maggiori di quelli messi a disposizione dall’autocrazia.

Proprio per questa ragione, riteniamo che il momento storico sia gravissimo. Anche se in Italia si preferisce chiacchierare della lista  ministri del prossimo venturo governo Meloni: fascistella fortunata e ambigua. Ieri, a proposito delle manovre atomiche russe, ha parlato di questioni complesse che impongono prudenza…

Se non ci fossero gli Stati Uniti, pur con tutti i limiti geopolitici mostrati dal colosso americano, l’Europa sarebbe già russa. Non siamo in grado difenderci, siamo divisi politicamente, viziati ed egoisti, e, cosa ancora più grave, il vento populista ha di nuovo gonfiato le vele di tutte quelle idee velenose, antiliberali, anticapitaliste, antiamericane che alimentarono il brodo primordiale della “tentazione fascista” tra le due guerre.

Però, non è detta l’ultima parola, secondo il generale Petraeus, gli Stati Uniti ci sono.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/ucraina-giorni-critici/ .

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