domenica 23 ottobre 2022

Veneziani, la “cappa” e Giorgia Meloni

 Marcello Veneziani, che ora si è inventato la “cappa”, teme che il peso insopportabile (così li vede) dei diritti civili, finisca per avvolgere opprimere e addirittura modificare geneticamente Giorgia Meloni: tramutarla – non sia mai – in una specie di Fini 2. Il famigerato, Badoglio 2, come da antica retorica neofascista.

Quale fu la colpa di Fini? Di aver tentato, seppure in modo zoppicante, di introdurre alcuni elementi di liberalismo in una destra organicista e reazionaria che non ha mai digerito le moderne libertà individuali. Come prova la morale del regime fascista, all’insegna di un reazionario Dio, Patria e Famiglia. Triade che, quando si dice il caso, caratterizza, e dichiaratamente, Fratelli d’Italia, sul piano dei valori da difendere e rilanciare. Come pure il pensiero di Veneziani. Tema al quale ha addirittura dedicato un libro.

In realtà, tanto più Veneziani e la destra neofascista, culturale o meno, difendono la tesi – semplificando – del badoglismo culturale, quanto più si allontanano da qualsiasi punto di approdo liberale.

Pertanto, il vero miracolo – altra parola non ci sovviene – sarebbe quello di una conversione liberale di Fratelli d’Italia. Non per fare un piacere alla sinistra – per servire il “sistema”, questa la formula preferita – ma per fare un piacere a se stesi e  a quell’Italia che Giorgia Meloni dichiara di non voler dividere in nuovi guelfi e nuovi ghibellini.

Rifiutare il liberalismo, che nei suoi prolungamenti pratici, piaccia o meno, è anche libertà di sposarsi, non sposarsi, divorziare, fare o non fare figli, amare e vivere con chiunque si desideri, eccetera, eccetera, significa rifiutare la lezione del 1945. E per andare ancora più indietro quella delle grandi rivoluzioni liberali dei diritti succedutesi dal diciassettesimo secolo, a cominciare da quelle inglesi. Rivoluzioni gelosamente difese nell’ultima guerra mondiale contro la barbarie organicista del nazifascismo.

Che poi la sinistra abusi e legiferi troppo è un fatto. Ma ciò non deve mai implicare il rifiuto della modernità liberale in nome di un patriarcalismo premoderno come quello racchiuso nei valori di Dio, Patria e Famiglia, soprattutto se coniugati in chiave fascista: come obbligo di mettere al mondo più soldati possibili, pronti a morire in nome di Dio e di quell’ Idea di nazione in armi alla quale la destra neofascista non ha mai rinunciato.

In realtà, la cappa evocata inconsapevolmente da Veneziani è lo statalismo. Purtroppo sposato dalla sinistra e dalla destra. Veneziani, in odio alla sinistra, si rifiuta di guardare nel suo “giardinetto” culturale.

Detto altrimenti: il voler legiferare su tutto, fino a uccidere ogni libertà a colpi di leggi, regolamenti, circolari e divieti. Ovviamente, come ripetono destra e sinistra, lo si fa per il bene dei cittadini, che però così vengono trattati come bambini incapaci di intendere e di volere.

Il liberalismo è l’esatto contrario dello statalismo. Non è una cappa. Se proprio di cappa si deve parlare la si deve ricondurre all’individualismo protetto, di tipo welfarista, condiviso purtroppo dalla destra e dalla sinistra.

Per capirsi, si gioca a monopoli con i valori: la sinistra vuole obbligare le persone ad essere libere. Di qui una legislazione fin nei dettagli della vita personale, che culmina però nel suo contrario: nella tirannia burocratica. La destra, da par suo, vuole imporre valori retrogradi. Di qui una legislazione, che vuole cancellare la legislazione della sinistra. Quindi altrettanto dettagliata. Altra tirannia burocratica.

Perciò se la sinistra commette un errore (statalismo) la destra ne commette due (valori retrogradi + statalismo).In realtà l’autentica “cancel culture” è quella della destra, che vuole cancellare almeno quattro secoli di rivoluzioni liberali.

L’essenza della tentazione fascista, di cui spesso parliamo (*), è nel rifiuto della modernità liberale. Si tratta di umori, idee, atteggiamenti organicisti, che vanno oltre gli aspetti folcloristici del fascismo. Del resto si tratta di un’ impostazione ideologica, come Veneziani sa bene, che rimanda a Julius Evola e ad altri pensatori tradizionalisti minori del Novecento (ma si potrebbe risalire a de Maistre e Bonald, ai critici dell’Illuminismo), che scorgevano nel fascismo soltanto una modesta reincarnazione transeunte, dello spirito di una Grande Tradizione, nemica della modernità liberale.

Veneziani, conosce bene Evola, la Meloni probabilmente, molto meno, forse per nulla, però come dicevamo si tratta di suggestioni che tuttora circolano velenosamente in quell’ambiente.

Pertanto, Giorgia Meloni, dovrebbe fare l’esatto contrario di ciò che consiglia Marcello Veneziani: governare il meno possibile e lasciare che ognuno di noi, ovviamente nel rispetto della libertà altrui, faccia della propria vita ciò che desidera: laisser faire, laisser passer…

Giorgia Meloni ha dichiarato che vuole riformare la Costituzione? Perfetto, allora si cominci dall’articolo 1. Lo si riscriva così: “L’Italia è una Repubblica fondata sulla Libertà”.

Carlo Gambescia

(*) Qui ad esempio: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/una-cultura-nemica-della-ragione/ .

 

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