venerdì 1 maggio 2015

Expo 2015
Piano con il buonismo...


Non siamo contrari all' Expo. Le proteste anticapitaliste dei soliti idioti (non quelli del cinema) ci danno piuttosto fastidio.  Ma, a dirla tutta, troviamo altrettanto irritante il buonismo (Pareto avrebbe parlato di umanitarismo)  che ammanta quella che, sostanzialmente, come è giusto che sia, resta un’importante operazione di rilancio  economico dell’Italia. E ad alto livello. 
Che significa nutrire il pianeta? Chi paga? (*) Il buon vecchio Milton Friedman scriveva, magari esagerando, che nessun pasto è gratis.  Cioè,  ogni cucchiaio di minestra che si porta alla bocca (il consumo)   ha dietro di sé  una catena economica  (produzione e distribuzione),  esito  di una continua  compensazione tra partite attive e passive.  Il processo è circolare: quello che per alcuni è un costo per altri è una rendita, un profitto, un salario, e così via.  Non esistono partite gratuite. A meno che, come nei regimi a economia di comando, il potere politico, spesso incarnato dal partito unico, spogli alcuni (magari eliminandoli fisicamente) per vestire altri.
Ecco la lezione che dovrebbe passare. Insomma, piano con il buonismo...
Si dirà,  l’umanitarismo,  può servire,  anche dal punto di vista del realismo politico,  a  legittimare e rendere appetibile il processo economico sopra  ricordato.  Giustissimo. Guai però a creare troppe aspettative. A promettere ciò che  non si può mantenere.  Quando le attese restano tali, i regimi politici rischiano di perdere credibilità. Perdita che nel tempo, inevitabilmente, incrina le basi dell’ubbidienza sociale. E nel nostro caso, addio democrazia, imperfetta quanto si voglia, ma democrazia.
Per "modernizzare" (e andare oltre)  Machiavelli,  il Principe, anche quello "democratico",  non va né amato né odiato, ma “creduto”.  E promettere di “nutrire il pianeta” non aiuta…


Carlo Gambescia


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