martedì 5 maggio 2015

Morale e Politica
Una doppia lettura dell’Italicum



L’approvazione dell’Italicum può essere una  buona occasione per spiegare agli amici lettori la differenza tra   approccio moralistico e  approccio realistico alla politica.
Dal punto vista moralistico (del virtuismo democratico), l’Italicum  non rispetta il criterio della maggioranza della “metà + 1” dei voti   Il che spiega  i paralleli a pioggia tra Renzi  e  Mussolini, similitudini che pur oltraggiando i libri di storia,  fanno parte della retorica della politica, sono idee-forza   per accendere gli animi.  Tuttavia,  chiunque conosca  la letteratura scientifica in argomento, sa benissimo che non esiste sistema elettorale perfetto: se lo è su quello della rappresentanza poi non lo è su quello della governabilità. E viceversa. Quindi bisogna mediare. Del resto, come è noto,  anche  l’applicazione ferrea del principio di maggioranza, in ultima istanza, può condurre, come ogni altra forma di virtuismo, alla tirannide.  
Dal punto di  vista politico,  l’Italicum invece è una buona legge.  Che tiene conto della frammentazione italiana, senza però premiarla eccessivamente (come nel proporzionale puro), vieta le coalizioni, rissose e inconcludenti (come nel maggioritario nostrano), offre, per  ora al Pd, ma anche agli altri  partiti ( nel caso immediato a M5S), se capaci di organizzare il consenso, la possibilità di vincere, rispettivamente,  al primo e/o al secondo turno. E visto che siamo in democrazia, di ripresentarsi  alle successive elezioni, eccetera, eccetera. Questo lo zoccolo duro (il resto, preferenze bloccate o meno e quote di genere, riguarda la parte ornamentale della politica).
In una democrazia liberale matura, se ci si perdona  l’espressione, invece di gridare alla dittatura a ogni piè sospinto e tirarsi vicendevolmente inutili palle di merda (che fanno male  solo alle istituzioni),  ci si dovrebbe organizzare politicamente (con programmi, antitetici chiari e precisi) per vincere le elezioni. E non delegittimare gli avversari, assumere stupidi atteggiamenti teatrali,  confondendo gli elettori.  
Ma così è. Che dire?  Continuiamo a farci del male.

Carlo Gambescia
 

     

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