Morale e Politica
Una doppia lettura dell’Italicum
L’approvazione dell’Italicum può
essere una buona occasione per spiegare
agli amici lettori la differenza tra
approccio moralistico e approccio
realistico alla politica.
Dal punto vista moralistico
(del virtuismo democratico), l’Italicum
non rispetta il criterio della maggioranza della “metà + 1” dei voti Il che spiega i paralleli a pioggia tra Renzi e
Mussolini, similitudini che pur oltraggiando i libri di storia, fanno parte della retorica della politica, sono idee-forza per
accendere gli animi. Tuttavia, chiunque conosca la letteratura scientifica in argomento, sa
benissimo che non esiste sistema elettorale perfetto: se lo è su quello della rappresentanza
poi non lo è su quello della governabilità. E viceversa. Quindi bisogna mediare.
Del resto, come è noto, anche l’applicazione ferrea
del principio di maggioranza, in ultima istanza, può condurre, come ogni altra
forma di virtuismo, alla tirannide.
Dal punto di vista politico, l’Italicum invece è una buona legge. Che tiene conto della frammentazione italiana,
senza però premiarla eccessivamente (come nel proporzionale puro), vieta le
coalizioni, rissose e inconcludenti (come nel maggioritario nostrano),
offre, per ora al Pd, ma anche agli
altri partiti ( nel caso immediato a
M5S), se capaci di organizzare il consenso, la possibilità di vincere, rispettivamente, al primo e/o al
secondo turno. E visto che siamo in democrazia, di ripresentarsi alle successive elezioni, eccetera, eccetera.
Questo lo zoccolo duro (il resto, preferenze bloccate o meno e quote di genere,
riguarda la parte ornamentale della politica).
In una democrazia liberale
matura, se ci si perdona l’espressione,
invece di gridare alla dittatura a ogni piè sospinto e tirarsi vicendevolmente
inutili palle di merda (che fanno male solo alle istituzioni), ci si dovrebbe organizzare politicamente (con
programmi, antitetici chiari e precisi) per vincere le elezioni. E non
delegittimare gli avversari, assumere stupidi atteggiamenti teatrali, confondendo gli elettori.
Ma così è. Che dire? Continuiamo a farci del male.
Carlo Gambescia
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