mercoledì 27 maggio 2015

Una puntualizzazione sul referendum irlandese e sul matrimonio gay
Costruttivismo vs Spontaneismo?



Il mio post  sul sì irlandese ai matrimoni gay ha suscitato un interessante, vivace e tutto sommato civile dibattito (*).  Che tuttavia, come capita su Fb, si è “sfilacciato” in corso d'opera.  Per quale ragione?  Perché si è usciti dal  “seminato”  sociologico (descrittivo)  per andarsi a incagliare  in quello etico (normativo).  Vorrei invece qui dimostrare che il "livello" sociologico consente di porre alcuni problemi  fondamentali,  sui quali è necessario riflettere.
Piccola premessa: sul piano sociologico, possiamo individuare due precisi approcci alla conoscenza e all’’agire sociale,  costruttivismo e  spontaneismo.
L’approccio costruttivista, come dice la parola stessa,  non crede nell’autonomia del sociale: la società non è un farsi (da sola) ma un fatto  (calato dall’alto). Ciò che è bene per il singolo  viene deciso e implementato dall’alto verso il basso.
L’approccio  spontaneista, come dice il termine stesso,  si fonda sull’autonomia del sociale: la società è un farsi, attraverso un processo evolutivo-selettivo. Ciò che è bene per il singolo viene deciso e veicolato dal basso verso l’alto.        
Diciamo che l’approccio costruttivista, sul piano economico, corrisponde all’economia di comando mentre  lo spontaneista alla mano invisibile.
Ora, dietro le culture (opposte) che si scontrano sui matrimoni gay, quali tipi di approcci è possibile individuare?
Siamo dinanzi a due visioni costruttiviste?  Fino a un certo punto.  Perché ad esempio la cultura  di genere  indica nel divenire sociale  la riprova delle trasformazioni avvenute circa il giudizio delle persone sulle famiglie omo  Tuttavia, anche la cultura avversa,  ad esempio la cattolica, designa  nel divenire sociale, la  prova provata   dell’impermeabilità della famiglia etero.
Allora?  Diciamo che sono due costruttivismi che  si dichiarano interpreti ultimi ( o "utilizzatori finali") dello spontaneismo sociale.  Un mix di  costruttivismo-spontaneismo.  Detto altrimenti, il processo evolutivo-selettivo del sociale (spontaneismo) viene in qualche modo piegato all’implementazione dall’alto (costruttivismo).
Stando così le cose, dare ragione agli uni o agli altri resta questione di valori e credenze personali nel senso ( e significato) della storia.  Anche se - onestamente -  va fatta un’osservazione, di non secondaria importanza.  Il costruttivismo  allo stato puro  non gode di buona fama, soprattutto nella nostra epoca ( come mostrano gli  orrori del totalitarismo), dove i poteri dello stato tendono a dilatarsi in misura crescente, favoriti dallo sviluppo  tecnologico e  supportati dal principio di legittimità democratica ancorato al voto di maggioranza.
Di qui,  la necessità di tutelare le minoranze dissenzienti, evitando derive costruttiviste.  Ma come? Si pensi al referendum irlandese,  i vincitori  lo considerano  una specie di giudizio di dio, inappellabile, come  quelli medievali.  Già  Tocqueville, come è noto,   mise in guardia  contro i pericoli insiti nella  tirannia della maggioranza. Però,  si dirà,  meglio  i voti che le pallottole.  Giusto. Tuttavia si dovrebbe avere il buon senso (penso alle élite dirigenti) di non forzare, di evitare le forti contrapposizioni e soprattutto di non  porre - un minuto prima o un minuto dopo -  la macchina statale dei diritti al servizio, per così dire, dello  spoils system dei vincitori.  Per contro si dovrebbe confidare  nella spontaneità del sociale e nella capacità dei singoli di capire liberamente, senza interventi dall’alto e politicizzazioni, ciò che è bene per se stessi. 
Si tratta di un processo più lento, complicato, e in definitiva  più  liberale.


             Carlo Gambescia   


Nessun commento:

Posta un commento