Il libro della settimana: Michel Houllebecq, Sottomissione, Bompiani 2015, pp. 252, Euro 17,50 (recensione a
cura di Teodoro Klitsche de la
Grange ).
http://www.bompiani.eu/libri/sottomissione/ |
Questo romanzo è
distopico. Si ambienta in una Francia con un Presidente musulmano eletto, per
accordi di partito, nella Nazione simbolo della rivoluzione borghese. La
descrizione della società occidentale moderna è puntuale: ed è difficile
distinguere, se non per l’inefficienza pubblica italiana, la Francia del 2022
dall’Italia del 2015. E’ ispirato, come in altri romanzi di Houllebecq, da una
visione nihilista della tarda modernità.
Il protagonista è un
professore universitario solo (si direbbe disperatamente – ma non è così): in
fondo si è adattato alla sua condizione di solitario, che da quindici anni non
vede i genitori, è scapolo e dedito a rapide avventure con le proprie
studentesse. Miryam, un’allieva ebrea che pare interessargli di più anche che
per la sua abilità nel sesso orale, scappa con i genitori e va a vivere a Tel
Aviv non appena si profila la vittoria del candidato musulmano. Rimasto ancora
più solo il protagonista fa un giro nel sud della Francia: capita in un antico
luogo di pellegrinaggio, Rocamadour “uno dei più famosi della cristianità”
frequentato nel Medioevo da Re e Santi.
Alla vista della statua
della Madonna si accorge che “ben altro
si rappresentava, in quella statua severa, rispetto all’attaccamento a una
patria, a una terra, alla celebrazione del coraggio virile del soldato; o anche
al semplice desiderio infantile di una madre. Lì c’era qualcosa di misterioso,
di sacerdotale e di regale che Péguy non era in condizioni di capire..”.
Tornato a Parigi e dopo
essersi dimesso dall’Università, François, il protagonista, ci ripensa e dopo
un lungo colloquio col nuovo Rettore (musulmano) della Sorbona, comincia a
pensare di rientrare in servizio e convertirsi. Alla fine diviene musulmano.
Il romanzo è stato
giudicato – ed è evidente - una
descrizione critica del nihilismo occidentale: la narrazione di Houllebecq è
un’inequivocabile rappresentazione della decadenza della società contemporanea.
La causa del cambiamento
(la Francia
che diventa gradatamente musulmana) non è tanto la quantità degli immigrati o
il fascino della religione islamica, ma che la civiltà occidentale abbia
esaurito ogni capacità (pubblica, in primo luogo, ma anche privata) di coesione,
aggregazione e motivazione sociale.
L’umanesimo occidentale,
nella sua forma terminale ha un effetto demolitorio del “pubblico” ossia della comunità, della di essa
rappresentazione e della sua forma istituzionale: l’uomo non è più tale ma
consumatore/contribuente/cittadino. Rivela ciò da un lato la descrizione nel
romanzo dei centri commerciali e dei supermercati e di come cambino gli uni e
gli altri dopo la vittoria del candidato musulmano, di guisa che il primo
sintomo sensibile dello “changement” è quello: “l’abbigliamento femminile si è trasformato: le donne erano tutte in
pantaloni. Il rilevamento delle cosce femminili, la proiezione mentale tesa a
ricostruire la fica nella loro intersezione, processo il cui potere di
eccitazione è direttamente proporzionale alla lunghezza delle gambe scoperte…
gonne e vestiti erano scomparsi. Ma il consumatore è necessariamente un
contribuente-amministrato (più che cittadino). Sempre al ritorno a Parigi
François trova la buca della posta “zeppa di varie comunicazioni amministrative,
alcune delle quali avrebbero richiesto una risposta rapida. Il mantenimento di
una vita amministrativa corretta esige una presenza pressoché costante, ogni
spostamento prolungato rischia di mettervi in crisi con questo o quell’altro
organismo, sapevo che mi sarebbero stati necessari diversi giorni di lavoro per
rimettermi in carreggiata” che è un
piccolo gioiello sul tipo di rapporto intercorrente e pervasivo tra lo Stato
amministrativo e l’utente. Nel contempo il contribuente - amministrato è sempre
meno cittadino: il Presidente musulmano è espressione di una minoranza ed è eletto per accordi tra i politici.
L’Europa destinata ad inglobare la
Francia non ha i connotati istituzionali di democrazia. Il lato attivo del rapporto di cittadinanza è
venuto meno. L’opinione pubblica è manipolata in misura crescente “mi rendevo tuttavia conto, e oramai da anni,
che lo scarto crescente, divenuto abissale, tra la popolazione e chi parlava in
suo nome, politici e giornalisti, era destinato a portare a qualcosa di caotico, violento e imprevedibile”.
Mancando una politica
“forte” e vincoli comunitari sentiti il rapporto governanti/governati è
soprattutto quello burocratico - amministrativo. Ma ciò priva di senso la vita
pubblica più ancora di quella individuale: uno Stato ridotto ad
esattore/amministratore è la realizzazione di quello che Tocqueville chiamava
il dispositivismo mite e descriveva efficacemente, anticipando Houllebecq “vedo una folla innumerevole di uomini simili
ed uguali che non fanno che ruotare su sé stessi, per procurarsi piccoli e
volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive
per conto suo ed è come estraneo al destino di tutti gli altri.” Il lungo
colloquio di François col rettore della Sorbona Rediger (che lo convince a
convertirsi) è decisivo. Sostiene Rediger che solo in Occidente Dio è morto
“nel resto del mondo è in nome di tali questioni che gli esseri umani muoiono,
si uccidono, scatenano guerre sanguinose, e questo sin dalle origini
dell’umanità: è per questioni metafisiche
che gli uomini si battono”. Occorre trovare un “mezzo per uscire
dall’umanesimo ateo”: questo mezzo è l’Islam, dato che l’Europa è già da un
secolo in decadenza “Quell’Europa che era il massimo della civiltà umana si è
letteralmente suicidata nel giro di qualche decennio… e allora, da un capo
all’altro dell’Europa, ecco i movimenti anarchici e nichilisti, l’appello alla
violenza, la negazione di ogni legge morale”. Ma più ancora l’esito del
romanzo, la conversione di François, ricorda la concezione di un altro
intellettuale francese, il grande giurista Maurice Hauriou.
Si può leggere,al
riguardo, questo romanzo come una delle opere sulla “morte di Dio”; ossia sulle
conseguenze dissolutorie per la comunità della perdita del sentimento
religioso. Hauriou scriveva oltre un secolo fa che i fattori di decadenza
sociale sono due: il denaro e lo spirito critico. Oggi avrebbe scritto il consumismo e il
relativismo (o il nihilismo) adattandosi alla terminologia corrente ed alle
relative sfumature di senso. Al termine di un’era (di una civiltà o una
cultura, avrebbero sostenuto Toynbee o Spengler) il rinnovamento (l’inizio di
una nuova era) avviene per due fattori di ricostruzione: la migrazione dei
popoli e il rinnovamento religioso. Tale tesi ricorda proprio lo svolgimento
del racconto di Houllebecq: la migrazione dei popoli (l’immigrazione musulmana
è largamente minoritaria ma lo erano anche i Franchi e i Burgundi che
occuparono la Gallia )
e la conversione del protagonista. Anche perché, ritiene uno dei personaggi, i
musulmani non possano abbracciare l’ateismo, e aborriscono la mancanza di una
religione. Contrariamente a quello che molti credono, la perdita del sentimento
e della identità di una comunità non può essere colmata da uno scetticismo
dilettantesco (come lo definisce Hauriou). A ricostituire l’appartenenza e la
solidarietà comunitaria può essere non “l’abolizione” del sacro, ma solo una
rinnovata credenza in questo. Una nuova religione con innovante senso del
sacro; il che cementa l’esistenza e la conservazione dell’ordine comunitario.
Che si possa fare a meno di ciò, non solo Hauriou ma anche René Girard, tra gli
altri, lo ritengono impossibile, perché la fede nell’assoluto fa parte della
natura umana, così come l’assoluto c’è in ogni ordine politico (sovranità).
Quindi uno scetticismo “ideologico” non può fondare e mantenere una comunità,
al contrario di quanto pensano in tanti.
Sempre Rediger dice al
protagonista, parlando di Histoire d’O, che tale racconto è percorso da una «passione,
da un afflato che trascina. “È la sottomissione”….. L’idea sconvolgente e semplice, mai espressa con
tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella
sottomissione più assoluta… per me c’è un rapporto tra la sottomissione della
donna all’uomo come la descrive Histoire
d’O e la sottomissione dell’uomo a Dio come la contempla l’Islam”». È la
sottomissione che salvaguarda l’ordine sociale.
Nel complesso una distopia “politologica”, o meglio
teologico – politica:
da una fede si passa
solo ad un’altra fede, se si vuole andare da un tipo di comunità a uno diverso.
Senza fede non c’è comunità politica.
Teodoro Klitsche de la
Grange
Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore del
trimestrale di cultura politica “Behemoth" ( http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi
libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il
Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003),
L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009), Funzionarismo (2013).
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