Il sogno europeo, anamnesi e diagnosi in breve
Per chi suona la campana
di Roberto Buffagni
Il 9 maggio, lo scrittore Emanuele Trevi (nella foto) ha pubblicato un articolo
sul “Corriere della Sera”.[1].
L’articolo comincia così:
“Cercavano
droga, gli agenti dell’enclave spagnola di Ceuta, insospettiti dal nervosismo
di una ragazza marocchina che trascinava alla frontiera un trolley riempito di
qualcosa di pesante. Ma i raggi X del posto di controllo hanno rivelato
l’impensabile: un bambino di otto anni, di origine ivoriana, raggomitolato in
posizione fetale in quell’utero di dura plastica dotato di manico e rotelle.
Fallito il tentativo, si è presentato alle autorità il padre, lui munito di
regolari documenti.”
Sapendo che Trevi è un intellettuale di sinistra, il lettore
si attende che l’articolo prosegua deprecando razzismi e populismi, invitando
all’accoglienza, lodando i benefici del multiculturalismo, etc.
Non è così. In una trentina di righe, da questo fatto di
cronaca Trevi ricava: a) una lettura simbolica ed escatologica dei flussi
migratori b) i lineamenti di una teologia civile dell’Unione Europea c) i
prolegomeni di una filosofia della storia d) una profezia apocalittica di
salvazione intramondana.
Trevi ci fa dunque un regalo prezioso. Ci presenta, in forma
compatta e sintetica, la completa sintomatologia di un grave morbo spirituale:
lo gnosticismo politico. Oggi, questo nòsos
si manifesta in forma di progressismo, come ieri si è manifestato in forma
di comunismo, nazismo, puritanesimo, catarismo, etc.
Secondo il medico che per primo l’ha isolato e diagnosticato[2],
il morbo nasce da una trasposizione sul piano immanente dell’eschaton cristiano. La trasposizione è motivata
dalla reazione patologica a un’esperienza universalmente umana: l’orrore di
fronte all’esistenza, e il desiderio di fuggirne. Il cristianesimo sdivinizza,
“disincanta” il mondo naturale e storico. Quando la fede cristiana nella
trascendenza si eclissa, il disperante vuoto di senso che si spalanca nel mondo
viene riempito dalle gnosi: che prendono forma politica qualora le società non
trovino più sufficiente legittimazione nel loro ethos tradizionale, e sentano il bisogno di un’efficace, coesiva teologia
civile. Lo gnosticismo politico non commette soltanto un errore teorico in
merito al significato dell’eschaton
cristiano. In conformità a questo errore, le ideologie gnostiche e i movimenti
che le traducono in azione politica interpretano una concreta società e
l’ordine che la regge come un eschaton;
e dando una lettura escatologica di concreti problemi sociali e politici,
fraintendono la struttura della realtà immanente: cioè sognano quando sarebbe
indispensabile essere ben desti. In particolare, il sogno gnostico oscura e
rimuove la più antica acquisizione della saggezza umana: che ogni cosa sotto il
sole ha un inizio e una fine, ed è sottoposta al ciclo di crescita e decadenza;
che insomma tutto, nel mondo immanente, è governato dal limite. Gli errori in
merito alla struttura del reale hanno serie conseguenze pratiche: è cosa ben
nota, ma come segnalava Hegel, ciò ch’è ben noto non per questo è ben compreso.
Vediamo i sintomi del morbo come ce li presenta il testo di
Trevi. Le sottolineature sono mie.
“questo sì che è un simbolo dei nostri tempi… A differenza della maggior
parte delle immagini, il simbolo è dotato di un eccesso di energia, che non si
lascia esaurire dalla sua semplice decifrazione…Lo si potrebbe definire come un discorso che porta avanti un’idea e
insieme il contrario di quell’idea: senza che una prevalga o annulli
l’altra”
Un discorso “che porta avanti un’idea e insieme il contrario
di quell’idea senza che l’una prevalga o annulli l’altra” non è, propriamente, un
simbolo, ma un mistero o un dogma religioso: ad esempio, la compresenza di
natura umana e divina nel Cristo, o la Presenza Reale
nell’Eucarestia. Segnalo di passaggio che la sincera emozione di Trevi – che sa
scrivere - gli fa allentare il controllo sul linguaggio (la formulazione è
confusa, c’è un errore di grammatica).
Nel brano seguente, il centro di gravità del testo (sempre
mie le sottolineature):
“La cosa che più assomiglia al fermo immagine sul monitor della polizia
di frontiera di Ceuta in effetti è una di quelle ecografie che si fanno a
intervalli regolari durante una gravidanza, per controllare che tutto proceda
bene. Come i feti dei nascituri, anche il bambino nel trolley sembra immerso in
una specie di liquido amniotico, dove aspetta il suo momento. E quello che suo
padre desiderava per lui non era nient’altro che una seconda nascita,
che avesse il potere di correggere l’errore della prima. Perché non
ha senso nascere dove non è possibile vivere.”
Stiamo leggendo la parafrasi/adattamento (credo
inconsapevole) di uno dei brani più immediatamente escatologici del Vangelo di
Giovanni[3],
il dialogo notturno fra Gesù e Nicodemo:
“C'era tra i farisei un uomo
chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. 2 Egli andò da Gesù, di notte, e gli
disse: «Rabbi, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può
fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». 3 Gli rispose Gesù: «In verità,
in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di
Dio». 4 Gli disse Nicodemo: "Come può un uomo nascere quando è vecchio?"
Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”.
La sovrapposizione (la fusione/confusione) tra il brano evangelico
e la narrazione del fatto di cronaca è totale, fino ai dettagli: basta
confrontare le frasi che ho sottolineato nei due testi.
“Come il bambino del trolley tutti coloro che arrivano qui, o vengono
respinti alle frontiere, o muoiono nel tentativo, tutti questi esseri umani,
senza eccezione, cercano questa seconda nascita. Sono milioni, e
probabilmente non c’è legge o forza umana capace di ostacolarne o impedirne
l’arrivo. Perché se la volontà di un singolo è soggetta a tutte le
incertezze e i cambiamenti, la volontà di una moltitudine è come un vento o
una marea.”
5 Gli rispose Gesù: «In verità,
in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare
nel regno di Dio. 6 Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato
dallo Spirito è Spirito. 7 Non ti meravigliare se ti ho detto: dovete rinascere
dall'alto. 8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di
dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”
Il fatto storico, molto reale, dell’immigrazione, diventa
dunque un fatto escatologico. Trevi ne trae le conseguenze logiche:
“Presto ci accorgeremo che non aveva nemmeno senso nutrirne
un’opinione, che si trattasse del nobile ideale dell’accoglienza o della turpe
invocazione delle cannoniere. Che importanza ha ciò che si pensa
dell’inevitabile? Guardate il bambino del trolley, che aspetta di correggere
l’opera della natura con un po’ di cibo e di dignità, e rassegnatevi
all’impotenza del pensiero, delle ideologie. Nessuno potrà impedirgli di
rinascere. Potrei aggiungere che è giusto che sia così, ma questa è solo
una mia opinione. È così e basta.”
Come la
Grazia divina, l’immigrazione “corregge la natura” - che ha
dato al bambino ivoriano “una prima nascita” che di per sé “non ha senso” - con
una “seconda nascita”. Nessuno potrà impedire agli immigrati “di rinascere”,
perché quis ut Deus? Naturale poi che
dobbiamo rassegnarci “all’impotenza del pensiero, delle ideologie” (ideologie e
pensiero divengono sinonimi al cospetto della maestà dell’eschaton che solvet saeclum
in favilla). “E’ così, e basta.”
Naturalmente, non è così e non basta. Gli immigrati non
cercano una seconda nascita o se la cercano non la troveranno mai così; la natura
non si lascia correggere tanto facilmente: naturam
expellas furca, tamen usque recurret; l’Europa non è mai stata, non è, né mai
sarà il regno di Dio; le leggi e le forze umane possono eccome favorire o
impedire l’immigrazione; la volontà di una moltitudine non è “come un vento o
una marea” che nessuno può arrestare: al contrario, se non è organizzata
politicamente si può star certi che non caverà un ragno dal buco; il pensiero e le ideologie sono tutt’altro che
sinonimi e tutt’altro che impotenti, e anzi influiscono direttamente e
indirettamente sulle vicende storiche, immigrazione compresa; l’inserimento di
milioni di stranieri presenta problemi enormi agli autoctoni, e ha senz’altro
conseguenze altrettanto enormi da valutare prudentemente, quali che siano i
provvedimenti che poi si vorranno mettere in atto.
Nella chiusa imperativa del testo di Trevi: “E’ così, e basta” si manifesta allo
stato puro il tratto più caratteristico (e più disastroso) dell’errore
gnostico. L’accecamento di fronte alla realtà diventa una questione di
principio. Immediata conseguenza: lo gnostico vuole ottenere un effetto, e ne
ottiene un altro diametralmente opposto. Del baratro tra intenzione e
risultato, però, lo gnostico non incolperà mai se stesso e il suo sogno:
incolperà sempre gli altri, o la società nel suo insieme, che non si comportano
secondo le regole in vigore nel suo profetico mondo di sogno.
L’Unione Europea come regno di Dio, dove milioni di uomini
cercano una seconda nascita che corregga l’errore della prima… il
Tausendjähriges
Reich, dove, riscattandosi dall’umiliazione della sconfitta e della
contaminazione razziale, il popolo germanico trova il suo Lebensraum e rinasce
a seconda vita come Herrenvolk …il Comunismo, dove termina la preistoria
segnata dalla sanguinosa lotta delle classi, e l’umanità, ponendo termine alle
sue divisioni, rinasce a seconda vita entrando nella sua vera e propria storia, la storia della libertà... For Whom the Bell Tolls Mr. Trevi?
Roberto Buffagni
[1] http://www.corriere.it/esteri/15_maggio_09/quel-bambino-trolley-che-cercava-europa-sua-seconda-nascita-975f1232-f610-11e4-a548-cd8c68774c64.shtml
[2]
Eric Voegelin. Vedi ad esempio, per una trattazione sintetica, Eric Voegelin, Modernity without Restraint, in Collected Works of E.V., vol. V,
Columbia and London: University of Missouri Press, 2000.
[3]
Gv. 3, 1-13
Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...
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