martedì 27 settembre 2022

Rambo 2. La vendetta

 


Certa destra giornalistica irride la sinistra sconfitta, e in modo pesante, con battute da bar sport. Si vedano ad esempio le aperture di “Libero” e del “Giornale” (rispettivamente: “Come rosicano” e “Belli Ciao”). Titolazione che non contribuisce alla diminuzione della tensione politica (*). Insomma, come al cinema, “Rambo 2. La vendetta”.

Si dirà che anche la sinistra, sempre pronta ad evocare i fantasmi del fascismo fa la sua parte. Che, insomma, provoca…

In realtà, la provenienza missina, quindi neofascista, di Fratelli d’Italia è rivendicata da Giorgia Meloni. Come dimenticare l’elogio della Fiamma? Certo si dirà che il giro politico è lungo e che ormai sono passati dal 25 luglio quasi ottant’anni. Quindi inezie. Però, stando alle cronache, sembra che il folclore neofascista da quelle parti colpisca sempre. Come pure, cosa ancora più grave, certo nazionalismo-autarchismo, che prima o poi – si pensi alle cosiddette  trattative sugli adempimenti legati al  Pnrr – tornerà a galla.

In realtà, cosa sfuggita anche alla sinistra, se c’è qualcosa che offende la liberal-democrazia, e fa riflettere sui limiti della democrazia elettorale, nonché su che tipo di classe politica andrà a governare, è rappresentato simbolicamente, dalla sconfitta milanese di Carlo Cottarelli, battuto da Daniela Santanchè. Ecco, la destra di Fratelli d’Italia, che parla tanto di meritocrazia, dovrebbe riflettere sul punto: un serio professore messo a tappeto da una passionaria populista.

Certo, dal punto di vista del populismo di sinistra, i professori sono nemici del popolo, quindi Cottarelli non andava candidato. Di conseguenza il Pd avrebbe fatto un grosso favore alla miliardaria Santanchè. Così, sostiene Pereira.

Piccolo inciso: una riflessione andrebbe fatta, anche sulla natura simbolica della vittoria di Isabella Rauti, cognome pesantissimo nella storia dell’estremismo di destra, su Emanuele Fiano, ebreo con un storia familiare che invece affonda le radici nella Shoah… Non aggiungiamo altro.

In realtà, crediamo che il livore accumulato dai postmissini (non solo giornalistico), da sempre maltrattati dalla sinistra per i trascorsi fascisti (che però non sono un’invenzione della sinistra), non favorisca il rasserenamento del clima politico. Insomma, il remake politico di Rambo 2 non aiuta.

Per ora, da Fratelli d’Italia, ufficialmente non trapela nulla. Ma alla prima esitazione del Quirinale e di Bruxelles, Giorgia Meloni e colonnelli, fascetta nera intorno alla testa e mitra spianato, torneranno a parlare di poteri forti, di complotti contro la destra, di politici ed economisti anti-italiani, eccetera, eccetera, in linea con l’antica retorica della “tentazione fascista”. Perché, come insegna Esopo, la natura dello scorpione è quella che è: deve pungere.

Vorremmo fare anche un’altra osservazione. La destra ha vinto, ma non ha stravinto, ad esempio al Senato, dove ha una maggioranza non risicata, ma comunque contendibile (115 senatori su 200 elettivi), soprattutto se i senatori di Forza Italia e della Lega, ovviamente tra i moderati, rifiutassero di seguire Fratelli d’Italia sulla strada di uno scontro, da molti osservatori ritenuto inevitabile, con l’Unione Europea.

Pertanto come si può capire, parlare di cinque anni di stabilità, come proclamano i vincitori, è prematuro. Fratelli d’Italia non ha né la preparazione, né la cultura liberal-democratica per governare. Ma neppure la sensibilità giusta, diciamo pure la magnanimità. Sotto sotto – i titoli di oggi, sono solo l’antipasto – vuole vendicarsi.

Se ci si passa la caduta di stile, prima o poi sbotterà. Insomma, come dicevamo, “Rambo 2. La vendetta”. Che potrà assumere forme soft (ad esempio, occupazione militare della Rai), o hard (ad esempio, lockdown delle libertà costituzionali in stile ungherese). Nei due casi però la sinistra e l’Europa non resteranno a guardare. Come pure chiunque si riconosca nei principi liberali.

Ripetiamo, altro che cinque anni di stabilità. A meno che Giorgia Meloni, che ora dichiara ai quattro venti di essere conservatrice, non si tramuti, in una riproduzione, sebbene in scala, di Margaret Thatcher.

Chi crede  ai miracoli si accomodi pure…

Carlo Gambescia

(*) Qui la rassegna delle prime pagine: https://www.giornalone.it/

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