domenica 11 settembre 2022

Sovranismo, controffensiva ucraina e altre cose…

 


È significativo come alcuni giornali italiani, diciamo di indirizzo sovranista, “Libero” e “La Verità” in particolare, diano oggi  nullo o  scarso spazio  alla controffensiva ucraina, “Libero” fin dalla prima pagina.

Un contrattacco che sembra stia mettendo i russi in grave difficoltà. Si scrive, addirittura, ma sui giornali di indirizzo opposto, semplificando atlantista, come "Repubblica" e "Stampa", che Mosca potrebbe uscire dalla guerra che ha scatenato con le ossa a pezzi (*).

Due osservazioni.

La prima è che l’entusiasmo della stampa filo-occidentale probabilmente è eccessivo. Però effettivamente nel conflitto qualcosa  potrebbe cambiare. Quel che invece vogliamo notare è l’atteggiamento dei giornali filo-russi: come si può essere sovranisti e politicamente tributari di un stato straniero? Si dirà che anche i giornali filo-occidentali rimbalzano le tesi di Washington e Bruxelles. Però con una differenza fondamentale: non sono sovranisti.

Insomma, se la Russia è isolata, dall’altra parte c’è invece una comunità di stati che, pur discutendo (però sempre liberamente), si riconosce nella supercomunità atlantica (Usa + Europa): un universo attraversato dai liberi commerci, dalla vivacità culturale, dalla plurale ricerca della felicità individuale e da tante altre belle cose.

L’esatto contrario di un mondo chiuso e privo di aria, quello russo. Che pur essendo ricchissimo, resta incapace di redistribuire reddito, se non applicando una feroce logica da regno africano pre-coloniale. Il che getta inquietanti fasci di luce sullo scarso livello culturale del sovranismo italiano, che nonostante i proclami di indipendenza si getta nelle braccia di una specie di sovrano Zulu, senza osso-anello infilato nel naso ma in giacca e cravatta.

E qui veniamo alla seconda osservazione. Il soldato russo – dalla truppa ai generali – negli ultimi due secoli non ha dato prove di grande abilità militare. Il punto più alto, militarmente parlando, la Russia lo perseguì “in coalizione”, come nelle vittoriose campagne antinapoleoniche e nel secondo conflitto mondiale. Per il resto le ha sempre prese da tutti, a partire da turchi, giapponesi, austro-tedeschi.

Probabilmente, lo spirito competitivo tra alleati (come nelle campagne antinapoleoniche) e i rifornimenti sempre degli alleati (come nella Seconda guerra mondiale) o tutte due le cose insieme, costituirono un miracoloso valore aggiunto sul piano militare. Vi si unisca anche il “generale inverno”, sempre vittorioso sul suolo russo.

Non va neppure sottovalutato un fatto, a nostro avviso non secondario: che le campagne contro Napoleone e Hitler furono “anche” guerre di liberazione. Moralmente ci si doveva riscattare contro l’aggressore. Di qui quella marcia in più, eccetera, eccetera. Per contro le guerre contro i turchi, contro il Giappone, e contro l’Impero Austro-Ungarico e la Germania guglielmina, furono guerre di aggressione: il primo conflitto mondiale fu scatenato dalla protervia austro-tedesca (in particolare austriaca) e dallo sciagurato ordine di mobilitazione generale russo, che ebbe per così dire effetto domino: la posta in gioco era costituita dai Balcani e dall’Adriatico.

Il che, al contrario, spiegherebbe, la resistenza degli ucraini, che con i russi storicamente, almeno in parte, si sono culturalmente mescolati. Kiev lotta per la libertà contro un aggressore ed è comunque membro di una coalizione. Mentre l’esercito di Mosca questa volta recita la parte dell’ invasore solitario.

Le nostre osservazioni sono puramente impressionistiche, diciamo da “Sergio Romano dei poveri”, però contiamo comunque sull’attenzione dei lettori, ultimamente a dire il vero un filino, solo un filino però, distratti.

Buona domenica a tutti.

Carlo Gambescia

(*) Si veda la rassegna delle prime pagine qui: http://www.giornalone.it/ .

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