sabato 2 ottobre 2021

Giorgia Meloni, Greta e il gruppo Elkann-Agnelli

Oggi vorremmo richiamare l’attenzione sulla prima pagina di quotidiani a grande tiratura come “ La Stampa” e “la Repubblica” , di proprietà del gruppo Gedi, che, a sua volta, rinvia a una gigantesca multinazionale nel settore automobilistico, con addentellati nella finanza, che appartiene alla famiglia Agnelli-Elkann. L’apertura, più soft quella della “Stampa”, è sulla destra di provenienza neofascista, sdoganata da Berlusconi, passata tumultuosamente per Fini, oggi capeggiata dall’ineffabile Giorgia Meloni. Una destra che sembra non rinnegare, stando all’inchiesta a orologeria milanese, le sue origini neonaziste. In realtà, nulla di nuovo: come molti storici ben sanno tra il fascismo di non pochi aderenti della Repubblica di Salò, che scorgeva nel camerata nazista un modello, e la nascita del Movimento Sociale, vi furono pesanti legami ideologici. Nell’universo della destra estrema italiana, a parte alcune nobilissime eccezioni, il nazismo antisemita non ha mai cessato di appiccare il fuoco, fuoco stanco ma fuoco, a menti offuscate dalla propaganda neonazista repubblichina. Pertanto, inchieste a orologerie o meno, l’attenzione sull’argomento della “Stampa” e di “Repubblica” è più che giustificata. Il titolo di “Repubblica è più duro ed esplicito. Tuttavia a centropagina della “Stampa” spicca una foto di Greta, capofila mediatica e mediatizzata dei nuovi ballila dell’ecologia. “Repubblica” peraltro dedica a Greta un controeditoriale caramelloso. Che dire? Ormai siamo davanti a una specie di monomania ideologica che si è impadronita della politica e come pare, in particolare, di un quotidiano come “La Stampa”, che, a sua volta, sembra aver sposato a livello proprietario, l’idea autolesionista della “transizione ecologica”. Se “La Stampa” di Frassati, nei primi anni Venti, si oppose fino all’ultimo a Mussolini, quando il giornalista- editore fu costretto a cedere le sue quote agli Agnelli, filofascisti, “La Stampa” diretta da Giannini e proprietà degli Agnelli-Elkann, pur giustamente additando il pericolo nazista, non sembra accorgersi di quello che potrebbe essere definito il nazismo ecologista. Non stiamo esagerando. L’idea del pianeta sull’orlo baratro, tra l’altro contestata da molti scienziati, non rappresenta altro che il proseguimento della lotta al capitalismo con altri mezzi, quelli dello stato welfarista, parasocialista. Che, come si proclama, deve occuparsi della salute dei cittadini, dalla culla alla tomba. Anche quando i cittadini non sono d’accordo, perché vogliono essere liberi di fumare, bere, mangiare, eccetera. Si potrebbe parlare di una specie di socialismo rossoverde, fatto di vincoli, divieti, nuove tasse, incentivi, controlli, sempre più opprimente, ma giustificato per il bene della causa del pianeta terra. Sociologicamente parlando, quanto più una causa è totalitaria, tanto più le misure prese in suo nome sono totalitarie. Ci si chiederà, perché un gruppo capitalistico, per dirla con Lenin, accetti di fornire la corda con cui sarà impiccato. Presto detto. Sul piano economico il rapporto tra capitalismo e regimi totalitari rinvia a due forme di capitalismo: quello liberale, basato sulla libertà di mercato, in cui prezzi sono fissati dal mercato, e quello di stato, che dipende da una legislazione e da una pratica che direttamente o indirettamente fissa i prezzi di vendita dei beni. La Germania hitleriana e l’Italia fascista furono regimi politici a capitalismo di stato che provenivano, da un capitalismo semiliberale. La Cina attuale, sta invece passando dal socialismo di stato al capitalismo di stato. Solo per fare alcuni esempi. Gli Elkann-Agnelli, anche per tradizione, sperano di venire a patti con il capitalismo di stato. Quindi di sopravvivere, magari anche bene, alla transizione economica, come più o meno cento anni fa sopravvissero al fascismo. Di qui il dosaggio informativo – ma in termini di sostanza che non cambia – tra le due testate. Come pure il grande credito attribuito, in chiave mediatica, ai balilla verdi e alla causa rosso-verde. In realtà, il gretismo (per semplificare) non è che una faccia della medaglia totalitaria, di derivazione socialista, l’altra è quella fascista-nazista. Per chi scrive Giorgia Meloni e Greta pari sono. Per “ Stampa” e “Repubblica” no. (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

Nessun commento:

Posta un commento