martedì 5 ottobre 2021

I lupi umanitari dei Pandora Papers

I buonisti, come sono chiamati nel linguaggio giornalistico, in realtà seminano odio per diffondere i propri interessi e valori, come tutti gli altri. Veri e propri lupi umanitari. Ad esempio il pacifista, pur definendosi orgogliosamente tale, vuole fare guerra a chiunque la pensi in modo diverso: una guerra contro guerra; l’ambientalista, preoccupatissimo per l’intero creato, lo è meno per libertà dell’uomo, che giudica di valore pari o inferiore (dipende dai casi), rispetto alla libertà del lombrico; il socialista che crede, ispiratissimo, in un mondo migliore dove tutti saranno liberi, nell’attesa, per cominciare, si accontenta di massacrare di tasse i nemici di classe, minandone la libertà economica. A questo proposito, si pensi, da ultimo ai cosiddetti Pandora Papers. Che cosa hanno scoperto ? Che non pochi ricchi, potenti e famosi eludono il fisco. Tradotto, nel linguaggio dei lupi umanitari: più sono ricchi, più sono avidi. Diciamo che le tasse (semplificando) non le ha mai pagate volentieri, nessuno, ricco o povero. L’ideologia moderna, di stampo socialista e liberal-socialista, le ha però trasformate in un dovere politico e sociale. Le tasse, si dice, non servono più come un tempo, per fare le guerre o per la sfarzo del corti, ma per edificare, proteggere e allargare, il welfare state: uno stato al servizio sociali di tutti, una vera democrazia sociale. In attesa di quella socialista. Di qui, la nascita di una legislazione che ha trasformato l’evasione fiscale in reato. Una specie di nuova versione del delitto di lesa maestà: un attentato alla sicurezza dello stato sociale. Chiunque, ricco o povero, tenti di fuggire alla stretta fiscale dello stato, viene considerato alla stregua di delinquente. La pressione sociale a livello di opinione pubblica e di senso comune è diventata così forte che l’ “evasione fiscale”, nei suoi aspetti pubblici (meno in quelli privati), è fonte di atteggiamenti collettivi di disprezzo e delazione che crescono di rigidità in ragione del ceto sociale al quale appartiene l’ “evasore”. Quindi “guai ai ricchi”. Di qui, inchieste giornalistiche, come quella dei lupi umanitari dei Pandora Papers (tutti appartenenti a testate di sinistra, come “L’Espresso” per l’Italia). Carte rivolte a colpire i ricchi e famosi come traditori della patria sociale. Cosa non secondaria: il fiscalismo contemporaneo, oltre ad essere un cavallo di battaglia dei movimenti socialisti, liberal-socialisti, e ambientalisti, è ben visto dai movimenti populisti, o comunque da quelle sue componenti più stataliste e “antiplutocratiche”. Si tratta di una saldatura, anche a livello politico, tra ambientalismo, socialismo più o meno liberale, e populismo che rischia di soffocare ogni libertà economica, distraendo fondi dagli investimenti, penalizzando l’innovazione, distruggendo l’iniziativa privata. Perciò, un articolo, come quello che stiamo scrivendo, è decisamente controcorrente. E pericoloso. Perché l’occhio del fisco è ovunque. Il che però non ci esime dall’asserire una grande verità, per quanto scomoda: che in realtà le tasse alimentano solo burocrazie parassitarie, capaci di fornire solo servizi mediocri. Altro che welfare state e bene comune… Il bene comune è quello dello dipendenti dello stato. Quando si vanno a leggere i bilanci pubblici, si scopre che più della metà delle entrate dello stato (alcuni parlando dei due terzi) rimandano ai cosiddetti introiti fiscali nelle varie forme. E che di queste entrate una metà se ne va in spese correnti per mantenere una costosa amministrazione e l’altra metà in “erogazioni”, come si dice, di servizi sociali mediocri. Tutte questo si tiene in piedi grazie alla propaganda fiscalista e alla stupidità e rassegnazione della gente. Come, talvolta, si sente ripetere, qui in Italia, “meglio servizi mediocri che nulla”. E così si va avanti, sposando la causa di una specie di schiavitù fiscale e intellettuale. Si chiama inerzia sociale. E risale alle Piramidi egizie. Del resto il sistema welfarista attuale non può autoriformarsi da solo. Come può recidere i tubi e tubicini fiscali che lo tengono in vita? Quindi si andrà avanti così, fino a quando qualcuno non staccherà la spina. Si spera non con la violenza. Se proprio una colpa va imputata ai “grandi evasori fiscali” è quella di non prendere posizione pubblicamente contro una forma di espropriazione di natura socialista. D’altra parte, oggi, è talmente forte la propaganda dei lupi umanitari che ci si vergogna di essere ricchi. Inoltre, come diceva, in un vecchio film, Alberto Sordi, scherzando (ma fino a un certo punto), i ricchi, sono pochi e divisi, mentre i poveri sono tanti e uniti. E oggi perfino difesi dallo Stato. Che, sui “poveri” o presunti tali, campa. (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

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