domenica 3 ottobre 2021

Berlusconi e la politica italiana (secondo la sinistra)

Piaccia o meno, ma la politica si costruisce sui miti, anzi ha necessità di miti, soprattutto nella società di massa, a regime democratico, dove ci si esprime attraverso un voto di scambio che va conquistato puntando, per nobilitarlo, consapevolmente o meno, sul mito: qualcosa capace di attirare e polarizzare, a livello simbolico, le aspirazioni, spesso prive di aureola, degli elettori. Però il mito politico funziona nei due sensi, del pro e del contro. Ci spieghiamo meglio. Può essere usato per conquistare il “cuore” (per così dire) dell’elettore, ma può essere impiegato come una punta di lancia contro chiunque usi il mito per vincere la battaglia elettorale. Sotto questo aspetto la figura di Silvio Berlusconi, riassume i due momenti: il Cavaliere come “fabbricatore” di mitologie politico-sociali, ma anche come vittima del mito di Berlusconi il Cavaliere Nero. Se ci si passa una battuta mediocre: chi di mito ferisce di mito perisce. Chi ha inventato il mito del Cavaliere Nero, nel senso del politico corrotto, donnaiolo, inaffidabile? La sinistra. Chi continua a parlare di effetti negativi degli anni del Berlusconismo (quindi di qualcosa che parte “da” e “va oltre” Berlusconi)? La sinistra. Ora, non si vuole qui sostenere la tesi che Berlusconi sia stato una specie di santo perseguitato dai giudici malvagi. Ma neppure quella del demonio che ha tentato di comprare l’anima degli italiani. Berlusconi, ottimo imprenditore, è stato invece un cattivo politico, incapace di mantenere le sue promesse, per debolezza personale, scarsa preparazione politica, e un familismo molto italiano che lo ha condotto spesso a privilegiare i suoi interessi personali. Ma torniamo al mito di Berlusconi che la sinistra continua a rilanciare, quando, tra i cani che ancora abbaiano, parla di effetti negativi, a lento rilascio, del berlusconismo. In primo luogo, lo si accusa di aver personalizzato la politica, nel senso di un uomo uguale un partito. In secondo luogo, lo si ritiene colpevole di aver sostituito alla figura del cittadino preparato che esprime il voto informato (per inciso, altrettanto mitica,almeno in Italia), quella dell’elettore consumatore, che scarta i vari candidati sulla base di pure pulsioni mercantiliste. In terzo luogo, gli si imputa uno scarso rigore morale, evidenziato dalla dannosa volontà di patteggiare sempre, accordandosi con tutti, a cominciare dai mafiosi. In sintesi, secondo la sinistra, gli effetti di lungo periodo del berlusconismo sarebbero nell’ordine: personalizzazione della politica, consumismo elettorale, immoralismo. Ora, anche il lettore meno attento, può comprendere benissimo, come la personalizzazione della politica, per quanto riguarda la storia dell’Italia unita, può essere fatta risalire a Cavour, Mazzini e Garibaldi. Senza dimenticare l’icona De Gasperi, Togliatti, “il Migliore”, eccetera, eccetera. Fino alle vignette su Moro e Andreotti. Vogliamo parlare, anche di Giolitti “Ministro della Malavita” (secondo Salvemini) e, da ultimo ma non ultimo, Benito Mussolini: il Petrolini della personalizzazione politica. Quanto al consumismo elettorale, che non è altro che voto di scambio, si può risalire al “trasformismo” politico dell’Ottocento; alle pressioni, quasi sempre gradite, dei prefetti giolittiani; alla gigantesca macchina assistenzialista gestita dal fascismo; alle pompe di benzina democristiane, eccetera, eccetera, Infine l’immoralismo è un vizio antico della democrazia, che bisognosa di denaro e non dipendendo che dalla volontà del popolo (quindi non di un monarca o di un ceto, che distribuisce prebende e onori), deve in qualche modo procurarselo. Pertanto, considerato che le risorse, tra l’altro, sono sempre scarse, anche per i miliardari, i partiti ( personali o meno), che sono la cinghia di trasmissione della democrazia, n on possono non darsi da fare… L’intera storia d’Italia, ma in particolare quella repubblicana, è triste storia di scandali e connivenze ai vari livelli. Purtroppo i partiti (personali o meno) sono fatti di carne, e la carne è debole. Pertanto se proprio di effetti negativi del berlusconismo si vuole parlare, si deve guardare alla storia dell’Italia unita, segnata da personalismi, voto scambio, episodi (non pochi) di concussione e corruzione. Della quale, Berlusconi è un capitolo, neppure il principale. Ci si dovrebbe invece interrogare, sugli effetti del cattolicesimo controriformista, sulle dominazione straniere, sul tardivo decollo del capitalismo e della democrazia liberale. E infine sul populismo italiano, sempre presente a destra come a sinistra, che non è nato con i pentastellati, ma che ritroviamo ad esempio nei discorsi di Giuseppe Garibaldi, per non parlare dell’antiparlamentarismo prefascista. Ma perché la sinistra insiste tanto sull’eredità negativa del Cavaliere? Probabilmente perché, sospesa da sempre tra riforme e rivoluzione, non sa decidersi sulla strada da intraprendere. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la sinistra sembrava aver sposato il riformismo, però in modo conflittuale, secondo la vecchia tradizione rivoluzionaria. Di qui la necessità di un nemico, come impone l’ ottica del nemico di classe, mai concretamente respinta. In questo senso Berlusconi, se ci si perdona la caduta di stile, è venuto come il cacio sui maccheroni. Perché ha rappresentato, e continua a rappresentare, la mitica fonte di tutti i mali. Si chiama vuoto di idee e di programmi. Ed è veramente una vergogna che alcuni intellettuali si prestino, ancora oggi, al gioco sporco della sinistra. (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

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