venerdì 8 ottobre 2021

Foto di famiglia: Angela Merkel, Mario Draghi e papa Francesco

Se si volesse “fermare” nel tempo con una foto, in modo icastico, il ritratto di famiglia delle contraddizioni economiche europee, basterebbe mettere insieme le figure di Angela Merkel, Mario Draghi e papa Francesco. Ieri, Mario Draghi e Angela Merkel, in visita in Italia, si sono abbracciati. Poi la “cancelliera” si è recata dal papa Francesco. Altri abbracci o quasi. Al di là della retorica ufficiale al gusto di melassa, le tre figure, un cristiano sociale, un liberal-socialista, un populista cattolico, evidenziano magnificamente la deriva europea, deriva assistenzialista ed economicamente suicida. Non si tratta di rivendicare, come usano fare le destre populiste e neofasciste, una ridicola e costosa politica autarchica o evocare, come fanno certi preti di sinistra, l’ecumenismo pauperista. Ma di riflettere sulla contraddizione tra un’ideologia che predica l’assistenza e la previdenza sociale estesa, praticamente a tutto il mondo, e la scarsità di risorse per conseguire un obiettivo utopistico. Fuori di qualsiasi regola economica. Per farla breve: si evoca la tutela di qualsiasi diritto sociale, economico, e culturale, senza avere i mezzi sufficienti. Di qui, due conseguenze. In primo luogo, la ricorrente accusa di ipocrisia. Ossia di promettere ciò che non si riesce a mantenere. Accusa lanciata da cittadini, immigrati, minoranze di ogni tipo. Ma anche dal partito mondiale, informale, per così dire, dei professionisti della carità (Ong, associazioni, sindacati, gruppi anticapitalisti di destra e sinistra, eccetera). In secondo luogo, la crescita esponenziale della spesa e del debito pubblici, e di riflesso dei tributi, inevitabilmente causata dal tentativo di accontentare il più grande numero di persone. Il mix, tra crescita delle aspettative e crescita della spesa pubblica, rischia di condurre l’Europa verso la crisi fiscale, fenomeno tra l’altro già in atto: quindi, per dire meglio, di accentuarla fino all’esplosione finale. Che potrebbe vedere estendersi il conflitto tra i gruppi di pressione più forti (si pensi ad esempio, ai sindacati, degli imprenditori e dei lavoratori), per contendersi le risorse residuale. Una specie di guerra civile sulle macerie del welfare state. Si dirà che l’Europa, può economicamente crescere ancora, e quindi aumentare le risorse rivolte alla gestione del welfare e dei diritti protetti. In realtà, quanto più cresce il welfare tanto più decresce la competitività europea. Il che significa, più semplicemente, che politica assistenziale ed espansione economica non sono compatibili. Il costo del lavoro europeo, a causa delle costose politiche sociali e dei diritti, non è competitivo, e rischia diventarlo sempre di più. Per ora, la competitività europea regge o quasi grazie alle delocalizzazioni e alla spesa pubblica che contiene la disoccupazione, indotta dalle delocalizzazioni. Però, come si può intuire, si tratta di un circolo vizioso: si delocalizza perché il costo del lavoro è elevato, quindi per abbassare i costi. Per contro, se non si delocalizzasse, il costo del lavoro tornerebbe a crescere, penalizzando i prodotti europei. Di qui, disoccupazione e ulteriore crescita della spesa pubblica, per colmare la differenza – in disoccupazione – tra il costo dei prodotti europei e non europei. Certo, si dirà, che senza spesa pubblica, semplificando, scoppierebbe la rivoluzione. Di qui, la necessità di accrescerla per conservare il consenso. E sul punto, si può registrare – per tornare alla foto di famiglia – il pieno accordo tra Angela Merkel, Mario Draghi e papa Francesco. I quali, però, sembrano ignorare, che quanto più aumenta la spesa pubblica, tanto più aumenta il rischio della sollevazione fiscale. Le politiche liberal-socialiste e cristiano-sociali giocano con il fuoco. Si sono spinte su una strada che sembra essere senza ritorno. Soprattutto alla luce della cosiddetta transizione ecologica, che moltiplicherà i danni prodotti dall’epidemia, pardon pandemia. Anzi potrebbe essere la goccia fiscale capace di far traboccare il vaso della pazienza di non pochi cittadini stanchi di promesse utopistiche e di essere spremuti come limoni. Una strada senza ritorno, in questo mondo, ovviamente. Perché, nell’ altro c’è sempre il paradiso dei poveri… Il che spiega, lo sconsiderato ottimismo di papa Francesco verso politiche economiche autodistruttive… Ma non quello di Angela Merkel e di Mario Draghi… I quali, visto che qualcosa di economia dovrebbero masticare (in particolare Super Mario), per dirla alla buona, delle due l’una: o ci fanno o ci sono… (Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...

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