venerdì 29 ottobre 2021

A PROPOSITO DI CUNEO FISCALE

 

 

Ieri Mario  Draghi  ha parlato di un  taglio  in  3 anni delle   tasse per 40 miliardi, di cui  24 per il   cosiddetto  cuneo fiscale. Ma lasciamo la parola  a Super Mario.

«Con la manovra, ha detto Draghi, “tagliamo le tasse e stimoliamo gli investimenti. Abbiamo dato priorità agli interventi per la crescita”. Destiniamo “40 miliardi in un triennio - ha detto Draghi - alla riduzione delle imposte, di cui 24 al cuneo e la parte restante agli incentivi fiscali, alle famiglie e imprese per il patrimonio immobiliare e la digitalizzazione” » (*).

In  realtà che cos’è il cuneo fiscale? Innanzitutto è un concetto economico  che  in particolare  rinvia alla  scienza delle finanze.  E sul quale gli  economisti di derivazione keynesiana (nelle varie tinte, anche post) scrivono dotti saggi.         

Per capirsi, è un concetto molto apprezzato dagli economisti di sinistra che vedono nell’appesantimento dei tributi sulle imprese la possibilità  di  diminuire le imposte  sui lavoratori: il cuneo è rappresentato dalla differenza tra il peso dell'imposizione fiscale su  imprese e lavoratori. Il cuneo è una specie di segno “più” o di segno   “meno”   che cambia di volta in volta casella  a  danno o vantaggio  delle une o degli altri.  

Ovviamente, l’economista e il politico  di sinistra tendono ad accrescere  il cuneo sulle imprese per favorire i lavoratori. E gli economisti e i  politici di destra?  Fanno la stessa cosa, però a favore delle imprese. In realtà -  il lettore prenda nota -  l’impianto concettuale  di derivazione keynesiana è da anni  accettato a destra come a sinistra.

Il vero punto della questione è che il cuneo fiscale, comunque la si pensi politicamente,  è una misura di tipo dirigista. Nel senso che  si ritiene che  vi sia un rapporto diretto tra uso governativo  della leva fiscale,  riduzione delle disuguaglianze sociali e  sviluppo economico.  Si tratta,  ripetiamo,  di  una concezione accettata anche dagli economisti di destra, che in questo modo ritengono di fare  gli interessi delle imprese e comunque di favorire lo sviluppo, facendo un poco stringere la  cinghia ai lavoratori.   

In realtà, l’incidenza del  cuneo fiscale  sulla  dinamica  economica  è ancora tutta da dimostrare. Per non parlare della politica  degli incentivi pubblici che serve solo a moltiplicare  i tributi.     

Ciò che  invece è  dimostrato è che  nel suo insieme (quindi prescindendo  dai livelli di  ripartizione dei tributi tra imprese e lavoratori) il carico fiscale sui contribuenti, tutti i contribuenti,  non diminuisce. Perché, i costi della  copertura pubblica  dell’intervento sul cuneo fiscale,   ad esempio su Irap e Irpef (imposte dirette), finiscono inevitabilmente per ricadere  sulle imposte indirette come Iva e accise su vari prodotti. Quindi, lezione economica fondamentale:  come per i pasti, nessuna imposta  è gratis. Puviani docet.

Pertanto invece di ragionare su come “tosare” il contribuente alla chetichella.  E per inciso, la politica di Draghi, che si impone di  ridurre il cuneo sulle imprese è di destra.  

Dicevamo, invece di ragionare su come distribuire il carico tra i contribuenti, si dovrebbe tentare di uscire  dalla logica  keynesiana, accettata anche dalla destra,  del trade off o scambio  fiscale tra imprese e sindacati.

Come? Proponendo  il sostanziale taglio non del cuneo fiscale ma dei tributi per tutti. Solo  in questo modo, si potrà  favorire   al tempo stesso  l’autofinanziamento   delle imprese e l’accrescimento, per tutti,  della liquidità disponibile.  Lasciando poi che la legge e della domanda e dell’ offerta faccia il suo corso.  Insomma serve  uno stop alle politiche redistributive di tipo governativo, a cominciare dalle politiche fiscali: tecnicamente si dovrebbe tornare  a parlare di neutralizzazione dei fisco. L'esatto contrario della sua  attuale "politicizzazione".   

Si dirà che la soluzione è  semplicistica. Ma chi  guadagna dalla complicazione delle cose?

Innanzitutto il governo, che manovrando la leva fiscale, tiene in pugno imprese e lavoratori.  In secondo luogo, gli imprenditori pigri che  per autofinanziarsi aspettano l’aiuto fiscale, diretto o indiretto.  In terzo luogo i sindacati, che  vivono sul conflitto sociale e  sulla visione del fisco come continuazione della lotta di classe con altri mezzi.

Va qui  registrato il tradimento  storico  di numerosi  economisti liberali. Che hanno supinamente accettato il trade off fiscale -  la logica del cuneo,  insomma -   sposando la causa degli imprenditori più indolenti.

In questo quadro,  molto onirico,  Super Mario, come già anticipato,  da economista di formazione keynesiana, diciamo keynesiano di destra,  si trova perfettamente a suo agio.  

Così vanno le cose. Buona giornata a tutti.

Carlo  Gambescia     


   (*) Qui:  https://www.ilsole24ore.com/art/manovra-draghi-tagliamo-tasse-stimoliamo-investimenti-e-miglioriamo-spesa-sociale-AEt9JEt?refresh_ce=1

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