sabato 17 dicembre 2022

Ma che ci faceva Pupi Avati alla Festa di Fratelli d’Italia?

 


Pupi Avati, classe 1938, è un regista molto conosciuto, trasversale nei generi (horror, storico, sentimentale), molto attento dietro la macchina da presa, ma bravo anche nella scrittura. Insomma, un regista-autore con un ottimo curriculum, in buoni rapporti anche con il botteghino.

Ma con un punto debole, non è sicuramente di sinistra. Il che non gli ha facilitato, almeno agli inizi, la carriera.

Però non è neppure di destra. Nei suoi film, in particolare quelli storici, tra l’altro di solito ambientati nel Medioevo o a cavallo della prima metà del Novecento, non si respira il garibaldinismo in camicia nera di Blasetti, né la superficialità – anche se qualche critico ha tentato di “bollarlo” – dei cinepanettoni.

Diciamo che politicamente parlando ha sempre tenuto la barra al centro, senza però essere democristiano. Insomma, cattolico-liberale, senza pretese di riforma religiosa, attento alla lezione dell’ esoterismo, ma anche alle profondità dell’anima umana, senza mai sottovalutare il peso specifico della storia, nella veste però di abitudini, usi, superstizioni. “Tanta roba”, come si dice oggi.

Pupi Avati, tra l’altro, è laureato in scienze politiche e accanito lettore e bibliofilo: quindi conosce sia gli orrori e gli errori della politica, sia il piacere di chiudersi in casa per leggere libri su libri, sforzandosi di capire il perché di certe scemenze umane. Come pure non ignora l’immensa gioia di sfogliare libri, o solo di tenerli tra le mani, perché antichi, belli e preziosi. La patina del tempo non ha prezzo.

Ora, la domanda è: che ci faceva uno come lui alla Festa di Fratelli Italia? Gente, come ha dichiarato la stessa Meloni, orgogliosa di aver raccolto l’eredità del Movimento Sociale. Un partito neofascista, fondato dai reduci di Salò: lo stato fantoccio, imposto a Mussolini da Hitler, un gangster politico che mandava al rogo i libri. E non solo…

Bah! Non ci si capisce più niente.

Carlo Gambescia

 

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