mercoledì 28 dicembre 2022

Ignazio La Russa, Isabella Rauti e le radici che non gelano

 


Innanzitutto Isabella Rauti non sembra conoscere affatto il pensiero politico del padre. Capita anche nelle migliori famiglie.

Quando Pino Rauti, giornalista e storico mai banale, un politico-intellettuale, rara avis, parlava di “radici profonde che non gelano”, si riferiva evolianamente al mondo della Tradizione (quella con la maiuscola), che il fascismo, dalle origini plebee, addirittura socialiste, aveva imperfettamente reincarnato.

Insomma, Pino Rauti con la nascita del “partito” Movimento Sociale – celebrata ieri anche da Ignazio La Russa (*) – non ha alcun rapporto intellettuale . Che poi la sorte lo condusse a fare politica, fuori e dentro il Movimento Sociale, con alti e bassi politici, è un’altra storia, ma comunque collegata alla difesa pinorautiana, piaccia o meno, di un “Ordine Nuovo”, legato alla rivincita di valori premoderni, giudicati come radicati nell’eternità. Le famose radici profonde che non gelano sono queste e non altre.

Ma Isabella Rauti non è nuova a certe curiose uscite. Una volta, durante un convegno, disse che il padre, coautore di una storia del fascismo in sei volumi, discutibile ma notevole, aveva scritto un’enciclopedia del fascismo. Insomma i Fratelli Fabbri editori… Tra padre e i figli capita anche questo.

Detto ciò, non si può non notare che celebrare la fondazione del Movimento Sociale, nato il 26 dicembre del 1946, è quanto meno di cattivo gusto. Perché – basta leggere Fascisti senza Mussolini di Giuseppe Parlato (il Mulino) – per scoprire che i reduci di Salò, repubblica fantoccio antisemita nelle mani dei nazisti, erano in maggioranza tra i fondatori. Si accettava la democrazia, con il retropensiero al fascismo da instaurare di nuovo, al momento con le buone ma se necessario con le cattive. Poi negli anni, come naturale, il gioco parlamentare risucchiò molti duri e puri, ma non le idee reazionarie. Ancora oggi la cultura che ruota intorno a Fratelli d’Italia è antimoderna, anticapitalista, antiliberale.

E qui affiora la responsabilità di Giorgia Meloni, che, anche di recente, ha favorito con alcune dichiarazioni l’orgoglio neomissino. Ad esempio “Il Movimento Sociale era un partito democratico”. Forse lo era nella forma, obtorto collo, non nella sostanza.

Ha ragione allora la sinistra nel chiedere le dimissioni di La Russa e della Rauti? La Russa è seconda carica dello stato, la Rauti sottosegretario di stato alla difesa.

Dal punto di vista relativo della repubblica antifascista sì. Da quello assoluto della repubblica antitotalitaria no.

La sinistra, in particolare quella che non ha mai fatto i conti sul serio con l’ideologia comunista, ha la coda di paglia. Applica il solito metro dei compagni che sbagliano in buona fede, mentre, come da mantra, le intenzioni di fascisti e neofascisti erano e rimangono cattive. Quindi per capirsi: Ingrao, Iotti, Napolitano sì, La Russa no.

Si chiama politica delle buone intenzioni. Nel senso che se si aspira, come i comunisti, all’uguaglianza tra gli  uomini si possono anche giustiziare milioni di persone, se invece si aspira, come i fascisti, alla disuguglianza neppure un cinghiale.

Ovviamente è un ragionamento scorretto, perché dal punto di vista della difesa della vita umana e della libertà individuale di decidere ciò che è giusto o meno, hanno torto gli uni e gli altri.

Ma così è. Di conseguenza in Italia il dibattito politico continua a svolgersi lungo i binari morti del conflitto tra buone e cattive intenzioni politiche. Nel silenzio assordante, come sempre, della cultura liberale che invece è, e giustamente, antifascista e anticomunista. In una parola antitotalitaria, ma purtroppo relegata nell’angolo fin dalla fondazione della Repubblica. Secondo alcuni si sarebbe invece “autorelegata”.

Comunque sia, stiamo assistendo all’ennesima tragicommedia con due protagonisti: l'ex comunista buono e l'ex fascista cattivo e viceversa. Perché la politica delle intenzioni è questione di punti di vista; “Io ne ho uccisi meno di te”, “Non è vero, tu ne hai uccisi più di me”, eccetera, eccetera. Questo il confronto tipo. Insomma, una filosofia politica su macabre basi contabili.  E, se ci si pensa bene,  in ultima istanza  edificata  su quell'infantilismo di cui parlavamo ieri (**)

In realtà sono radicalmente cattivi e pericolosi tutti e due, perché gli ex fascisti e gli ex comunisti sono, culturalmente parlando, nemici della libertà.

Dire una cosa del genere è addirittura banale. Eppure…

Carlo Gambescia

(*) Qui, per i fatti: https://www.adnkronos.com/pd-chiede-dimissioni-la-russa-e-rauti-dopo-post-su-nascita-msi_5JrLgUS6UIdM82u3RaG9Ws .

 
(**) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/linfantilizzazione-del-discorso-pubblico/ .

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