giovedì 29 dicembre 2022

Il decreto legge sulle Ong e la vergogna sociale

 


Il lettore perdoni lo sfogo, non del tutto sociologico. Ma a volte è veramente dura.

Un piccolo passo indietro. Il senso di vergogna sociale, cioè il vergognarsi per un altro, non va mai sottovalutato.

È un importante termometro della qualità della vita sociale, dal punto di vista della cooperazione tra individui e più in generale dei gradi o livelli diffusi di solidarietà. Ci spieghiamo meglio.

A volte capita di provare vergogna, individualmente, ossia a ognuno di noi, di sicuro ai più sensibili, quando un interlocutore dica all’improvviso qualcosa di cattivo gusto, di sgradevole, di ripugnante, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Certo, può accadere che talvolta il cattivo umore ci spinga a dire, cose di cui dopo ci vergogniamo. Ma dire le stesse cose sgradevoli, senza sbalzi umorali e senza provare vergogna, indica che c’è qualcosa di sbagliato nell’atteggiamento del nostro interlocutore verso il mondo. Un fatto che ha conseguenze sociali, gravissime in politica. E qui veniamo al punto.

Si prenda il decreto legge sul “nuovo” codice di condotta dell’Ong che operano nel Mediterraneo. Da quel che riportano le agenzie ha un evidente intento punitivo: si cavilla, si parla di un solo salvataggio, di tempistica brevissima per raggiungere il porto più vicino dopo autorizzazione, si introducono sequestri e multe salatissime (*).

Come non si può non provare un senso di vergogna verso un legislatore che tratta le organizzazioni umanitarie alla stregua di organizzazioni criminali? Che le punisce?

Quale sarebbe invece l’ atteggiamento normale? Quello di collaborare con chiunque salvi vite umane. Di conseguenza, il contrasto tra normalità (salvare vite umane) e anormalità (fare in modo, cavillando, che non si salvino) genera la vergogna.

Chi scrive prova vergogna per il comportamento di Piantedosi e del Governo che lo sostiene. Un ministro della Repubblica che con questo decreto legge viola, al di là delle leggi internazionali, il riflesso stesso, umanissimo, che ad esempio spinge ogni essere umano a sostenere, chi vicino a noi, scivoli o cada in terra all’improvviso.

Allora, nel caso di questo decreto legge, per tornare all’incipit, cosa indica il termometro sociale? Che i gradi di solidarietà, si pensi al vecchi termometri al mercurio, sono al di sotto degli stessi riflessi sociali. La linea del mercurio non sale, perché ciò che era antisociale è diventato sociale. Si lasci pure annegare il migrante, nel rispetto delle norme, non sia mai…

Sicché non serve più il termometro sociale. O ne serve uno di nuovo tipo che scorga perfino nel riflesso solidarietà una pericolosa febbre sociale da tenere sotto controllo.

Chiunque si comporti così, ignorando perfino i riflessi sociali naturali, può essere capace di tutto.

Che tristezza. Alla vergogna aggiungiamo anche la pena verso coloro che hanno votato questa gente.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.agi.it/cronaca/news/2022-12-28/migranti-nuove-regole-per-ong-allo-studio-del-viminale-19390824/ .

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