venerdì 2 dicembre 2022

Corte Costituzionale, stato di diritto e obbligo vaccinale

 


Il potere dei giudici, nella sua più alta espressione, quella delle corti costituzionali, è neutrale o no?

Neutrale, per essere chiari, nel senso di indipendenza dal potere politico. Parliamo di un potere giuridico di sindacato, non politico quindi, sulla costituzionalità delle leggi.

Spostiamo ora il piano di lettura dal diritto alla sociologia. I giudici sono indipendenti anche dalle opinioni politiche? Che sono personali e impersonali al tempo stesso. Dal momento che i giudici, uomini in carne e ossa, non vivono nel vuoto sociale pneumatico. Hanno opinioni che si formano attraverso l’interazione con altri uomini: letture, conversazioni, frequentazioni, eccetera.

Diciamo allora che la “politicità” (come influsso sociologico delle pubblica opinione) della Corte Costituzionale è indiretta, quella degli organi politici è diretta. La prima è tacita, la seconda espressa.

Dove vogliamo andare a parare con questo giro di parole? Presto detto. La Corte Costituzionale ha ritenuto inammissibili e non fondate le questioni poste da cinque uffici giudiziari sull’obbligo di vaccino per il personale sanitario, scolastico e over cinquanta.

Qui una sintesi delle valutazioni:

“La Corte ha ritenuto inammissibili e non fondate le questioni poste da cinque uffici giudiziari. La Corte ha in particolare ritenuto inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiamo adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa, quando non implichi contatti interpersonali. Sono state ritenute invece non irragionevoli, né sproporzionate, le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario. Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò, sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico. È quanto rende noto l’Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale, in attesa del deposito delle sentenze”. (*)

Si può condividere questa decisione?

Sul piano formale non fa una piega. Perché è frutto di una procedura a tutela dei cittadini, tesa a far valere il diritto di appello dei medesimi. Il fatto che poi si sia davanti a una “sentenza” avversa non significa che il governo delle leggi sul governo degli uomini non abbia funzionato sotto il profilo procedurale della garanzia, per così dire, di appello.

Sul piano sostanziale invece le cose stanno diversamente, perché il giudizio sottende una valutazione politica sulla gravità della crisi epidemica e sulla conseguente necessità di decreti e relativi obblighi. In generale ciò significa che sul piano della pubblica opinione, quanto più i giudici ritengono grave l’entità di una certa crisi sociale tanto più sono portati a giustificare le decisioni del governo tese a contrastarla. Ovviamente vale anche il contrario.

In particolare, nel caso esaminato dalla Corte Costituzionale, i giudici  hanno evidentemente ritenuto l’epidemia così grave, al punto di sacrificare, pur di contrastarla, con l'obbligo vaccinale,  alcuni fondamentali diritti individuali di libertà .

La Corte Costituzionale, tempio, come talvolta si legge, dello stato di diritto e del neutrale governo delle leggi sul governo degli uomini, ha sposato una causa politica, Quale? Per citare Cicerone quella della Salus populi suprema lex esto (“Il bene del popolo sia la legge suprema”). Detto altrimenti: dinanzi a un temuto pericolo collettivo, l’individuo e i suoi diritti devono scomparire.

Piaccia o meno, ma la legge è amministrata da uomini, che, come anticipato, hanno idee personali. Non sono superuomini, capaci di resettare il cervello.

Pertanto la neutralità del diritto non può che saggiamente ridursi al rispetto della procedure. Il che ha permesso – e non è poco – a coloro che ritenevano la situazione non così grave, o comunque i diritti dei singoli superiori a qualsiasi temuto pericolo collettivo, di appellarsi liberamente eccetera, eccetera.

Lo stato di diritto, che è procedura ripetiamo, oltre non può andare. Probabilmente altri giudici costituzionali, con opinioni “no vax”, per usare un polemico termine giornalistico, avrebbero invece accolto le questioni poste.

Esistono alternative allo stato di diritto? No. Anche perché non esistono alternative alla natura umana, che riflette, come è noto, opinioni, pregiudizi, simpatie, antipatie, eccetera.

Però, lo stato di diritto, questa magnifica invenzione perfezionata dai moderni, garantisce una parità procedurale, formale, qualcosa che è “ al di sopra” alle opinioni degli uomini, sconosciuta al di fuori dell’Occidente liberale. Su questo fenomeno, noto come razionalizzazione-formalizzazione-neutralizzazione del diritto, Max Weber ha scritto pagine seminali.

Pertanto, la scelta di fondo è tra l’accettare la decisione finale dei giudici costituzionali, salvaguardando il sistema-stato di diritto, oppure indulgere in una protesta, basata sulla difesa assoluta dei diritti individuali, anche giusta sul piano etico, ma che mina le basi sociali del sistema-stato di diritto,

Alla fin fine si tratta di una questione di consenso condiviso sulle regole, nonché di prudente uso dei diritti individuali, come pure del potere politico e giudiziario, nel quadro dello stato di diritto. Ma anche di comprensione dei limiti che caratterizzano la natura umana.

Nessuno è perfetto. Giudici inclusi.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/12/01/covid-consulta-salva-lobbligo-del-vaccino_53b71ebf-862f-4c61-9588-702f4725b119.html .

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