sabato 24 dicembre 2022

Legge di bilancio e malinconia

 


Come definire la legge di bilancio approvata poche ore fa alla Camera? Può sembrare comico, ma se c’è un segnale forte di destra, nel senso di una cultura delle armi, risiede nel permesso ai cacciatori di poter abbattere i cinghiali selvatici che si intrufolano nelle città.

La retorica è quella del giustiziere della notte, sebbene applicata al mondo animale. Una specie di contentino per i facinorosi di Fratelli d’Italia, con in testa il sovranista alimentare, Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni.

Si dirà che il nostro tono è scherzoso. Ma come prendere sul serio una legge di bilancio tutto sommato in linea con le manovre dei precedenti governi. L’assistenzialismo – a parte l’ odio antisinistra contro i disgraziati percettori del RdC – resta la scelta scontata di una classe politica, da destra a sinistra, incapace di pensare la libertà. Ad esempio, l’idea del taglio del cuneo fiscale è roba vecchia, da governo Prodi. Per non parlare degli interventi, tra l’altro onerosi per il bilancio pubblico, sul caro bollette, roba degna dei munifici governi Conte. Le tendine che vanno e vengono sul tetto al contante, rinviano concettualmente a un'idea illiberale di digitalizzazione forzata che accomuna destra e sinistra, incapaci, come dicevamo, di pensare la libertà.

In realtà, si continua a privilegiare, o comunque a giocare, sul bisogno di sicurezza, perché fonte di voti e consensi. Nell’ultimo rapporto il Censis ( che assorbe rilevanti contributi pubblici anche in questa legge di bilancio) ha certificato la crescente malinconia degli italiani.

Ecco, per andare al di là delle battute, si potrebbe definire la legge di bilancio malinconica.

La malinconia ha una storia sociale che viene da lontano. Rimanda a principesse e principi, ancora prima che Colombo scoprisse l’America, che avevano tempo a disposizione per piangersi addosso. O che comunque non dovevano occuparsi della propria sopravvivenza.

Oggi la malinconia è diventata un “lusso” democratico che invece possono permettersi tutti. Il che significa, semplificando, che è in relazione scalare con il reddito. Perché soltanto, chi non ha problemi con il consumo di beni primari, può fantasticare, quindi immalinconirsi, sulla ricerca di beni secondari, terziari, anche immateriali. Nelle nostre società di ceti medi a benessere diffuso la malinconia è il rovescio della medaglia economica.

In sintesi, più è alto il Pil più si è malinconici. Perché un Pil alto consente di vagare con la mente e di inventarsi “fallimenti individuali” negli ambiti più diversi della vita privata e pubblica.

Ora il lettore si chiederà: Gambescia è matto. Che rapporto ci può essere tra legge di bilancio e malinconia?

Una società di malinconici è una società bisognosa d’affetto. Quindi di cure e sicurezza, anche i termini strettamente farmacologici (come comprovano gli alti consumi di psicofarmaci). Inoltre la malinconia è incapacitante. La nostalgia, che ne è una componente non secondaria, rende il presente sgradevole e il futuro minaccioso. Di qui, il ricorso allo stato sociale, che si tramuta sempre più in stato terapeutico. Però le “terapie” costano, e i governi, di destra e sinistra, pur di non perdere il consenso dei “cittadini malinconici”, si indebitano puntando su leggi di bilancio, come quella che è stata appena approvata alla Camera. Ne segue la crisi fiscale dello stato, eccetera, eccetera.

Una politica del genere nullifica i progressi del Pil (che in sé sono buoni), come pure distrugge le basi economiche di una società libera.Che però per essere tale deve comporsi di cittadini, per così dire, liberi e allegri, soprattutto sicuri di se stessi, non tetri e irresoluti.

Qualche anno fa abbiamo scritto un testo intitolato Liberalismo triste (*). Proprio per opporsi a quel liberalismo ottimistico, di stampo liberalsocialista,  che imponendo mete irrealizzabili, magari con l’aiuto sistematico dello stato, finisce per generare nei cittadini un senso di malinconia, vuoto, fallimento.

Una malinconia che si trasforma in tratto caratteriale, addirittura collettivo. Non si dimentichi mai che la tristezza è passeggera, la malinconia invece è permanente, insomma un fatto strutturale non transitorio. Per capirsi un individuo può lasciarsi alle spalle la tristezza, non la malinconia.

Ciò significa, per tirare le fila del discorso, che questa legge di bilancio non aiuta: si mangia il Pil, aumenta il debito pubblico, accresce il senso di malinconia nel cittadino.

Un circolo vizioso, che di regola porta al suicidio: gli individui come le società.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.ibs.it/liberalismo-triste-percorso-da-burke-libro-carlo-gambescia/e/9788876064005 .

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