domenica 6 marzo 2022

Panebianco, Reichlin e il calice pieno a metà

 


La storia è quella del famoso calice pieno a metà. C’è chi lo vede mezzo pieno, chi lo vede mezzo vuoto. Al riguardo meritano di essere letti gli editoriali apparsi oggi sul “Corriere della Sera” di Angelo Panebianco, politologo liberale, politicamente moderato e di Lucrezia Reichlin, economista di sinistra, non radicale.

Panebianco, cosa strana per un realista del suo calibro, si compiace della ritrovata unità occidentale, intorno ai suoi valori, “le carte migliori”, “le idee-forza più potenti”: quindi c’è fondata speranza di uscire vittoriosi dalla prova. Calice mezzo pieno.

Reichlin, traccia invece un quadro fin troppo realista, diremmo addirittura pessimista, che non offre speranze: perché comunque resteremo in guerra, guerra economica, che durerà per anni: quindi bisogna mettersi la maglietta di lana. Calice mezzo vuoto.

In realtà, la ritrovata unità, decantata da Panebianco, è di tipo passivo: esclude le soluzioni militari e spera che Putin finisca il suo sporco lavoro presto, oppure perda e crolli con il suo regime. Quanto ai valori, alle “idee forza”, bisogna capirsi. Ciò che i popoli ammirano dell’Occidente, non è l’individualismo eroico che ha fatto grande il liberalismo ma l‘individualismo assistito: pensioni e liberi consumi. Qualcosa che è legato allo sviluppo inarrestabile del Pil.

E qui veniamo alla tesi della guerra economica. Collegata al Pil. Che, imponendo tempi lunghi, se non lunghissimi, allargherà il ruolo dello stato nell’ambito produttivo e distributivo, causando l’estensione degli artigli pubblici sull’economia privata, come del resto sottolinea Reichlin, ovviamente in termini forbiti: un nostro amico, maleducato, direbbe “alla vasellina”.

Quindi con l’economia di guerra, nella migliore delle ipotesi, si potrà tornare all’autoritario welfare laburista britannico del secondo dopoguerra. Né individualismo eroico né individualismo assistito. Solo file su file.

A tale proposito, ieri hanno manifestato cinquantamila pacifisti. Si vuole la fine della guerra e il disarmo totale. Mischiati tra la folla, tutta di sinistra, non pochi ucraini, che, quando intervistati, con l’imbarazzo di chi sa bene che un’Ucraina disarmata sarebbe andata a fondo in un giorno, hanno ringraziato lo stesso, senza fare critiche. Sono brava gente. Sotto le bombe russe.

E noi italiani, almeno quelli scesi in piazza, con la faccia come il culo, auspichiamo il disarmo.

Concludendo, Panebianco, che pure è liberale, sembra ignorare il lato oscuro del liberalismo, quello macroarchico, liberalsocialista dell’Inps e dell’Ikea, che attira solo gli smidollati. Reichlin, di nobile schiatta comunista, sembra invece non vedere l’ora di poter introdurre razionamenti e tessere. Sicché anche l’individualismo assistito, liberalismo in briciole, sembra essere a rischio.

Ciò che sembra sfuggire a Panebianco e Reichlin è che per far trionfare l’individualismo assistito, il Pil deve tornare a salire, Pil che però con la guerra economica, non crescerà. Anzi si dovranno imporre sacrifici. Come reagiranno gli smidollati? Ai quali tra l’altro si deve parlare solo di disarmo. Guai nominare la parola guerra…

Pertanto, cari amici lettori, su queste basi, il calice non è pieno né vuoto: è da mandar giù fino alla feccia.

Carlo Gambescia

(*) Qui: (Panebianco) https://www.corriere.it/editoriali/22_marzo_05/10-cultura-documentofcorriere-web-sezioni-47b2c20e-9cc8-11ec-9be1-33eb29778323.shtml ;
(Reichlin) https://www.corriere.it/editoriali/22_marzo_05/gli-effetti-sull-economia-0096b0d4-9cc7-11ec-9be1-33eb29778323.shtml .

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