lunedì 28 marzo 2022

Forrest Zelensky

 


Il coraggio se uno non ce l’ha non se lo può dare… Manzoni dixit. Descrivendo le ragioni (sbagliate) di Don Abbondio, sempre pronto a chinare la testa davanti ai prepotenti.

“I promessi sposi”, grande romanzo storico dell’Ottocento, liberale e cattolico insieme. E per questo motivo, oggi, poco letto. I liberali sono diventati “liberal” e i cattolici “democratici”.

Zelensky, in Occidente non piace, e se piace, piace a metà. Poco sappiamo di lui: attore, regista, catapultato in politica ai massimi livelli. Da settimane, con addosso una divisa paramilitare, attenzione senza gradi, stralunato, impazza in televisione tra quiz e geopolitica di massa. Un Forrest Gump.

A proposito della sua uniforme, da marmittone televisivizzato, si noti la differenza con i generali, coperti di medaglie e galloni delle repubbliche della banane. Alle quali, la sinistra di Hollywood – in principio però fu quello scalmanato di John Reed – da decenni oppone il “pueblo unido jamás será vencido”. E forse per questo, il cinema che conta a sinistra ha tenuto fuori Forrest Zelensky dalla serata degli Oscar. Personaggio non in linea con l’iconografia liberal. Ovviamente, nei prossimi giorni, la sinistra italiana, Fazio incluso, prenderà nota. Contrordine compagni…

Dicevamo del coraggio. Il richiamo di Forrest Zelensky non fa una piega. L’Occidente se la fa sotto. Non è necessario aver letto Pareto, per fare un’osservazione del genere. Certo, c’è anche chi giustifica, evocando il purissimo senso di responsabilità. Soprattutto con le atomiche in giro.

E sia. Ma fino a quando? A Forrest Zelenzky non possono più bastare i “volontari laici” che scendono le scale in pigiama per aiutare a fare bende con lenzuola, come cantava Battiato in “Radio Varsavia”. Canzone, detto per inciso, oggi definita “profetica” dagli analfabeti storici.

Altro che federe e materassi, qui servono armi, e soprattutto occorre, non insultare a distanza, ma fare.

Si vuole la trattativa? OK. Allora si costringa Putin a mettersi seduto al tavolo della pace, anche con americani ed europei, per ragionare, poggiando le pistole sul tavolo, di come uscire fuori da questo casino.

Si vuole la guerra? OK. Allora sotto con la no-fly zone, eccetera, eccetera? La cosa peggiore è cincischiare, prendere in giro Forrest Zelenzky e quarantadue milioni di Ucraini, che, tutti insieme, potrebbero iniziare, giustamente a sentirsi “stanchini”.

Se questa non è mancanza di coraggio, allora che cos’è?

Quel che più preoccupa è la crescente assuefazione dell’Occidente ( ai russi ci pensa Putin) alla guerra del telegiornale. Quanti morti, quanti bambini uccisi, quanto aiuti, quante lauree magistrali ai profughi ucraini.

Ieri a Roma si correva la “Maratona per la Pace”. Ma vaffaculo! Dopo di che, si torna a casa, si fa la doccia, ci si prepara per l’aperitivo o per la cena, buttando l’occhio distratto alle news. E subito appare Forrest Zelensky. Ma che cazzo vuole questo? Reazione epidermica dell’ europoide in declino. Oppure, “Please do not disturb”, reazione controllata dell’europoide educato ma sempre in declino.

Capito? Si chiama anche, filosoficamente parlando, banalità del male. Citofonare professoressa Arendt.

Carlo Gambescia

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