lunedì 7 marzo 2022

Guerra mondiale? Rischio e politica

 


Molti osservatori, in particolare gli idioti dell’orrore umanitario, non hanno ancora capito (o fanno finta) che lo stop and go sui corridori umanitari, non è altro che un’arma per snervare le popolazioni civili, umiliare l’Occidente, cosiddetto umanitario, rovesciando la colpa delle violazioni sulle forze ucraine che sparerebbero sui propri cittadini…

La storia – forse – un giorno farà giustizia di queste rivoltanti menzogne. Per ora, tuttavia, molti per paura, interesse, egoismo mostrano di credere alle parole di Putin. Un atteggiamento che di fatto indebolisce la resistenza ucraina.

Del resto crediamo sia in atto una manovra, probabilmente segreta, concertata, in particolare da americani e israeliani, per far desistere Zelensky. Magari dimettersi e lasciare campo libero alla disintegrazione russa dell’Ucraina. E così farla finita al più presto.

Per inciso, non dimentichiamo neppure il ruolo disfattista delle argomentazioni avanzate dagli idioti del diritto umanitario: idioti utili all’aggressiva strategia di Putin, come un tempo verso l’Unione Sovietica.

Tesi svolte, in punta di diritto (non sia mai…), che in combinato disposto, con le trattative segrete di cui sopra, o comunque con l’ atteggiamento passivo dell’Occidente, dipingono Zelensky, come un guerrafondaio, lui “l’invaso”, stigmatizzando la sua richiesta pressante, dettata probabilmente dalla disperazione delle bombe, di una no fly zone sull’Ucraina.

Un dispositivo che in effetti può essere considerato da parte dei russi un atto di guerra. E qui però veniamo a un punto importante: quello dell’evocazione del fantasma della guerra mondiale nucleare che rischia di dare partita vinta a Putin.

Purtroppo uno degli aspetti meno analizzati di questa gravissima crisi è quello del ruolo del fattore rischio in politica. Ci spieghiamo meglio.

Perché Putin nel 2014 occupò con un colpo di mano la Crimea? Perché ora ha invaso l’Ucraina in forze ?

Per la semplice ragione che riteneva Obama così poco amante dei rischi militari fino al punto di non intervenire. E così fu.

Come per contro, sempre Putin, giudicò Trump una sprovveduto politico, perciò imprevedibile. Di qui l’alto margine di rischio di una guerra con gli Stati Uniti e la Nato. Perciò si guardò bene dall’invadere l’Ucraina.

Invece con Biden, fotocopia sfocata di Obama, rischio pari a zero. Di qui l’invasione in grande stile dell’Ucraina, le minacce alla Nato, l’arroganza verso gli europei, la Polonia e paesi baltici.

Siamo dinanzi a una precisa volontà, diremmo sadica, di umiliare l’Occidente: vittima della propria paura, del proprio egoismo, del proprio interesse. Cosa sotto gli occhi di tutti, a eccezione dei tanti, troppi idioti dell’orrore umanitario.

Siamo al punto di costringere Zelensky a cedere. Pur di evitare la “guerra mondiale”, che Putin invece mostra di non temere – guerra, tra l’altro convenzionale: che non sarebbe subito atomica, come invece tendenziosamente si evoca per spaventare la gente.

In queste situazioni si deve invece accettare il rischio della guerra, come altre volte nella storia: l’appoggio di Richelieu e Mazzarino alle forze protestanti nella guerra dei Trent’anni, sono un esempio di rischio calcolato. Come lo sono le prime campagne di Luigi XIV. E per alcuni aspetti, la guerra d’Italia e in Egitto di Napoleone.

Si dirà che con l’arma atomica tutto è mutato. In realtà, come ha provato la Guerra fredda – si pensi alla crisi di Cuba, ma anche alle guerra di Corea, Indocina, per non parlare dell’Afghanistan – la minaccia atomica non ha escluso guerre convenzionali, proprio per la sua caratteristica di arma totale, capace di rendere il dopoguerra, se si può utilizzare questo termine, “ingovernabile”, ben al di sotto, come quadro distruttivo, delle cosiddette vittorie di Pirro. Di qui, l’importante ruolo, ripetiamo, anche nell’era atomica, delle guerre convenzionali.

Si tratta perciò di accettare un rischio, quello della “guerra nucleare”, in realtà remoto. Purtroppo, l’Occidente euro-americano, istupidito dalla propaganda pacifista, con una classe politica liberalsocialista – non liberale, attenzione – ripiegata sulle questioni interne, economiche, elettorali, di welfare, non accetta questo rischio e di conseguenza svaluta il ruolo della guerra convenzionale. Si può anche chiamare paralisi politica.

Di qui l’estrema difficoltà di stabilire un confronto paritario con attori politici come Putin, spregiudicati, che invece accettano questo rischio. E se ne fanno addirittura scudo.

Più l’Occidente si appella alla pace, al disarmo evocato dagli idioti umanitari, più si limita a sanzioni economiche, tra l’altro controproducenti e dai tempi di lunghi di attuazione (come abbiamo già spiegato *), più si rafforza la strategia d’attacco di Putin con mezzi convenzionali, tesa ad approfittare della paura dell’Occidente di scatenare un conflitto atomico, in realtà remoto.

Possibile non si capisca che la passività militare, diciamo sul lato della guerra convenzionale, rafforza Putin? Rendendolo ancora più spavaldo e arrogante? E che a forza convenzionale si deve rispondere con una forza convenzionale superiore? E invece si è perso tempo… E probabilmente ora è troppo tardi perché le carte sono distribuite da Putin. E’ lui che occupa il territorio ucraino. E l’occupazione, piaccia o meno, è sempre fonte di diritto.

La fotografia storica di questi tristi e umilianti giorni, la sfocata immagine che consegneremo ai posteri, è quella dell’ esercito invasore russo che calpesta il suolo dell’ Ucrana, umilia l’Occidente, che – qui la vergogna assoluta – sta facendo di tutto perché Zelensky si arrenda e finalmente l’ ordine regni a Kiev.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/su-quante-divisioni-armate-puo-contare-lindignazione/

Nessun commento: