martedì 8 marzo 2022

Hitler, Putin e la libertà dalla paura

 


Navigando su Internet se ne scoprono di belle, anzi di brutte. Come quei neofeldmarescialli che sostengono che Hitler, al contrario di Putin, con i polacchi nel 1939 fu durissimo perché bombardò i civili senza pietà. Omettendo però di ricordare, quando si dice il caso, il gigantesco massacro di Katyn a opera dei sovietici, sotto gli occhi indifferenti dei nazisti. Gli stessi sovietici, nei cui servizi segreti, Putin ha servito. Certo, negli ultimi anni del regime comunista, fuochi stanchi, ma pur sempre fuochi.

Se c’è un lato nobile nelle moderne libertà, lo si può ravvisare nella libertà dalla paura, la quarta libertà rooseveltiana, poi recepita dalle varie Carte dei diritti post belliche, come rifiuto dell’aggressione tra nazioni. E soprattutto come rifiuto di ogni impedimento alla libertà individuale di scegliere come vivere, con chi vivere, dove vivere. In sintesi: “ubi bene ibi patria”.

Ovviamente, sancire un diritto, mettere nero su bianco, non significa che gli uomini poi lo rispettino. La natura sociale dell’uomo è quel che è. Come diceva Hobbes, l’uomo è imprevedibile, quindi pericoloso, ma comunque sempre al centro della storia.

Per contro, esiste – oggi addirittura tornata di gran moda – una disciplina pseudoscientifica che si chiama geopolitica. Un presunto sapere che riduce l’uomo a marionetta delle grandi forze storiche, economiche, demografiche, politiche. Altro che centralità dell’individuo…

Per capirsi: dal punto di vista storico, l’Ucraina, semplificando Kiev, dopo la costituzione dello stato russo a opera dei Romanov, fu costretta a subire il predominio di Mosca, difendendosi, cedendo, reagendo ai processi di violenta russificazione, avvenuti anche sotto gli “zar” comunisti.

Di qui però, secondo la geopolitica russa, le buone ragioni di Putin, ragioni che riflettono una costante geopolitica, quella dell’unità russa sotto il potere moscovita (dalla dinastia Romanov a quella sovietica): più o meno quattro secoli, sorvolando però sul parere contrario degli ucraini.

Di qui, sempre secondo i russi, l’ offensivo e irrealistico errore dell’Occidente, che appoggiando, seppure non formalmente l’Ucraina, violerebbe una regolarità geopolitica, che in realtà sarebbe, a voler essere magnanimi, di natura etico-politica: quella della supposta fraterna unità dei popoli russo e ucraino, estesa, quando possibile anche ai fratelli slavi o presunti tali. Idea minacciosa, a dire il vero. Lo si chieda a polacchi e baltici.

In realtà, dal punto vista della metapolitica quattro secoli, sono una bazzecola. Perciò, come si può intuire,  la geopolitica è una pseudoscienza perché si presta a un uso ideologico ed egemonico che giustifica una pratica, che quasi sempre sfocia in operazioni militari in grande stile. Un modus operandi del tipo “forza uguale diritto”, perciò di natura polemica, che finisce inevitabilmente per collidere con l’idea stessa di una libertà dalla paura.

Di conseguenza, l’unica regolarità che ha un senso scientifico è quella metapolitica, che rinvia all’analisi di processi politici e sociologici che hanno millenni, che rinviano all’intera storia umana. Certo fino a oggi, però millenni non due o tre secoli.

Nel caso del conflitto tra Russia e Occidente si deva guardare alla regolarità metapolitica amico-nemico. Regolarità che scorge nelle ideologie storiche, soltanto razionalizzazioni, che di volta in volta incarnano, la regolarità amico-nemico.

Sotto questo aspetto la geopolitica di Putin “applicata” all’Ucraina è una forma di razionalizzazione dell’espansionismo dello stato russo. Che apparentemente vale quanto la geopolitica dell’Occidente, che giustifica l’ espansionismo contrario.

Perché apparentemente? Perché la libertà dalla paura ha radici occidentali, non russe. Quindi c’è una notevole differenza, di cultura politica tra russi e occidentali. Proprio qui risiede un’altra regolarità metapolitica, che divide Russia e Occidente, quella tra individualismo e comunitarismo.

Una regolarità che spiega perché gli ucraini, uomini di confine, come asserì giustamente Huntington, perciò combattuti non solo interiormente, sembrano oggi preferire, semplificando, l’Occidente all’Oriente.
 

Ma spiega anche perché ora sono sotto le bombe dei russi.

Perché? Per la semplice ragione che i russi, comunitaristi a tutti gli effetti, ignorano l’individuo e quindi la libertà dalla paura, che è innanzitutto libertà di “movimento”. Libertà che non hanno mai ben conosciuto. Ancora intorno alla metà dell’Ottocento, l’ottanta per cento della popolazione era in catene: la cosiddetta servitù della gleba.

La Russia non ha mai conosciuto l’individualismo agrario, la borghesia imprenditoriale, e poi andando ancora più indietro, il libero commercio sulla terra e sul mare, le libere città e i liberi comuni, e così via fino all’individualismo giuridico del diritto romano e della filosofia stoica e cristiana.

Quel poco di Occidente politico-religioso che la Russia ha assaggiato è pervenuto attraverso il cesaropapismo bizantino. La versione comunitarista dell’individualismo cristiano. Che indubbiamente, conteneva anche tesori di spiritualità e religiosità, ma di tipo olistico, politicamente pericolosi.

Ma allora la Corea, il Vietnam, le guerre del Golfo, l’Afghanistan? Come la si mette con la geopolitica dell’Occidente? Se quella russa è una pseudoscienza, perché non lo è anche quella occidentale?

In realtà, nessuno è mai esente da errori. Come dicevamo non si può cambiare l’uomo per legge. L’Occidente soprattutto nella sua versione liberalsocialista, pedante, bigotta, statalista risulta molto ingombrante, per alcuni prepotente. Inoltre come la con le  mettiamo colonie? Con i trascorsi imperialisti?

Tutto vero. Però la libertà dalla paura, in Occidente, resta un’idea regolativa, qualcosa a cui si tende, anche faticosamente, commettendo sbagli, contraddicendosi, eccetera. Però l’idea esiste e resiste.

Ciò non significa che l’Occidente debba esportarla in tutto il mondo con la forza, ma solo dove, per così dire, viene invitato. E l’Ucraina, terra di confine, guarda anche, anzi soprattutto, a Occidente.

Il conflitto, in ultima istanza, dal punto di vista metapolitico della regolarità amico-nemico, è tra la cultura della libertà dalla paura (Occidente) e cultura della paura (Russia). La stessa paura che scorgiamo negli occhi degli ucraini costretti a vivere sotto le bombe russe. Quindi prigionieri della paura.

Parliamo di una nazione di oltre quaranta milioni di abitanti, non pochi dunque, che però stando ai neofeldmarescialli della geopolitica dovrebbe ringraziare Putin perché si comporta meglio di Hitler.

Carlo Gambescia

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