venerdì 11 marzo 2022

La lezione di Clausewitz

 


Le sanzioni economiche, in qualche misura privilegio dei più civilizzati moderni, non hanno mai risolto nulla. Il blocco continentale napoleonico, diretto contro la Gran Bretagna, fu un totale fallimento. Come le famose sanzioni contro l’Italia, durante il fascismo.

Le misure economiche restrittive possono funzionare, in parte, contro nazioni di modeste dimensioni e isolati o quasi, come Cuba ad esempio. Nel secondo dopoguerra si provò a isolare economicamente la Spagna di Franco, perché lo si giudicava ultimo dei dittatori fascisti. Però dopo qualche anno, gli Stati Uniti, per primi, capirono che i buoni affari avrebbero cambiato il volto della Spagna. E così fu.

Da questo punto di vista le sanzioni contro la Russia, sono semplicemente ridicole. Autosufficienza e abitudine al basso tenore di vita sono per così dire due assicurazioni sulla durata del potere di Putin. Senza trascurare il forte nazionalismo russo, ottimo cemento politico per un regime militarista. Quindi inutile sperare che le sanzioni, per non parlare delle altrettanto ridicole lagne pacifiste, provochino ripensamenti e cadute del regime. E comunque sia, non a breve. Mussolini, cadde dopo tre anni di guerra mondiale, (1940-1943). Altro che sanzioni…

E qui veniamo al punto fondamentale del nostro ragionamento. Passività militare e misure economiche restrittive perseguono due scopi assai pericolosi. 

1) Si indebolisce economicamente e socialmente l’Occidente euro-americano che seppure Oltre Atlantico risulta autosufficiente, gode nel suo insieme di un alto tenore di vita. Ciò significa che le inevitabili ripercussioni economiche delle sanzioni, e di rimbalzo gli sgraditi sacrifici collettivi, rischiano di causare sommovimenti sociali e divisioni politiche all’interno dell’Occidente in un momento che invece richiede la massima unità.

2) Si impone alla Russia un ritmo militare più serrato, in vista della stretta economica. Di qui il rischio di incidenti militari con la Nato e di un improvviso contraccolpo bellico, di tipo convenzionale. Sono cose che possono accadere in poche ore, ad esempio al confine polacco. Quando si dice, corsi e ricorsi…

Ora, sotto l’ aspetto della preparazione militare a un confronto, ripetiamo convenzionale, come si sta muovendo la Nato? Male, perché, esiste una sproporzione di forze sul campo, in termini di “idea nuda di combattimento”, a sfavore della Nato. Ben al di sotto della proporzione di 2 a 1, proporzione per vincere,  auspicata da Clausewitz (*).

Sintetizzando la Nato in tutta Europa non va oltre i settantamila uomini, con un forza mobilitabile intorno ai quarantamila (**). Sembra invece che la Russia, abbia schierato in Ucraina non meno di duecentomila uomini cui si aggiunge  una massa d’urto di quasi un milione di effettivi, forze subito mobilitabili. Contro un esercito quello ucraino, inclusi i riservisti (quasi l’ottanta per cento del totale), di duecentomila unità: quindi, in totale, quasi 4 a 1, incluse le forze Nato, a favore dei russi  (***).

Si dirà che la tecnologia occidentale può fare miracoli… Tuttavia Clausewitz ci ricorda che il “punto debole” del nemico va attaccato con forze superiori. E qui si tratta di difendere con le armi in pugno migliaia di chilometri di limes Nato, e, se necessario, di puntare, sul ventre mole dei russi, l’ Ucraina, con forze superiori, per respingerli  fino ai confini tra Russia e Ucraina.  Perciò, persino il 2 a 1 potrebbe non bastare.

Ripetiamo, parliamo di forze convenzionali: perché all’inizio dell’escalation il conflitto non può che essere inevitabilmente basato sulle armi convenzionali.

Insomma, cosa sta accadendo? Che l’Occidente euro-americano e il suo braccio armato, la Nato non si stanno seriamente preparando alla guerra. Un conflitto armato che invece può scoppiare da un momento all’altro.
 

L’Occidente querulo mescola, senza neppure rendersi conto, aggressività verbale e passività militare. Un mix retorico veramente esplosivo.

Le forze della Nato sono scarse e all’ offensiva in forze a largo raggio di due milioni di russi, resisterebbero meno di ventiquattro ore. Di qui il pericolo, una volta rotte le difese della Nato, del disperato ricorso alle armi nucleari, proprio sul suolo europeo e proprio da parte dell’alleato più forte, gli Stati Uniti, sempre pronto a evocare il valore della pace universale.

Se si vuole evitare la guerra atomica, va mobilitata subito ai confini della Nato una quantità di forze superiore a quelle russe, con scopo dichiaratamente difensivo, e se necessario, in caso di aggressione russa, pronte a respingere i soldati di Putin fino al confini tra Ucraina e Russia.  Non oltre, ovviamente.

Si dirà che i russi potrebbero prendere al balzo l’improvvisa mobilitazione dell’Occidente (che, detto per inciso, doveva cominciare, in modo discreto, almeno qualche anno fa) e attaccare le linee Nato, evocando la guerra difensiva e la denazificazione.

Certo. Non si può escludere.

Non si vuole affrontare questo rischio? Perfetto. Allora: 1) si metta la parola fine alle lagne con il cuore in mano, si lasci pure l’Ucraina al suo destino, senza inviare armi e altri aiuti; 2) si faccia pressione su Zelinsky oppure si favorisca nei corridoi la sua sostituzione con un politico locale più malleabile disposto a trattare con i russi. Dopo di che 3) si proceda con il ritiro graduale delle sanzioni fino al ritorno alla “normalità” economica e politica. Così la “ripresa” sarà salva e la pace pure. Ovviamente, fino alla “prossima”.

Ciò che invece non va mai fatto, perché può portare veramente alla guerra atomica, è continuare ad attaccare la Russia verbalmente ed economicamente, restando passivi sul piano militare.

Purtroppo non si capisce o non si vuole capire che il rifiuto del rischio della guerra convenzionale, aumenta quello di una guerra non convenzionale.

Carlo Gambescia

(*) Clausewitz, “Della guerra”, Mondadori 2007, pp. 201-207 (III, 8: "Della preponderanza numerica").

(**) Qui: https://www.agi.it/estero/news/2022-01-26/dove-sono-schierate-forze-nato-europa-15362399/

(***) Qui: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/speciale-ucraina-le-forze-campo-33009 ; https://www.agi.it/estero/news/2022-02-21/ucraina-russia-forze-armate-al-confine-15717865/ 

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