domenica 27 marzo 2022

Guerra e pace


 

Richiamiamo l’attenzione del lettore sul notevole editoriale di Mario Giro, politologo, uscito sulle pagine di  “Domani” (*): “Tre passi per fermare la guerra prima che sia troppo tardi”.

Articolo che, di questi brutti tempi, potrebbe essere definito filorusso. In realtà non lo è. La penna è quella di un realista intelligente, “un realista consapevole” (**), che giustamente per un verso condanna “l’avventurismo” putiniano, ma per l’altro consiglia di non mettere il leader russo con le spalle al muro.

In buona sostanza, si suggerisce all’Occidente euro-americano di approfittare del leggero, ma non devastante vantaggio ucraino, per aprire un negoziato, che ovviamente, preveda il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe dal suo ucraino e l’apertura di una seria discussione sulla sorte dei territori rivendicati dalla Russia. Il tutto nel quadro di una successiva nuova regolazione negoziale dei rapporti internazionali con la Russia, regolazione capace di guardare al futuro con fiducia e reciproco rispetto.

Siamo d’accordo con Giro che l’Occidente, almeno per ora, non sembra credere nella pace, o meglio in una pace organizzata, come del resto attestano le improvvide esternazioni di Biden. Tuttavia, punto che Giro non sembra evidenziare a sufficienza, l’Occidente, non sembra credere neppure nella guerra generale. Però, e qui Giro ha ragione, sembra non fare nulla per evitarla, come provano gli improvvidi insulti di Biden.

Si chiama, in chiave letteraria, “forza delle cose”. Dal punto di vista sociologico, siamo nell’ambito dello specifico sociologico, diremmo addirittura metapolitico. Il cuore dell’agire sociale.

Si pensi a una specie di forza inerziale, come espressione dell’ assenza o insufficienza di volontà sociale per mutare le cose, legata a comportamenti reiterativi ed emulativi. Un processo che segue una logica a spirale, inerziale, tramutandosi in moto sociale, il più delle volte, inarrestabile.

Il caso storico della successive mobilitazioni, legate a sistemi di alleanze, che portò alla Prima guerra mondiale è da manuale per lo studio dell’inerzia sociologica.

Insomma, accade che in ambito politico ci si comporta come di regola si presume che si comporti il nemico. Se dal nemico, per abitudine mentale, ci si aspetta il male, si cerca di anticiparlo con il male maggiore possibile. Il discorso varrebbe anche per il bene, se – attenzione qui viene forse l’aspetto più interessante, non sviluppato però da Giro, – se, dicevamo, non esistesse il conflitto, come contrapposizione, innanzitutto, di mentalità, costumi e differenti stili di vita.
Per capirsi, come scrive Giro,

«oggi la Russia di Putin invece contesta la democrazia stessa. La diffidenza è reciproca. Ciò che spaventa il sistema russo è il “contagio democratico” (con l’appoggio della Cina di XI Jinping): malgrado i leader dei due colossi ripetano continuamente che i loro sistemi sono migliori e più efficienti della democrazia occidentale, in realtà ne sono ossessionati. Dall’altra parte gli occidentali, pur continuando ad autocommiserarsi parlando di declino, sfruttano tutto il loro soft power in termini culturali e di abitudini umane, non fosse che per ragioni commerciali».

L’opposizione è sistemica, altrimenti detto di civiltà. Giro intuisce brillantemente, ma non sviluppa il concetto. Può l’Occidente trasformarsi in ciò che non è? Può la Russia, fare altrettanto? E viceversa, ovviamente.

C’è conflitto. Che sia hard o soft è la stessa cosa. Perché il conflitto soft conduce inevitabilmente al conflitto hard. Come quello hard, può retrocedere al soft, e così via. Huntington, nel suo profetico libro, parlò di inevitabile “Clash of Civilizations” (Scontro delle Civiltà).

Pertanto, parlare di pace e di cooperazione universali, senza unità di mentalità, costumi e stili di vita, non ha alcuna senso. Anche perché la sociologia insegna che la realtà sociale è ricca e molteplice, a tutti i livelli, dai valori agli interessi: probabilmente siamo davanti al pluriverso piuttosto che all’ universo. Guerra e pace, piaccia o meno, si alternano storicamente. Anche quando è il gioco il destino dell’umanità? Sì per inerzia sociale, come detto.

Il che però non implica, per tornare all’invasione russa dell’Ucraina, che il conflitto generale, che appare inevitabile nel lungo periodo, non possa essere rinviato, per così dire a “tempi migliori”. Evitando, come scrive giustamente Giro, che le cose precipitino verso l’irreparabile, per inerzia sociale.

In effetti, l’ Estremo Occidente americano e la Russia non sembrano preparati alla guerra, il primo psicologicamente, la seconda militarmente, (l’Europa ancora meno, nei due sensi). La stessa cosa si potrebbe dire della Cina, a meno che non torni ad affermarsi, cosa difficile, una visione mongolica espansiva alla politica internazionale. Per contro, nulla impedisce, la crescente collaborazione tra russi e cinesi, accomunati dal timore verso il “contagio democratico”. Anche se la Cina avrebbe tutto da guadagnare da un indebolimento politico ed economico della Russia, con la quale confina per quattromila chilometri.

Riassumendo, Giro ha ragione a breve: ora che l’Ucraina, sembra reggere e la Russia perdere colpi, si potrebbe intraprendere la via del negoziato,  affinché tutte le parti, per così dire, possano salvare la faccia. Nel saggio tentativo di interrompere, per il momento, cosa però non facile, il trend inerziale verso la guerra generale.

Ma Giro non sembra avere ragione a lungo termine: il conflitto di civiltà è troppo netto. Quindi prima o poi…

Certo, come dicono i pacifisti, statisti e popoli potrebbero capire l’importanza della pace, acculturarsi, accordarsi spontaneamente eccetera, eccetera. E così farla finita, una volta per sempre, con l’idea stessa di conflitto.

Auguriamoci, anche se non in linea con ciò che abbiano fin qui detto, che abbiano ragione.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/ucraina-guerra-pace-russia-stati-uniti-europa-vbvmpjd0

(**) Per la definizione di “realismo consapevole” rinviamo al nostro “Il grattacielo e il formichiere. Sociologia del realismo politico”, Edizioni Il Foglio 2019, p. 76, https://www.ibs.it/grattacielo-formichiere-sociologia-del-realismo-libro-carlo-gambescia/e/9788876067853 .

 

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