Un vecchio film di Mario Martone
Il pane e il vino
di Renato Caccioppoli
Ieri
ho rivisto il film di Mario Martone su
Renato Caccioppoli ( Morte di un matematico napoletano,
1992). Gramscianamente perfido il ritratto delle
diverse borghesie meridionali, napoletane e urbane in particolare: il fratello
di Renato, borghese soddisfatto; i
colleghi universitari, borghesi prepotenti e parassiti; collaboratori, allievi
e studenti, borghesi in fieri e alcuni sgomitanti; i
comunisti, borghesi fascisti travestiti. Sullo sfondo, come in un tazebao maoista, per contrasto, il popolo, dolente e sano, ma senza senza saperlo. Diciamo, in attesa di spiegazioni. E lui
Renato Caccioppoli, matematico con cattedra e albero genealogico anarchico, unico vero antiborghese
tra i filistei, che vaga per i vicoli di Napoli fine anni Cinquanta, in impermeabile da esibizionista (ma che non si dica...), dai gusti culturali aristocratici, perfino nel largo gesto: non fuma, lancia volute di
fumo ai giacobini napoletani del 1799.
Che, a dire il vero, avevano arruolato più borghesi che aristocratici. E cosa più importante, i Pagano, i Cirillo & Co., a differenza del "matematico napoletano", non avevano mai dovuto sorbirsi le relazioni di
Togliatti al Comitato Centrale.
Disillusione, insinua Martone. Forse - come si intuisce - per quest’ultimo motivo, Caccioppoli,
che si era speso per il Pci, partecipando perfino ai comizi, si attaccò alla bottiglia come un poeta maledetto qualsiasi: candidandosi al suicidio prima per vie biliari, poi "provvedendo da se medesimo con arma da fuoco", secondo il verbale di polizia. Muore
- ecco la tesi buchariniana di Martone - per crudeltà
mentale della società borghese nei suoi riguardi. Suicidio come atto di rivolta e accusa verso i filistei fascio-comunisti: il comunismo burocratico come continuazione del fascismo con gli stessi mezzi, gentilmente forniti dal sempre riaffiorante egoismo borghese. Tesi originale, come un film di Ėjzenštejn.... E il liberalismo? Borghese pure quello. Non sia mai. A Caccioppoli, come lascia trapelare Martone, non interessano, quando interrogato dal fratello, i libri di Croce contenuti nella biblioteca di famiglia. Chiede invece di Herzen, che il fratello, borghesissimo magistrato, non sa chi sia, proprio come un contemporaneo concorrente dell' "Eredità".
A dirla tutta, si
tratta invece del classico suicidio di chi ha il pane e soprattutto il vino. Come dicevano, dei giacobini, i contadini sanfedisti senza pane né vino. Certo, era il muro contro muro, la controrivoluzione si vendicava della rivoluzione. Tuttavia, per venire al Novecento e tornare alla realtà, che c’è di più borghese del colpo
di pistola con il quale il cattedratico Renato Caccioppoli mise fine alla sua vita?
Carlo Gambescia
Cecchi, l'attore che impersona il matematico suicida, è grandioso. Per il resto è un film ideologico, che in Italia vuol dire di sinistra. Caccioppoli fu egregio matematico, della scuola napoletana e del Sud più in generale. Dominazioni arabe e sole meridionale, nonché intelletto superlativo (diabolico quando svolta verso il crimine) delle genti di quei posti, creano menti, menzionando solo il Novecento, geniali, fisica, matematica, lettere e filosofia. Majorana, Sciascia, Pirandello, Giusso, i primi che mi vengono in mente.
RispondiEliminaOttima, Carlo, la tua recensione. Mi permetto di consigliarti (visto il tuo estro) a recensire altri film significativi che hai l'occasione di vedere. Sei sempre meglio di Mollica.