martedì 17 maggio 2016

 Religione, etica  e società  al tempo di Francesco
Un  problema  trigonometrico
di Antonio Dentice d'Accadia





Quasi un preambolo… 
La prospettiva dell’etica cristiana letta nel rapporto tra etica laica e realtà contemporanea (negli aspetti religiosi, quotidiani e politici) è un fatto assai sensibile d’una certa variabilità percettiva. Spesso il problema si caratterizza in un maelstrom nebuloso, strutturato in declinazioni purtroppo facili all’amorfismo o, viceversa, a rigide iper-sintesi tout court.   
Ogni verifica dovrebbe appropriarsi d’un tatto formale e terminologico, quanto d’una affilata analisi, spietata soprattutto verso essa stessa nel definire i mezzi di studio e i modi attuativi.
Nel preambolo qualificativo poniamo: la scienza (sacra e non), come ricerca del vero; la politica, come arte del governo; l’economia, come ricerca dell’utile; e l’etica, come atto del discernimento. Lo studio necessariamente veste degli attributi etici (d’una qualsiasi forma) e attraverso essi spazia in un vasto quadro, tra crisi dei valori e rinnovamenti.
La sociologia paretiana poneva il distinguo tra valori, valori ritenuti tali, forme novelle e l’accanimento terapeutico nel tentativo del ripristino di idee ormai transitate. La domanda parrebbe essere: cosa rimane?
 
La tradizione dell’Occidente
L’Occidente ha una tradizione cristiana divisa e metabolizzata nelle varie ramificazioni d’un albero millenario in virtù dell’autenticità del Logos (tale poniamo). Radicali trasformazioni sono avvenute, sono tutt’oggi e saranno in futuro. Perché la storia le impone, noncurante di intenzioni cristallizzanti e ignoranti un fatto primario: la stessa cristallizzazione altro non era che forma ex-novo d’una precedente trasformazione.
Nel processo sublimante (o inversamente, nella deposizione) l’equivalente del Logos consisterà nella stessa natura del processo, tra rigidità e fluidità concettuali (a seconda del momento). Pretendere una fissità fasica, confondendola colla totalità sistemica, porterebbe all’interruzione del messaggio evangelico (fattispecie del trascendente). Da qui gli attriti anche in seno alla Chiesa, tra rinnovamento alla luce dell’importanza sostanziale, tensioni conservatrici e vie mediane. 
Il processo tra differenti stati qualitativi, nello specifico nel frazionamento tra umanità e messaggio evangelico, è pensabile come deposizione tra stato aeriforme e materia solida. Il Logos si rende a propria volta pensabile come pioggia la cui generazione nuvolare è invisibile all’occhio nudo, ma dagli effetti meno invisibili nel nutrire il terreno seminato e infine: «Porta frutto», visibilità.

Logos, etica religiosa e storia
Dal Logos all’etica religiosa, che fisiologicamente s’impone nel tessuto sociale ad esso collegato da un rapporto interdipendente. L’uno si esplicita (si offre) e l’altro ne possibilizza l’atto. In quest’accettazione l’etica religiosa concrea l’etica sociale in senso ampio, quindi l’etica politica e l’etica economica.
Il problema sorge al setaccio del grado di variabilità storico-geografica di quest’etica religiosa e delle proprie derivazioni. Una fede può essere protesa tra due opposte estremità. La prima estremità determinante dilatazione dei principi nell’incontro ecumenico colle altre fedi, siano esse tangenti o secanti. L’altra estremità tendenzialmente determinante contrazione dei principi, rivolgendoli in sé.
Al primo polo abbiamo gli “ecumenisti” e al secondo l’ala “conservatrice”, una persistenza aggregativa volente maggior grado di fissità – se non nel sistema – almeno nella formalizzazione dei principi (che è diverso dal definire “i principi in quanto tali”). I primi accusati nell’ipotesi dell’evanescenza e i secondi nel pericolo dell’inadattabilità, probabilmente preoccupazione dell’attuale pontificato. 
Se il Logos è formalizzabile invariabile, l’etica religiosa che ne deriva è per contrapposizione sensibile a grandi (e relativi) metamorfismi. Ricordiamo la culla giudaica, poi le realtà protocristiane, la paolina, l’incontro ed il sincretismo colle realtà mediterranee ed italiche. La manifestazione sociale del messaggio evangelico prosegue quindi tra dilatazioni e contrazioni, rimanendo tale e affidata alla misura valutativa di coloro che ne guidano il percorso. E’ la storia che procede ingoiando i decenni e masticando i secoli, col “già digerito” che diventa (quasi) assiomatico.
 
 Messaggio evangelico   e organicità teologica
Volendo indagare l’entità dei valori contenuti nell’etica religiosa sono immediatamente individuabili alcune categorie di sottoinsiemi (in relazione tra esse): dottrina, ecumenismo, nuovo dialogo pontificio e realtà percepite dai fedeli diversamente stratificati.
 Tentiamo di distinguere il messaggio evangelico dal corollario derivante: la realtà di Cristo, Cristo unigenito del Padre e l’idea di una fratellanza cristiana delineata dai concetti di amore e perdono. E’ a causa dell’immediatamente percepito, ad esempio, che in estremo Oriente la figura di Cristo è spesso associata al Buddha, nell’idea della perpetua serenità e compassione.
 Rispetto a molte fedi il Cattolicesimo, in quanto teocrazia elettiva, ha la particolarità di una precisa organicità teologica. Questa organicità nel corso della storia ha definito una certo controllo delle dilatazioni.
Gli ultimi due pontificati, con diverse modalità, hanno dovuto fare i conti con vecchie e inedite crisi, col collasso dei sistemi e soprattutto con le problematiche interne. Il peso dei secoli è evidente, è chiaramente percepito. Questo fatto è facilmente visibile nel susseguirsi tra Papa Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I. E’ sufficiente questa particella temporale (2005-2013) per intendere gli effetti della maggior dicotomia tra contrazione/dilatazione etica al tempo della globalizzazione.
 
Una lettura trigonometrica
Principi, etica e società. La questione può essere letta nella forma di un problema trigonometrico: dati tre elementi, determiniamo gli altri segmenti e angoli. I tre elementi sono esprimibili nelle forme dei principi cristiani, dell’etica religiosa (che ne deriva) e della successiva etica sociale (interconnessa alla seconda).
Al centro dei principi cristiani abbiamo il Logos. Nel secondo elemento, l’etica religiosa, abbiamo la variabilità nella storia (quindi “della” storia). Nell’etica sociale abbiamo invece la proporzionalità diretta o inversa (a seconda dei periodi) col secondo elemento.
Ciò disegna un doppio rapporto svolgentesi sull’asse del divenire, colle problematiche supplementari delle possibili simmetrie ecumeniche, dalle rotazioni e dalle traslazioni determinate dalla variabilità del secondo e del terzo elemento.
Da un punto di vista strettamente cristiano la bussola all’interno di questo enorme e complesso quadro storico-sociale dovrebbe consistere nella fedeltà alla propria natura. Ovvero, nel corso delle trasformazioni ricercare la possibilità della contemporaneità tra valori costanti e fluidità parametrica.
Fissato un punto (il Logos al centro emanante i principi), riuscire ad esprimere le trasformazioni nell’ordine delle simmetrie radiali, garantendo quella costanza del fondamentale. Fondamentale, che alla prova d’ogni vicissitudine storico-geografica saprà rimanere fedele a se stesso e, di conseguenza, al sacro.

Per non concludere…
L’indagine non garantisce necessariamente un diritto (o un obbligo) solutivo, bensì la semplice esistenza di una ricerca compartecipata nella finalità dell’autentica riflessione. Sarebbe folle pensare il contrario.
Tuttavia, la riflessione se assunta nel senso delle scienze fisiche può cercare reciprocità tra fenomeno riflessivo e fenomeno dell’assorbimento. Il primo convoglia la luce del trascendente, la trasmette, la comunica (Logos) e la racconta in forma comprensibile… quindi assorbibile.  Il secondo fenomeno è quello della fede, che assimila la luminosità e (almeno in un primo momento) la trattiene.
Nei mutamenti sociali, nell’ordine delle simmetrie radiali, diventa importante la contemporaneità tra futuro storico e verità dell’intimità individuale nel rapporto col Logos.

Antonio Dentice d’Accadia


Antonio Dentice d'Accadia (Caserta, 25 Luglio 1983) è un saggista, conferenziere ed il principale biografo e studioso dell'economista Giuseppe Palomba. E' autore di opere di filosofia economica, di metafisica, di sociologia e di indagine alla poetica nel rapporto tra Weltanschauung e Vision. Ha scritto anche articoli sull'arte figurativa e collabora in ricerche storiche.

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